GabrielSiamo al piano di sopra, in piedi vicino al nostro tavolo e guardiamo in basso, alle quattro donne che stanno ballando, osservandole attentamente.
Quello di cui non si rendono conto è che stanno attirando l'attenzione; un sacco di attenzione.
Dave è accanto a me, con le braccia incrociate sul petto e gli occhi praticamente ridotti a due fessure. Edward è in piedi accanto a lui, che ringhia ogni dieci secondi e non mi sorprenderei se iniziasse a uscirgli del fumo dalle orecchie.
L'unico calmo al riguardo è Nicolas, che è appoggiato alla ringhiera e ci fissa <<Che scemi>>
Ci giriamo tutti, per freddarlo con un'occhiata.
Dave si sporge in avanti <<Amico, ti dispiacerebbe spiegare cosa stai facendo con Katia?>> domanda, girandosi verso Edward.
<<Niente di che. Lei è già mia!>> sorseggia dell'acqua <<sta solo combattendo l'inevitabile contro se stessa>>
<<Ti ha già lasciato una volta. Cosa ti fa pensare che non succederà di nuovo?>> gli domanda Dave.
<<L'ho ammanettata al letto per tre giorni di fila>> sorride al ricordo <<e l'ho sfidata a farlo di nuovo>>
<<Lo sai che si tratta di rapimento, vero?>> Dave fa un gran sorriso.
<<Lasceresti che tua moglie se ne andasse?>> gli chiede Edward, sapendo benissimo che non accetterebbe mai che Dafne si allontanasse nemmeno per un paio d'ore <<se salisse su un aereo e sparisse Dio solo sa dove?>>
<<Spero che tu abbia almeno usato delle manette comode>> Dave scoppia a ridere, mentre rivolge un'occhiata in basso, alla sua donna.
<<Certo che si>> afferma Edward <<ora però torno giù, perché le ho dato già abbastanza spazio>> scende le scale e va in pista, diretto verso di lei.
Si muove proprio dietro le sue spalle, con le mani che si posano sui suoi fianchi e la attira più vicina a sé. Lei rimane ferma, finché lui non le sussurra qualcosa nell'orecchio, poi le braccia di Katia si muovono lungo il suo petto e attorno al suo collo.
<<Gabriel>> mi giro, e vedo Sophia salire le scale <<ti ho cercato dappertutto>> mi bacia sulla guancia e si aggrappa al mio braccio.
<<Sono stato qui sopra tutta la sera>> guardo in basso, sulla pista. Le ragazze stanno ancora ballando, ma Edward se ne è andato via con Katia. <<Non è meraviglioso? Ce l'abbiamo fatta, è stato un grande successo>> affonda gli artigli nel mio braccio, mentre io cerco di togliermela di dosso.
<<potremmo governare il mondo, dentro e fuori dal letto>> miagola, facendo le fusa <<non lo credi anche tu?>>
Scuoto la testa per la sua audacia e soffio un'altra risata infastidita, mentre me la stacco dal braccio con una mossa ferma <<Sophi, non accadrà mai. Mai più, per lo meno!>> abbasso lo sguardo e mi accorgo che Melany si sta dirigendo al bar.
Mi allontano da Sophia e scendo le scale, avanzando in direzione del bar, parlando con diverse persone e ringraziandole per essere venute.
Vedo entrare James e Jennifer <<Questo posto è fantastico>> James si guarda intorno <<i miei migliori auguri, fratello>> mi stringe la mano.
<<Non ti sei nemmeno abbottonato la camicia per bene>> gli faccio notare. Jenny scrolla le spalle. <<Non resisto se si veste come un tizio sulla copertina di Gucci. Dov'è Melany?>> guarda dietro di me <<oh, cazzo. Ma quelli sono Gió e la sua nuova amichetta?>> dice, occhieggiando verso il bar.
Non aspetto che dica altro, mi giro e vado verso Gió e Melany, e vedo che lei sta cercando di andare via, mentre lui la ferma, trattenendola per un braccio.
Il sangue mi ribolle nelle vene e ho le mani chiuse a pugno lungo i fianchi <<Toglile quella cazzo di mano di dosso, prima che ti spezzi tutte le ossa, dito per dito>> gli ringhio ad alta voce e con tono arrabbiato, portando le persone attorno a noi a girarsi e guardarci. Melany strattona il braccio e si allontana, poi guarda Carola e le dice <<Buona fortuna, Carola. Com'è che si dice? Chi tradisce una volta, tradisce per sempre>> poi si gira e si fa strada tra la folla, verso il bagno.
<<Lo so che la stai solamente prendendo in giro>> afferma Gió, mentre fa qualche passo verso di me, per fronteggiarmi.
