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Melany



Si è presentato qui come se fosse appena usciti da una cazzo di pubblicità di moda per uomo.
I jeans scuri che indossa gli stanno perfettamente e gli abbracciano la figura nei punti giusti; e gli fanno il pacco enorme. Okay, è vero. È messo decisamente bene, ma, cazzo, quei jeans lo mettono in evidenza. La maglia a maniche lunghe con i bottoni sul collo che indossa gli aderisce al petto, alle spalle e alle braccia, mettendogli in risalto i muscoli, fino alla vita snella; l'orlo è infilato dentro ai pantaloni, in un modo che è chiaramente il suo stile. Con la giacca di pelle nera, sembra l'abbigliamento di qualcuno pronto a montare in sella a una moto, invece che guidare un Audi.
Poi si è messo a fare l'amicone di Jennifer, con quelle stronzate sul "bisogno che ho di rilassarmi".
E per finire, la crème de la crème, mi ha strusciato l'uccello addosso, mentre ero piegata. Giuro che ero sul punto di alzarmi in punta di piedi, e lasciare che mi scopasse. È da domenica che mi masturbo ogni singola notte, pensando a lui.
Vuole che dia le dimissioni. Be', col cazzo!
Gli farò pentire di avere stabilito quella stupida regola, anche se questo significa farmi venire un'eccitazione continua, o un erezione o non so cosa.
Ed eccomi qui, dopo due ore di intenso ed eccitante lavoro, nella mia camera che cerco di studiare un abbigliamento provocatorio. Afferro un paio di leggings in pelle nera, perché, cosa si modella su un corpo femminile meglio dei leggings? Li abbino a un maglione nero che mi lascia una spalla scoperta e mi arriva proprio sopra alla vita, facendo intravedere appena lo stomaco, ma non troppo. Sotto, indosso un reggiseno nero di pizzo, dello stesso colore del maglione. È una tenuta molto casual, ma allo stesso tempo anche sexy o, perlomeno, è quello che spero.
Una volta usciti di casa mando velocemente un messaggio a Jenny, un attimo prima di salire in macchina.

Io: "Spero tu ti senta davvero meglio e non mi abbia mentito, altrimenti altro che Lista Nera, anche peggio!"

Mi risponde subito.
Jenny: "Sono Jamie, sono qui con lei. Mi prenderò cura di lei come non mai, puoi stare tranquilla"

Guardo il telefono, confusa.
Io: "Meno male, adesso sono più tranquilla"
Io: "Sono a cena con Gabriel. Dille di mandarmi un messaggio, più tardi"

Jamie: "Ah, quindi finalmente sta superando quella stronzata del "non scopo dove lavoro?"

Io: "Non credo proprio!" gli rispondo e poi la butto lì "Conosci qualcuno che sta assumendo personale nel nostro settore?"

Jamie: "Potresti sempre essere la mia nuova collaboratrice nel nuovo edificio e quindi lavorare per me. Di certo, non verrò a letto con te"

Io: "Che simpaticone. Okay, be', se senti davvero qualcosa in giro, fammi sapere"

Jamie: "Non sto scherzando, sono serio. Mi serve una collaboratrice e ho sentito dire che tu sei la migliore. Pensaci e poi fammi sapere. In questo modo, di sicuro a Gab non si gonfieranno di nuovo le palle. E comunque, non ti chiederei mai di andarmi a prendere da bere o da mangiare"

