Ientaculum

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Appena uscii dal bagno mi diressi verso la cucina che era ancora governata dal buio dell'imprevedibile mattina. Mi avvicinai quindi alla finestra per vedere oltre e notai, osservando bene, che dietro a quel vasto orizzonte, dietro le montagne delle quali si poteva vedere solo la sagoma, si scorgeva una piccola luce di sfumatura arancione che tendeva verso il rosso ma anche il rosa allo stesso tempo. Era uno di quei crepuscoli primaverili che si vedevano in quell'epoca, era però mutato dal vetro della finestra. Una piantagione di arance. Un'arancia viene colta da un contadino e spremuta fino a farne uscire anche l'ultima goccia di succo. OGM.

Intanto sotto vedevo poche macchine che attraversavano la via davanti a casa mia a velocità moderata. Pensai subito alle molte persone che dovevano svegliarsi prestissimo la mattina per andare ad un lavoro che probabilmente neanche gradivano. Io però mi lamentavo spesso e volentieri di prendere il Pullman (che neanche guidavo) per andare a scuola. Un uomo in un ufficio che scrive al computer con una risma gigantesca di fogli accanto ed una stampante guasta.

 Mi piaceva particolarmente vedere il crepuscolo perché spesso riuscivo a vedere colori inimmaginabili. Era come se le nuvole fossero piene di vernice di colori e che stesse per piovere pioggia colorata. Le guance di un bambino che si arrosano e si riscaldano, per il caldo

Mi rivolsi di nuovo verso la cucina e pensai che fosse il momento di fare colazione. Non conoscevo molte persone che facevano colazione la mattina prima di andare a scuola, ma a me piaceva, perché mi faceva sentire integro e sveglio durante tutta la giornata. Arrivai quindi dinnanzi al frigorifero, lo aprii, e subito mi arrivò nel corpo una sensazione gelida che mi raffreddò la pelle per un paio di secondi. Un orso polare che protegge il suo cucciolo dal cadere in acqua. Vidi subito il cartone rosso e bianco di latte e lo presi con la mano destra allungando il braccio. Un tunnel attraverso le quali passano le macchine immerse da un buio pesto.

 Sulla superficie del cartone di latte scorrevano piccole goccioline d'acqua che al mio contatto tremarono ed alcune scivolarono lungo la liscia superficie. Una pioggia instancabile, voluminose gocce d'acqua che cadono violentemente sulla superficie delle foglie degli alberi. Allungai la mia manica per asciugare le gocce ed intanto una folata di vento sbatté contro il vetro della finestra. Sentivo che il vento era come un ariete che provava insistentemente ad abbattere il portone di un castello. Mentre tenevo con la mano destra il cartone di latte, con la mano sinistra presi una tazza. Posai poi entrambi sulla liscia superficie del tavolo in cucina.

 Aprii poi la credenza della cucina scoprendo la scatola di cereali. Presi i cereali e subito con la mano destra presi da dentro la confezione di plastica che li conteneva. Ormai rimaneva poco nella confezione e quindi si riusciva a vedere in fondo ad essa una specie di polvere, formatasi dalla scomposizione dei singoli cereali. Un vasto deserto al centro del quale c'era un laghetto, e dentro ad esso vi era un uomo che si faceva il bagno. Ad un certo punto iniziano a piovere salvagenti circolari di diversi colori che colpiscono l'uomo in testa.

Presi quindi quel poco che mancava e attraverso un buco nella confezione condussi i cereali dentro la bianca larga tazza. Intanto anche le briciole cadevano. Il cartone di latte che si trovava posto vicino la tazza si trasformò in una catapulta di legno che prendeva i cereali e le lanciava come fossero rocce. Presi in mano la catapulta, che tornò alla sua forma normale, e versai il latte sopra la tazza. Pensai subito al fatto che molte persone mettono prima il latte e poi i cereali, ma non ricordavo per quale motivo sostenevano che quella procedura fosse la corretta. Non ricordo neanche se ero io quello strano o erano gli altri.

 Mentre versavo il latte vedevo che i cereali si innalzavano come macchine in un'alluvione e la mia pioggia mentale subito diventò più intensa. Presi quindi un cucchiaio, mi sedetti ed iniziò la mia colazione.

 Appena mi sedetti e masticai i primi cereali la mia mente venne precipitevolissimevolmente sopraffatta da pensieri di qualsiasi tipo. Era come se stessi seduto su quella sedia da ore, a riflettere su me stesso, sulla mia vita e su come volevo viverla. Quella mattina, come tutte le mattine, l'ultima cosa alla cui pensai, fu a finire di mangiare per andare a scuola. Ma i miei pensieri scorrevano nella mia mente così veloci e lesti, che facevo fatica a soffermarmi su una sola cosa per più di tre secondi. Presto la mia mente diventò un ballo in cui i pensieri si scambiavano, intrecciavano e muovevano in modo irregolare e disomogeneo. 

Passai dal pensare al fatto che alcune mucche producevano più vacche altre, al pensare a come il mio carattere poteva apparire alle altre persone.

Ero una persona abbastanza scontrosa e molti mi definivano addirittura odioso. Io mi comportavo e cambiavo il mio carattere in base a quale persona avevo davanti. Se si trattava di una persona che era gentile con me o che mi stava simpatica mi comportavo in modo gentile e solare. Invece se avevo a che fare con qualcuno che stava sempre sempre tra i piedi, mi dava sempre fastidio o la trovavo una persona veramente insolente o ipocrita, allora si, diventavo odiosissimo. In più io mi consideravo la persona più vendicativa del mondo.  

La mia mente passò anche per gli studi di Antologia che facevamo con il nostro pignolo professore. Pensai a come nel genere fantastico il tema del doppio e dell'umore facilmente mutabile fosse una tema ricorrente, e mi sentii quindi come Dottor Jekyll. 

Quando stavo per finire, guardai il fondo della tazza e vidi che erano rimasti pochissimi cereali che erano bagnati da un latte che era ormai di cioccolata. I cerchietti marroni cominciarono quindi a muoversi in cerchio sul latte come se avessero preso vita improvvisamente. 

Presi la tazza e bevvi ciò che rimaneva senza tralasciare i cereali, come un grande uragano che ingoia tutto ciò che vede. Mi pulii la bocca con la stessa manica di prima e mi alzai da quella sedia sulla quale avevo lasciato impressi tutti i miei pensieri. 

Thoughts RoadWhere stories live. Discover now