Discesa all'inferno

857 24 0
                                    

Pov Summer
Sapete cosa significa provare rabbia impulsiva costantemente? E il peggio è quando hai paura di far male alle persone che vuoi bene durante una di quegli attacchi di rabbia così forti che ti annebbia il cervello. Come stava per succedere a mia madre, durante uno dei miei attacchi stavo per ucciderla con un coltello. Ecco perché i miei genitori hanno avuto la brillante idea di chiudermi nell'ospedale psichiatrico "Eco House". Alla fine non gli do tutti i torti. Chi vorrebbe avere in casa propria un pericolo pubblico? Beh, io non lo vorrei.
Ero appena arrivata, eravamo nell'ufficio del dottor Lee. Credo che sia lui il direttore di questo posto.

<<Bene, cercheremo in tutti i modi di aiutarla.>>
Disse il dottore ai miei genitori controllando la mia cartella clinica.

Il dottore alzò la testa su di me e mi osservò per qualche secondo.

<<Signorina Miller saluti i suoi genitori, adesso è il momento di andare.>>

Alzai gli occhi al cielo. Sapevo che i miei genitori lo facevano per me, ma già odio stare qui.
Questo posto è cupo. Appena sono entrata abbiamo attraversato un lungo corridoio con le luci soffuse sul soffitto. Il corridoio era stretto e i muri erano dipinti di un grigio scuro, anche se c'erano delle chiazze bianche, come se fossero state fatte recentemente per coprire qualcosa sotto. Alla fine di quel corridoio, c'era una porta di legno scuro che era l'ufficio del dottor Jason Lee. Un uomo alto, con gli occhi chiari, di un azzurro bellissimo, i capelli scuri come la notte e terribilmente scompigliati. Poteva avere massimo 40 anni.

<<Ti vogliamo bene tesoro.>>
Disse mia madre facendomi un leggero sorriso.

<<Si, come no.>>

Non le permisi di avvicinarsi e seguii il dottore.
Mi portò in una stanza con solo una scrivania color nocciola in un angolo e un armadietto dello stesso colore nel lato opposto ed era completamente bianca, così tanto bianca che stava cominciando a girarmi la testa. Dietro di noi entrò una donna, un infermiera. Era bassa e minuta, con i capelli rossi raccolti in uno chignon molto stretto che gli tirava per sino la fronte. Doveva farle male. Aveva gli occhi blu, che se li fissavo troppo potevano incantarmi per la bellezza, e indossava una divisa da infermiera, bianca, con lo stemma dell'ospedale psichiatrico al lato sinistro del petto. Lo stemma era piccolo e raffigurava una croce fatta con il cotone rosso. Era molto più anziana del dottore, al massimo una cinquantina d'anni.
La donna mi guardò con un espressione seria. Ma non aveva l'aria antipatica, anzi, in un certo senso mi metteva sicurezza.

<<Signorina, lei è l'infermiera Rosy. Lei ti controllerà e ti toglierà ogni tipo di oggetto pericoloso per te e per gli altri che incontrerai.>>

Io annuii semplicemente. Il dottore lasciò la stanza, lasciandomi da sola con la donna di mezza età.

<<Togliti la cintura, bracciali, collane, anelli e elastici.>>
Disse la donna con serietà e rigidezza.

Mi diede le spalle e si avvicinò all'armadietto, tirando fuori una scatola marrone.
Tolsi la cintura nera che portavo in vita, tolsi le collane che avevo al collo, due anelli, l'elastico che avevo usato per legare i miei capelli in una coda.
Guardai la donna che sembrava non mi stesse prestando per niente attenzione. Ma teoricamente lei doveva controllarmi con attenzione per assicurarsi che non nascondessi niente.
Si girò verso di me solo quando avevo già finito di togliere tutto. Allungò una mano per prendere quello che avevo tolto, visto che con l'altra mano teneva ancora la scatola marrone. Gli diedi tutto senza esitare. Lei invece, mi allungò la scatola che presi un po' scettica. Questa donna era strana, non mi aveva guardata in faccia neanche una volta da quando il dottor Lee aveva lasciato la stanza. Sembrava proprio che non volesse essere nemmeno qui.

Dark Heart || Stiles Stilinski/Void StilesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora