Viaggio SpazioTemporale di Cinque Minuti nel Mondo Nascosto Dentro ad un Armadio

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Uscii di nuovo dal bagno un po' perplesso.

In quel momento però, la mia fragile mente venne invasa questa volta da qualcosa di più complesso.

 Era qualcosa che mi turbava ogni volta, non in modo esagerato, ma spesso la mia mente si annodava intorno a delle elezioni da fare. 

Mentre mi dirigevo di nuovo verso la mia camera da letto, pensavo in modo molto veloce a come avrei dovuto vestirmi per andare a scuola, ed era molto diverso da quando dovevo andare la mattina a camminare. 

Pensai subito al fatto che era lunedì e che quindi non c'era educazione fisica quel giorno. Di conseguenze avrei preferito vestirmi coi jeans, ma quali jeans? Anche se non avevo una vastissima scelta, mi complicavo abbastanza.

Avevo dei jeans neri, blu e grigi, avevo dei pantaloni beige che però mi trasmettevano una sensazione un po' particolare, erano belli, ma non li mettevo molto spesso. Poi avevo anche quei pantaloni verdi militari che assomigliavano a quelli dei Marines 

Avevo uno stile un po' particolare, infatti cercavo sempre di far combinare il meno possibile il colore dei miei vestiti. Solo per occasioni particolari cercavo uno stile più unitario

Per quanto riguardava le magliette e i maglioni, non ero molto limitato in quanto avevo più o meno tutti i colori nel mio armadio. 

Quando ero uscito dalla stanza subito dopo il mio risveglio, avevo spento la luce, perché dopo tutto, sapevo che non sarebbe stata una cosa piacevole per mio fratello essere svegliato durante il sonno. Mi ritrovavo quindi davanti ad una stanza buia come una spelonca. Un uomo con barba e capelli lunghi, ma calvizie sulla fronte, seduto su una scrivania, sotto lume di candela. Scriveva sopra un papiro e la prima parola del suo testo era "Incuriosire".

Arrivato quindi dinnanzi al mio armadio notai che era leggermente aperto da una parte, probabilmente ero stato io a lasciarla così la sera prima. In un isolotto nel mare, vicino alla terra ferma, uno orco verde con le orecchie a trombetta chiude a chiave una gabbia di ferro, all'interno della quale ci sono un mago con una gemma verde splendente come amuleto e un mantello rosso fluttuante che si chiudeva con una spilla d'oro nel collo. Accanto a lui si trovava un uomo con gli occhiali da sole che in mezzo al petto aveva una marchingegno che emetteva una luce celeste. Entrambi stavano insistentemente cercando di uscire, ma ogni loro tentativo sembrava essere in vano.

Nella mia mente cominciarono a disegnarsi linee multicolore parallele tra loro che piano piano iniziano a ruotare, e alcune si intrecciano formando forme e disegni astratti. Prima che io aprissi la porta dell'armadio completamente, notai che ai lati c'erano delle piccolissime insenature circolari che andai a toccare con le mie dita. Pensai subito che potrebbe essere un problema legato alle termiti, e pensai alla possibilità di cambiare quel vecchio parallelepipedo di legno di abete. In quel momento mi sentii come se tutte le mie azioni passate fossero unite da una retta infinita che dovrebbe comprendere le mie azioni future e passate, come se una linea stesse connettendo il "me" del presente con quello del passato e del futuro e poi... Vuoto totale. Sentivo una libertà mentale inenarrabile che rendeva tutti quanti i miei pensieri più fluidi, come se tutto quello con cui avevo avuto a che fare non avesse mai avuto una massa tangibile o immaginabile. 

Scossi il capo molto velocemente e mi concentrai di nuovo sul mio abbigliamento. Aprii quindi la porta del vecchio armadio e alla mia vista ci furono tutti i miei vestiti, appesi ad un tubo metallico che percorreva tutta la larghezza del mobile. Per comodità aprii quindi anche l'altra porta e quindi la mia visione si estese considerabilmente. Osservai quell'immagine variopinta dei vestiti che si toccavano e i colori che si mischiavano. I pantaloni e le tute si trovavano nella parte sinistra dell'armadio. L'abbigliamento superiore invece era messo ordinatamente a destra e nel mezzo vi era uno spazio che divideva le due parti visibilmente. Per me quello spazio era intoccabile e non doveva essere mutato, era molto più forte di me, non riuscivo semplicemente a farne a meno. Era come disegnare una linea nera lungo un foglio di carta con un pennarello indelebile.