<<Sapevo che eri uno stupido. Solo non sapevo che fossi anche un cazzo di idiota>> faccio scorrere lo sguardo da lui alla ragazza, che gli sta tenendo una mano tra le sue <<e non solo hai perso un valore inestimabile, ma ti sei anche preso l'imitazione più economica presente sul mercato>> mi volto verso Carola <<volevo vedere se ti ricordavi di me, Carola, ma a quanto pare no. Ma sono certo che ti ricordi di Chuck>> il suo volto sbianca nel momento in cui le faccio il nome del mio caro amico <<sai? È qui in giro da qualche parte e sta bene adesso. Dopo che lo hai allontanato dalla sua casa e dai suoi affetti a suon di scopate. Hai fatto in modo che perdesse tutto, e per cosa?>> le ringhio contro e poi torno a guardare Gió <<se pensi di essere il primo medico a cui fa da assistente, che si è scopata, ti sbagli di grosso. Sei solo il tizio dell'anno, uno fra i tanti>> le lancio un'occhiata, piena di disgusto <<anzi, stai attento, scommetto che si sta già scopando qualcun altro. Dopotutto, il gioco per lei è finito. Ha rinunciato a tutto. Il brivido lungo la schiena ormai le è passato>> passo in rassegna la stanza, con gli occhi puntati verso l'ultimo posto dove ho visto Melany <<un'ultima cosa, ti avverto che tiene un secondo telefono nascosto. Chuck glielo ha trovato nel cassetto degli assorbenti>>
Lascio quel cretino con quel brandello di informazioni e mi dirigo al bagno. Aspetto fuori per un paio di minuti, o forse un paio di secondi, prima di bussare alla porta <<Adesso entro Mel>> urlo, aprendo la porta e facendo un cenno di saluto con la testa alla ragazza che sta consegnando gli asciugamani di carta.
Melany è al lavandino, che si lava le mani.
<<Ho bisogno di parlarti>> le dico, mentre lei mi guarda attraverso lo specchio, con la bocca spalancata. Si scuote l'acqua dalle mani e poi prende un asciugamano dall'inserviente.
<<Non adesso. Non sono dell'umore adatto per parlare>> si asciuga, butta la carta nella spazzatura ed esce. Oltrepassa la porta e io scatto in azione.
Le afferro una mano e la trascino dall'altra parte del locale, verso uno dei tanti uffici.
<<Gab, sul serio>> dice, mentre sento i suoi tacchi picchiettare sul pavimento dietro di me.
Apro la porta dell'ufficio, che ho usato in passato per discutere i progetti del piano, poi chiudo la porta dietro di me e faccio scattare la serratura.
Attraversa la stanza e raggiunge la finestra che dà sull'intero dipartimento <<ripeto, non sono dell'umore adatto, Gab>> la fisso <<davvero, ho soltanto bisogno di andare a casa in questo momento>>
Cammino verso la finestra e mi fermo accanto a lei, mentre guarda fuori. Intravedo Gió e Carola intenti a litigare, proprio dove li ho lasciati <<La chiamiamo Carola la Troia nel mio circolo di amici. Uno dei miei migliori amici, Chuck, sposato con una donna fantastica, padre di un magnifico bambino. Lei era la sua assistente a lavoro>> vedo che si volta a guardarmi, così mi giro verso di lei <<è un fottuto idiota>>
<<Ormai, non importa>> scrolla le spalle <<sul serio, non importa. Se non fosse stata Carola, sarebbe stata qualcun'altra. Chissà?
E poi con te?>> scoppia a ridere <<dai sul serio, guardami, sono completamente fuori posto, fuori dalla tua portata. Non sono fatta per tutto questo>> indica tutto ciò che ci circonda <<questo è il tuo di mondo. Quella rossa è il tuo mondo>> ride senza ironia e si gira per andarsene <<anzi sai cosa credo? Credo che tu abbia sempre avuto ragione, sin dall'inizio. La tua politica in ufficio è stata una buona idea, dopotutto>> si appresta ad allontanarsi, quando la mia mano scatta per incontrare la sua e le mie dita stringono le sue. Abbiamo entrambi gli occhi fissi sulle nostre mani, ma lei si ritira gentilmente <<ti prego Gab, non posso farlo>>
<<Hai finito, adesso?>> le chiedo <<io sarò sicuramente tante cose, Melany, ma non sono un bugiardo o un cazzo di traditore. E cazzo, voglio te>> azzero la distanza tra noi e faccio scorrere le nocche delle dita dalla spalla al gomito << soltanto te. Mi fai impazzire e mi tieni sempre testa, sempre sulla corda. Mi fai desiderare tutto e io sono uno che non ha mai desiderato niente come sto desiderando te. Tutto quello che voglio sei tu. Voglio te e tutto quello che ne comporta. Voglio cenare a tavola con te. Voglio le nostre risate. Voglio le chiacchiere con i tuoi genitori. Cazzo, voglio persino che Jenny mi chiami Stronzo; non tutte le volte, però>> ridacchio, quando la vedo sorridere <<voglio altre domeniche come quella che abbiamo avuto, quando ci siamo svegliati insieme>> la attiro a me, mentre le allaccio le braccia intorno al corpo e poso un bacio nel punto in cui la sua spalla incontra il collo.
