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Gabriel



"Forse, se ogni tanto ti lasciassi un po' andare anche tu, adesso saresti impegnata e non single a quest'età"

Non appena mi sono uscite quelle parole di bocca, avrei voluto ricacciarle indietro.
Non ho avuto nemmeno bisogno di guardarla in faccia, per sapere che l'avevo ferita.
Si è tesa all'improvviso e, per un attimo, ho pensato che non me l'avrebbe fatta passare liscia e mi avrebbe urlato contro.
Cavolo, avrei voluto che l'avesse fatto, perché, invece della sgridata che mi sarei meritato, la sua reazione è stata un milione di volte peggio.
Non penso che potrò mai dimenticarmi quell'espressione ferita sul suo viso, nonostante i suoi tentativi per mascherarla.
Avrei voluto stringerla tra le mie braccia.
Avrei voluto dirle che sì, sono uno stronzo!!
Invece sono rimasto lì a guardarla prendere le sue cose, persino quei cazzo di foglietti promemoria.
Quando mi sono reso conto di quello che stava facendo, ho cercato di allungare una mano verso di lei, ma mi ha scansato e mi ha bloccato, come se si stesse proteggendo da me, prima di voltarsi e correre letteralmente via. E io gliel'ho lasciato fare, cazzo.
Come se la cosa non fosse abbastanza tragica, Emily e, ancora peggio, Nicolas hanno assistito all'intera discussione. Anche se in realtà Emily si è rifiutata di guardarmi e se n'è andata frettolosamente, mentre Nicolas è rimasto lì, in piedi, a scuotere la testa nella mia direzione, deluso <<Questo ci, e soprattutto ti, costerà molto di più di quello che credi, Gabriel>> mi ha lasciato quella perla di saggezza e poi ha girato e se ne è tornato nel suo studio.
"Cazzo, come se non lo sapessi" mormoro, tra i denti, mentre mi dirigo in ufficio, prendo il telefono e cerco di chiamare Melany.
Non mi sorprendo di scoprire che deve avere rifiutato la chiamata, perché si attiva la segreteria telefonica dopo qualche squillo.
<<Porca puttana>> provo subito a chiamarla di nuovo, ma come mi aspettavo si riattiva la segreteria. "Melany, ti prego, richiamami. Voglio scusarmi con te. È stato imperdonabile" dico, prima di finire con una supplica "ti prego, Mel, richiamami e basta". Termino la chiamata e decido di mandarle un messaggio.

Io: "Chiamami appena puoi, per favore"

Mi siedo alla scrivania e fisso il telefono, sperando di vedere quella nuvoletta grigia con i tre puntini che lampeggiano, ma non ve ne è alcun segno.
Non succede proprio niente.
Non ha nemmeno letto il messaggio.
Non so per quanto rimango lì, con gli occhi fissi sul telefono, con la speranza che mi richiami o risponda, ma l'unica novità è James, che entra nel mio studio con fare spavaldo.
<<Ehi, fratello, che ti è successo questa volta?>> si butta sul divano di fronte la scrivania.
<<Ho combinato un casino davvero.. stavolta>> gli confesso, tornando a guardare il telefono.
<<Ah, niente di nuovo, quindi?. Che è successo? Racconta.>>
<<Diciamo che ho detto a Melany che se non fosse sempre così arrabbiata con il mondo e si sciogliesse un po', forse non sarebbe zitella a quest'età>> non faccio nemmeno in tempo a finire di dire le ultime parole, che tira fuori il telefono <<che cazzo stai facendo? Mi stavi ascoltando?>>
<<Controllo la mia agenda per essere sicuro di poter essere presente al tuo funerale>> dice, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia. <<Fanculo, stronzo!!>> è l'unica cosa che riesco a dire, in questo momento <<sai ho avuto un'idea. Sai cosa facciamo? Andiamo prima a riprendere la mia macchina e poi passiamo da lei. Deve per forza rispondere al campanello, no?>> gli domando, mentre camminiamo verso l'ascensore.
Vedo Nicolas uscire dal suo studio e venirmi incontro. Ha le labbra tirate in una smorfia.
Lo blocco, sollevando una mano, prima che possa dirmi qualcosa e dichiaro <<Non ora, Nic, per favore>> e premo il pulsante dell'ascensore.
<<Credo che mi si sia ritirato un po' il pene e quello sguardo assassino di Nicolas che non era nemmeno rivolto a me>> mormora James, alle mie spalle, mentre guardiamo Nicolas voltarsi e andare via <<se fossi in te, eviterei di bere o mangiare qualcosa che chiunque, specialmente una donna, ti offre>> mi consiglia, mentre mi segue in ascensore.

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