Guardai quindi entrambe le parti e sfocai la vista, era una tecnica che utilizzavo per vedere i contrasti cromatici, in questo modo infatti erano più evidenti. Dopo qualche secondo il mio cervello riuscì a selezionare i pantaloni scuri, i quali si nascondevano nel cupo angolo, e la mia felpa bianca anch'essa sull'estremità del mobile. Presi con entrambe entrambe le mani allo stesso tempo i due componenti più importanti, mancavano anche le scarpe, ma per quelle non avevo molte problematiche, in quanto se sceglievo di indossare dei pantaloni scuri, sapevo che il tronco lo avrei coperto sicuramente con qualcosa di contrastante.

Avvicinai i due elementi e li appoggiai vuoti sul letto uno sopra l'altro. Un'uomo davanti ad una sagoma che rappresenta la sua forma perfettamente. La sagoma dopo sparisce lasciando spazio ad una insenatura nello spazio che però mantiene la forma. L'uomo entra nello spazio centrano perfettamente e lo si vede sparire. Subito dopo l'insenatura spaziale viene coperta con una decalcomania che riflette perfettamente l'ambiente circostante. Un vecchio signore che presenziava la scena con una pipa in mano inizia a ridere mentre nei suoi occhi si riflette ancora lo spazio dell'insenatura. Mi piaceva indossare colori contrastanti perché certe volte trasmetteva un effetto accattivante.

Avevo fatto la mia decisione. Procedetti a togliermi il pigiama e cambiarmi nel modo più veloce possibile. Appena rimossi i pantaloni del pigiama, una sensazione freddissima mi fece venire la pelle d'oca. Tremai. Una pista di neve nelle quali corrono a gran velocità dei veicoli alquanto esotici e buffi. Un fungo bianco e rosso guidava un'auto gigantesca blu e rossa che sembrava essere una specie di drago. Dietro di lui un tizio con un cappello rosso e dei baffi marroni aveva in mano un guscio di tartaruga rosso e le sue intenzioni sembravano lanciarlo in avanti. Precipitevolmente presi i jeans con le mani e con un salto riuscii ad entrarci.

Mi ero dimenticato di prendere anche una maglietta da mettere sotto al maglione. Il colore spesso non aveva importanza in quanto se avevo caldo non mi era necessario rimuovere il maglione, la mia soluzione era quella di accorciarmi le maniche o semplicemente spostarle lungo il braccio. Presi quindi una maglietta casuale dal guardaroba e la misi. Mi sembrava un po' un ossimoro d'abbigliamento il fatto che per tutto il resto mi fermavo a scegliere e a rifletterci.

Feci una prima ricerca abbastanza superficiale per trovare le mie scarpe marroni. Non le trovai. Allora decisi di cercare sotto al letto. Vidi che c'era il mio pallone da calcio bianco e nero che tenevo lì da un bel po' di tempo. Un ragazzo con la tuta da calcio, una fascia arancione e dei capelli scompigliati. Correva e saltava dietro ad un pallone lungo la superficie di quel vasto campo da calcio. Raggiunse la palla e tirando riuscì a farla andare in rete.

In quell'istante sentii un legame fortissimo tra me e la mia mente. Questo legame era così forte che mi costrinse a quell'ora, mentre allungavo la vista sotto al mio letto, a dire in un mezzoforte quasi contenuto: "Goooal". Vidi anche che c'era qualcosa che si muoveva ma lasciai correre.

Alla fine riuscii a trovare le scarpe sotto al letto. Erano quasi nascoste. Le presi con la mano sinistra in modo che il pollice e l'indice le univano e le tirai fuori. Mentre le mettevo mi venne ancora una volta un brivido che mi la schiena da cima a fondo.

Allacciai le scarpe seduto sul letto in modo deciso ma quando mi alzai in piedi, mi accorsi che come sempre, non erano abbastanza strette ma non diedi importanza. 

Successivamente alzai le serrande della camera e vidi: Bu- 










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