Sento il brivido che la attraversa in risposta <<Gabriel>> sussurra, con il petto che si abbassa e si alza, nervosamente <<però mi dispiacerebbe davvero tanto doverti tagliare l'uccello>> dice, con tono calmo <<ma lo farò. E se non dovesse funzionare, sarà Jennifer a portare avanti l'opera>>
La spingo contro la porta, impossessandomi della sua bocca prima che possa dire altro. Il bisogno di sentire il suo sapore è più potente del bisogno di respirare. La mia bocca divora la sua e lei risponde al bacio con la stessa urgenza. Le nostre lingue si intrecciano e quando la sua mano va dritta alla mia cintura, la mia va dritta al suo culo. Mi stacco dalla sua bocca e le faccio scorrere le labbra lungo il collo, fino alla scollatura vertiginosa sul suo petto. Scosto la stoffa dal seno e mi piego per poter prendere un capezzolo in bocca. Lo succhio con forza e la sua testa si abbandona contro la porta, mentre le mani interrompono l'assalto alla mia cintura <<Oh Dio Gab>> geme, mentre solleva una gamba per avvolgerla al mio fianco; la sostengo con una mano, che poi vaga verso l'alto e si immerge nello spacco sulla coscia. Faccio scivolare le dita verso l'alto, fino a chiuderle a coppa il sedere <<Sarà meglio che tu stia indossando le mutandine>> la avverto, prima di morderle piano un capezzolo. Lascio andare la sua gamba e mi accuccio di fronte a lei, con entrambe le mani che vagano, verso l'alto, sul retro delle sue cosce, fino a raggiungere il culo.
<<Ops, che sbadata, devo averle dimenticate>> il suo respiro diventa un po' più affannoso, quando le mie mani le strizzano i glutei.
<<Cazzo, si>> sibilo, rendendomi conto del fatto che non ha indossato nulla sotto quel vestito sexy da morire, per tutta la serata. Mi alzo, proprio mentre solleva una mano verso il collo, si slaccia la parte superiore e, in un unico fruscio, la stoffa le scivola dal corpo, finché lei non rimane lì, di fronte a me, gloriosamente nuda, tranne che per le scarpe nere.
Si avvolge i seni con le mani e mi domanda <<Dimmi che sei pronto per mandare all'aria la stronzata del "non scopo dove lavoro"?>> chiude gli occhi, mentre si pizzica i capezzoli tra le dita.
In questo momento venderei l'anima per toccarla.
La sua lingua guizza fuori dalle labbra e se le morde e una mano scivola verso il basso, lungo il suo corpo, e si seppellisce dentro di lei.
<<Mel non ti mordere le labbra, sai che effetto mi fa!>> ho le mani nei suoi capelli e ne tiro le ciocche, mentre il mio uccello scatta contro la stoffa dei pantaloni, come a chiedere perché non sia ancora piantato dentro di lei.
<<Dimmi che lo farai per me? Per noi?>> mi chiede. <<Qualsiasi cosa>> le dico e poi appoggio la fronte sulla sua <<qualsiasi cosa per te>> mormoro, sapendo che le darei il mondo, se potessi.
<<Bene, do le dimissioni>> sorride <<ora però, che ne dici di farmi vedere quanto ti sono mancata?>>
Mi abbasso i pantaloni a metà coscia e metto una mano in tasca per prendere un preservativo dal portafoglio. Me lo infilo in fretta, ma mi sembra di metterci comunque sempre troppo tempo rispetto a quello che vorrei. La sollevo tra le braccia.
<<Mi dispiace, ma sarà una cosa veloce. Ho aspettato troppo tempo>> le dico, mentre immergo l'uccello dentro di lei e inizio a scoparla, a fondo e con urgenza, contro la porta chiusa.
Non è necessario parlare, perché i nostri corpi, pieni di reciproco desiderio, lo fanno per noi. Affondo in lei ripetutamente, finché la sua fica non si serra su di me e lei grida il mio nome. Mi muovo bruscamente, andando sempre più a fondo e poi mi pianto in lei e la seguo, perdendo il controllo nell'orgasmo. Mi ha avvolto le braccia attorno al collo e le gambe intorno la vita. Ho la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre riprendo fiato <<Dimmi che verrai a casa con me questa sera>>
Ridacchia <<Posso dire di no?>>
<<Provaci, ti sfido>> la provoco, proprio prima di sentire qualcuno bussare alla porta.
<<Gab, sei lì dentro?>> urla una voce stridula, dall'altra parte.
<<Maledetta Sophia>> borbotto.
Rimetto Melany sul pavimento, dove raccoglie il vestito e ci scivola dentro, per poi allacciarselo dietro al collo. Mi occupo del preservativo e mi riallaccio i pantaloni, poi le deposito un bacio sulle labbra, prima che la porta si apra di scatto e Sophia entri nella nostra visuale.
<<Ehi, forse la porta si era incastrata. Sophia, questa è la mia ragazza, Melany>> allungo un braccio e la attiro a me <<Melany, lei è Sophia, la proprietaria di questo edificio>>
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Doctor G.
Chick-LitMelany: Cambiare città a causa del mio lavoro era tra le ultime cose che potessi immaginare. Per non parlare dei nuovi colleghi. Uno in particolare! Stronzo arrogante e presuntuoso, la mia vita professionale si è trasformata in un inferno! Eppure su...