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Il servizio catering suona il campanello di casa mia e io faccio entrare tutto lo staff.
Jenny è venuta direttamente a casa mia, dalla scorsa notte, quindi non appena loro iniziano a sistemare noi saliamo al piano di sopra per vestirci e coccolarci un po' nella mia nuova jacuzzi.
Anche se abbiamo soltanto poco tempo a disposizione.
Non appena finiamo mi infilo un semplice tubino lilla in raso che si stringe alle ginocchia, lascia la schiena scoperta e si tiene soltanto con delle bretelle sottili sulle spalle. Lo abbino ad una semplice décolleté con tacco nero.
<<Ehm, Melany? Forse dovresti venire giù>> sento dire da Jenny, nello stesso momento in cui suona il campanello.
Mi spruzzo il profumo e vado al piano di sotto, dove sono appena arrivati gli invitati.
Poco dopo arrivano anche i miei genitori.
<<Buon anniversario, mamma e papà. Quanto mi siete mancati>> grido e vado loro incontro abbracciandoli. Rimangono di sasso non appena vedono tutte quelle persone.
<<Grazie, tesoro, anche tu ci sei mancata molto>>
<<ma.. cos è tutto questo?>> mi chiede mia madre, ricambiando l'abbraccio e poi guardandosi intorno.
<<Sorpresa!!! Ho organizzato un piccolo brunch, allestito nel giardino, in occasione del vostro anniversario>> dico loro indicando di uscire in giardino dove già sono tutti gli altri.
I miei sono senza parole. Direi che la sorpresa è riuscita.
Jenny, che si è cambiata e ora indossa un delizioso vestito rosa (con l'intimo adeguato, vorrei specificare) mi corre incontro <<tesoro forse dovresti dare un'occhiata fuori>> mi avverte a denti stretti, il che mi mette paura.
<<Cosa devo vedere?>> le chiedo, ma il campanello suona di nuovo.
Vado a rispondere. Apro la porta e vengo salutata da un tizio con in mano un gigantesco cestino di cioccolatini. Sussulto scioccata, quando mi accorgo che sono tutti a forma di pene.
<<Ho una consegna speciale per la signora Melany>> annuncia, mentre guarda il tablet che tiene nell'altra mano.
<<Io...>> balbetto incredula, mentre lui mi spinge il cestino tra le mani <<io non li ho ordinati!!>> Abbasso lo sguardo e noto che ci sono sia cioccolatini al latte che al cioccolato bianco, tutti infilati su dei bastoncini.
Scuoto la testa e mi si secca la gola. Il tizio va verso il furgone parcheggiato nel vialetto e ritorna con altri due cestini.
<<Non sono miei..>> gli dico ancora una volta, ma lui è solo il ragazzo delle consegne, perciò si limita a sorridere e se ne va.
<<Santo Dio!>> dice Jenny, accanto a me. <<mantieni la calma>> si volta a guardarmi.
<<Che succede ancora?> le domando, mentre sento mia madre urlare dal giardino.
Sorpasso gli addetti del catering, che sono ancora indaffarati con le preparazioni, e quando esco in giardino, i miei occhi notano la scena e la mia bocca si spalanca davanti a quello spettacolo.
Guardo i tavoli in legno bianco che avevo ordinato, apparecchiati con le tovaglie lilla che ho richiesto.
I vasi di vetro che contengono delle bellissime margherite bianche sono disposti al centro di ogni tavolo, come da mia richiesta.
Se non fosse per il fatto che ci sono dei palloncini enormi, bianchi e rosa a forma di pene. E come se non bastasse, ci sono tantissimi palloncini piccoli gonfiati con l'elio alti più o meno un metro, sempre a forma di pene, ognuno inoltre ha un sorriso sulla cappella. Tutti fluttuanti nel giardino.
<<Oh, mio Dio, oh, mio Dio!>> grido e mi rendo conto che ci sono anche delle cannucce a forma di pene in tutti i bicchieri.
Il tavolo all'angolo, che avevo fatto preparare per la torta ed i regali, è carico di biscotti con sopra piccoli decori sempre a forma di pene.
<<Melany cara, cos'è tutto questo?>> mi domanda mia madre, con un sorriso forzato sul volto.
Mio padre ha in mano un bicchiere e sorseggia il suo cocktail con una cannuccia a forma di pene.
<<Non è stata opera mia. Hanno commesso un errore>> mi guardo intorno, per assicurarmi che mi abbiano sentito tutti. Uno dei camerieri arriva con i peni di cioccolata. Ovviamente, mia madre ne afferra uno, prima ancora di rendersi conto di cosa sia.
Poi ride. Lancio uno sguardo agli invitati, che, a quel punto, stanno tutti ridendo sotto i baffi.
<<Sorpresa!>> urla Jenny <<non ve l'aspettavate, eh?>> cerca di sdrammatizzare.
Una delle migliori amiche di mia madre, si avvicina a me <<La trovo un'idea bellissima, è davvero una cosa liberatoria. Molto divertente.>> ridacchia, mentre prende un sorso del suo drink, succhiando dalla cannuccia a forma di cazzo.
Mi sento del tutto umiliata e sono sul punto di mettermi a singhiozzare nel bel mezzo del giardino. La canzone "Heart Of Glass" inizia a suonarmi in testa a ripetizione e gli occhi mi si riempiono di lacrime. Sto per avere una crisi e non abbiamo nemmeno iniziato a servire le pietanze.
Poi sento qualcuno suonare al cancello laterale e vedo entrare Gabriel seguito da James.

