Dopo essere uscito quindi dalla cucina, che avevo lasciato infestata dai miei demenziali pensieri, mi diressi di nuovo verso il bagno, per spazzolarmi denti. Tuttavia quando mi trovavo dinnanzi alla soglia che dovevo varcare per entrare in bagno, sbattei bruscamente il mignolo destro contro la porta. Un fuoco intenso che brucia e rade al suolo un campo di cereali portando via con sé la vita di mucche e asini. La visuale si alza e mostra una scala interminabile che si dirige dritta verso il cielo. Scale di marmo bianco. A metà della scalinata si trovavano angeli che suonavano una musica di fanfara, in mezzo a loro è presente Robert Plant che canta una melodia celestiale.
Invece di buttarmi a terra per cercare di placare un po' il dolore che quell'impatto mi aveva provocato, decisi di tirare un profondo sospiro. Sapevo che in quel momento non mi potevo permettere assolutamente di urlare o imprecare, in quanto era praticamente l'unica persona desta a quell'ora.
Riempii quindi i miei polmoni con quell'aria mattutina e il dolore svanì lievemente. Tuttavia sentivo ancora dopo qualche secondo quelle pulsazioni che mi turbavano. Erano come delle martellate che si presentavano ogni secondo, senza sosta. Un martello che rompe uno specchio frammentandolo.
Nonostante il dolore che mi portavo dietro come un terribile fardello, riuscì a raggiungere nuovamente il lavandino. Appoggiai le mani sui duri ma lisci bordi di esso, e per un momento fu come se tutto il mio peso corporeo ne fosse sostenuto. Passarono quindi dieci secondi di silenzio pacifico, che però nascondevano una sensazione di grande irritazione ed angoscia. Durante quei dieci secondi riguardai con più attenzione la mia immagine allo specchio, e notai che era diversa da quella che avevo visto circa dieci minuti prima. Decine di immagini di me stesso che scorrono in pochissimi secondi, ma mostrano la mia graduale crescita. Un cervello che si ingrandisce e pulsazioni lungo le circonvoluzioni.
Capii di essere più sveglio, il che mi sembrava quasi paradossale. La mia situazione psicologica era quasi peggiorata in quei dieci minuti, ma era come se il mio corpo intanto avesse assimilato il brusco intervento della sveglia che mi aveva strappato dalle braccia di Morfeo.
Intanto il dolore era quasi completamente sparito e sospirai profondamente ancora una volta. A quel punto mi accorsi di una cosa un po' strana: Non ricordavo perché ero entrato in bagno e perché mi stavo guardando allo specchio. Distolsi quindi lo sguardo dai miei occhi per puntarli più in basso e finalmente scorgere il mio spazzolino da denti che era intrappolato in una scatoletta di plastica trasparente.
Gerard Way officia la messa esequiale. Accordi suonati con forza in un imponente organo in fondo alla sala. Intanto entrano nella sala quattro uomini di colore vestiti di nero che portano un feretro trasparente ed al suo interno c'è la fatina dei denti. Nella sala tra i presenti si vedono la regina Elisabetta II che fa un sogghigno, Mattia Pascal che guarda sia ad oriente e che a occidente, George Washington che piange amaramente mentre si copre la faccia con le mani, Johan Sebastian Bach che guarda e sente con orrore silenzioso il rumore dell'organo. Intanto da in cima a delle scale poste da parte, spunta un pingue signore con una gialla veste slacciata, aveva una barba folta e non curata.
Mi ricordai quindi quale era il mio obiettivo in quel momento, ovvero quello di spazzolarmi i denti. Non riuscivo a spiegarmi com'è che una tale informazione basica fosse fuggita dalla mia memoria. Era un cosa che succedeva abbastanza spesso però. Se conversavo con una persona e dovevo fargli una domanda, in modo totalmente anomalo, riuscivo a dimenticare le domande che mi ero proposto di porre nella mia mente.
Presi in mano quella scatoletta, e con il pollice della mano destra la aprii come uno scrigno del tesoro, presi il mio spazzolino e richiusi lo scrigno. A quel punto vidi anche il tubetto di dentifricio schiacciato nella sua parte posteriore, che contorceva la sua figura come se stesse soffrendo.
La fatina dei denti si contorce nella sua bara e cerca di uscire colpendola dall'interno ma senza esito. Intanto entra nella stanza una ballerina molto pallida vestita di nero. Balla lungo la sala una danza pietosa che trasmetteva dolore e tristezza. Nella stanza entra tutto sudato e affannato Edgar Degas con un pennello in mano. Nota subito la ballerina a terra e la prende su, portandola fuori dalla stanza.
Presi anche il tubetto e lo scambiai di mano con lo spazzolino. Ora avendo il dentifricio nella mia mano forte, lo stappai e spremetti il tubetto in modo obliquo con il pollice. Uscì quindi dal tubetto una consistenza bianca che aveva lunghe strisce verdi. Feci cadere il dentifricio sullo spazzolino il quale avevo coperto di bianco a metà. Posai il dentifricio sulla piccola vitrea mensola e ancora una volta scambiai di mano lo spazzolino.
Aprii il rubinetto dalla parte dell'acqua fredda, che iniziò subito a buttare litri e litri. Portai lo spazzolino più in basso e feci passare la consistenza bianca che lo copriva, sotto il rubinetto. Il dentifricio si bagnò e una parte di esso venne totalmente travolta dal violento rubinetto. Chiusi il rubinetto e pensai subito a tutto quello che la professoressa di inglese ci diceva sempre, ovvero cercare di usare meno acqua possibile per svolgere alcune azioni come lavare i piatti.
Portai quindi il dentifricio nella mia bocca e iniziai a spazzolarmi i denti. Dopo circa un minuto in cui muovevo lo spazzolino a destra e a sinistra, su e giù, estrassi lo spazzolino dalla mia bocca, e vidi subito che le lunghe strisce verdi presto avevano preso il controllo sul colore di quella consistenza, facendola diventare totalmente verde.
Vedendo Degas uscire dalla stanza, un ragazzo con i capelli spettinati, con un neo sopra la bocca e degli occhiali da sole, bevve un sorso da quella pesante bottiglia di assenzio che teneva in mano. Da sotto c'era un omino piccolo come un pollice che gli colpiva le gambe cercando di convincerlo di non bere più. Il ragazzo distolse lo sguardo dalla porta spalancata e si girò dall'altro lato. C'era una coppia di innamorati che si abbracciava. Apparve dall'alto della stanza un bambino di ali dotato con un arco in mano che lanciò una freccia trafiggendo nella schiena il maschio. A quel punto egli si piegò verso la femmina come per proteggerla, e si baciarono. Dietro a loro si trovava William Shakespeare che scriveva delle cose su un papiro con la penna di un albatro.
Lavai quindi lo spazzolino con l'acqua del rubinetto e lo posai. Intanto abbassai la testa e presi acqua anche con la bocca per sciacquarmi. Alla fine, ogni volta che finivo di spazzolarmi i denti, ed essi erano puliti, vedevo sempre se erano diventati più bianchi di come lo erano prima . Non notavo mai una differenza drastica ma avevo capito che in modo lento e graduale, qualche cambiamento in effetti c'era.
Mi guardai allo specchio e allargai una finta risata che mi fece sentire finalmente sveglio.
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Thoughts Road
RandomUna mia ipotetica giornata raccontata attraverso diversi scenari, pensieri e fantasie che circolano nella mia folle mente. La tecnica di scrittura è basata sul "flusso di coscienza". Vi invito quindi nel folle e bizzarro mondo della mia testa. I pen...