Che diamine ci fa lui qui?

Gabriel in questo momento è il ritratto del diavolo in persona. Indossa un paio di jeans chiari e una camicia di lino bianca con le maniche arrotolate.
Ha il Rolex color oro al polso e degli occhiali da sole squadrati. Un'ombra di barba non rasata da un paio di giorni gli dona un aspetto molto sexy.

Come faccio a pensare una cosa del genere in questo momento?

<<Scusatemi, non voglio rovinarvi i festeggiamenti>> dice, con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
Gli rivolgo uno sguardo e noto che sta scrutando tutti i peni nel giardino, con gli occhi fuori dalle orbite, divertito. Ci metto ben poco a capire che è stato lui. Ovviamente!
<<Sei stato TU!!>> punto il dito contro di lui. Cammina verso di me, voltandosi verso mia madre e le sorride <<Lei deve essere la sorella di Melany>> dice, baciandole la mano.
Lei ricambia il sorriso e getta la testa indietro, con una risata <<Oh, che sciocco.. Sono Grace, la madre di Melany>> lo invita, continuando a sorridergli.
<<Non la chiami proprio per niente, perché te ne vai. Adesso. E... aspetta un attimo.. come facevi a sapere l'indirizzo della mia nuova casa?>>
<<Mel, non essere maleducata con gli ospiti>> mi rimprovera mia madre, mentre mio padre si avvicina e si presenta.
<<Salve, sono Armando, il padre di Melany>>
<<No>> ribatto, scuotendo la testa <<non è per nulla un ospite. È il mio ex capo>> lo guardo <<mi licenzio. Basta. Finito. Sono fuori. Dimenticati la mia faccia. Non la rivedrai mai più.>> sbotto, con le mani sui fianchi. Adesso sono veramente stanca.
<<Tesoro tutto bene?>> mi chiede Jenny, mentre viene in mio soccorso.
<<Si J è tutto ok.. ho solo bisogno che tu vada gentilmente dentro a prendere le chiavi della tua macchina. Il signor Morrison è venuto a prendersi i vestiti>> spiego  mentre lei si precipita dentro casa.
Giro sui tacchi e vado dentro casa anche io, oltrepasso la cucina, diretta in bagno, dove provo a sbattere la porta, ma una scarpa nera la blocca.
<<Sul serio? Cosa vuoi ancora da me?>> lo fisso, e lui alza gli occhiali in cima alla testa. Sbatto le palpebre per scacciare le lacrime che si sono accumulate nei miei occhi e distolgo lo sguardo, così da non farmi vedere da lui <<non ti sei già vendicato abbastanza, oggi?>> alzo le mani in aria <<hai bombardato di peni la mia casa, hai rovinato questa giornata che avevo organizzando anche per l'anniversario dei miei genitori!>>
Lui si appoggia alla porta chiusa e incrocia le braccia sul petto. Il suo profumo riempie la stanza e mi fa sentire improvvisamente molto piccola.
<<Mi hai fatto diventare le palle grandi quanto due cazzo di pompelmi. Credevo fossero sul punto di esplodere>> ribatte.
<<Non è vero. Non sono stata io!>> abbasso lo sguardo sulle mie scarpe e poi lo riporto di nuovo su di lui <<questo, però, questo... è stato davvero troppo.>>
Lui resta per un momento in silenzio e poi mi spiazza dicendo <<Bene allora che ne dici se dichiariamo una tregua?>> continua <<non credo di poter continuare. Sono quasi morto e i miei testicoli stavano per esplodere>>
<<Va bene>> concordo e allungo la mano verso di lui. La sua mano afferra la mia e, nel momento in cui mi tocca, il mio respiro accelera, provo a tirarla via, ma lui la trattiene con una presa ferma.
<<Tregua>> giura, con il pollice che mi accarezza il dorso. Abbasso gli occhi sulle nostre mani, con la sensazione che la stanza si stia rimpicciolendo attorno a noi. Proprio quando sto per appoggiarmi a lui, qualcuno bussa alla porta.
<<Ehi, non vorrei interrompere nulla, ma Gió sta chiedendo di te>>

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