<<Che ne dici? Pensi di scendere?>> osserva Gabriel. Non mi sono nemmeno accorta della strada fatta.
<<Si certo, scusami>> mentre scendo dall'auto vedo Gabriel che mi scruta dal basso verso l'alto, con gli occhi che si soffermano sulla spallina del reggiseno di pizzo. Gli rivolgo un sorriso aperto, mentre vedo che si sistema l'uccello con discrezione.
Uno a zero per me.
Non appena alzo lo sguardo mi accorgo della bellezza di questo posto. Mi aspettavo di andare in un semplice ristorante invece quello che mi trovo davanti è un enorme villa con tanto di piscina. Camminiamo lungo il vialetto accostato da tante candele che lo illuminano. Mi accorgo che non c'è nessun'altra macchina oltre la nostra.
Siamo gli unici ad essere qui <<Dove siamo?>> gli chiedo guardandomi intorno <<credevo stessimo andando a cena>>
<<Si stiamo andando a cena, ma volevo avere un momento tutto nostro, ho le chiavi di questo posto. Vengo qui da quando ero bambino e il proprietario mi ha dato le chiavi quando ho compiuto diciotto anni. Ho chiamato Andrea per fargli sapere che stavamo arrivando, perciò ne è al corrente.
Per questa sera sarà tutto nostro>>
Entriamo nell'atrio della villa e Gabriel accende le luci. Cammino lungo la parete, mentre Gabriel si piega dietro un bancone, per prendere delle chiavi da un cassetto. Cammina verso un'enorme salotto e poi apre una seconda <<Seguimi>> mi dice e così faccio. Entriamo in un'altra un'enorme stanza con un alto soffitto e un parquet in legno. Un tavolo al centro ci sta aspettando. Ci sono fuori ovunque.
Gabriel mi porge una mano.
<<Penso di essere in grado di arrivare al tavolo da sola, Gab>> lo stuzzico.
Ci sediamo uno di fronte all'altro, mi chino un po' in avanti, sposto la spalla e la maglietta mi scivola sulla pelle, facendogli intravedere parte della spallina di pizzo del reggiseno. Sono perfettamente conscia che l'abbia visto, perché si lascia sfuggire un gemito ad alta voce. Gli sorrido, con aria innocente.
<<Ops! Scusami>> mentre mi tiro su la maglia.
Ci godiamo la cena parlando di tutto e di niente, tranne di quello che è successo a lavoro e poco prima di finire il nostro vino vedo Gabriel fare un gesto a qualcuno che subito sento arrivare dietro le mie spalle. È una donna e porta con se uno strumento musicale in mano. La donna si sistema su uno sgabello e comincia a suonare una musica romantica. Gli ci vogliono un paio di minuti prima di alzarsi e porgermi la mano, così ci spostiamo di qualche metro.
<<Credevo avessi detto di non saper ballare>> dico.
<<Non di non saper, ma che non amo molto farlo però quando sono con te.. non so, riesci a farmi superare tutti i limiti>> risponde mentre inizia a poggiare una mano dietro la mia schiena.
<<Ha tanti talenti signor Morrison, mi stupisce>> commento, prendendolo un po' in giro e mi stringe più vicino a se.
<<Balla con me, Melany>> mi invita.
Gli afferro una mano e appoggio l'altra sulla sua spalla, sono completamente aggrappata a lui. Nonostante tutto il vino che ho bevuto cerco di non barcollare, mentre lui si dimena di qua e di là.
<<Reggiti a me Mel e segui i miei passi>> mi istruisce. Appoggio la testa sulla sua spalla, mentre la mano stringe quella di Gabriel in una presa quasi mortale per paura che questo momento finisca troppo presto.
<<Scusami se ogni tanto ti pesto un piede.. ma la mia testa inizia a girare! Scusami non è per niente divertente>> dico seria, concentrandomi per non cadere a terra.
<<Niente di tutto questo è divertente>> dice.
<<Quante donne conosci?>> dico indicando la donna che sta suonando per noi, cercando di non mostrare del tutto la mia gelosia.
<<Non immagini nemmeno quante..>>
Gli lancio uno sguardo assassino <<Ok, direi che per stasera può bastare!!>> gli dico, staccandomi da lui mentre cerco qualcosa su cui appoggiarmi per paura di cadere. Lo guardo continuare a ballare da solo come se avesse ancora qualcuno tra le braccia, mi sorride e io capisco che mi sta prendendo in giro. Viene da ridere anche a me ma cerco di nascondere il mio sorriso.
Quando usciamo dalla villa, rivolgo un'occhiata a Gabriel, al di sopra della sua testa, e lo colgo con un sorrisetto sul volto <<Spero tu ti sia divertita questa sera Mel>> dice mentre ci avviciniamo alla macchina. Osservo Gabriel aprirmi la portiera e poi porgermi la mano, per farmi salire senza cadere come l'ultima volta in taxi.
Sale sul sedile del conducente e rimango scioccata, perché sembrano gesti che compiamo da una vita.
Sistema lo specchietto, così da poter guardare meglio la strada, e quando finalmente arriviamo di fronte casa di Jenny sono le dodici passate.
<<È stata una magnifica serata Mel, grazie..>>
<<No, invece sono io a ringraziare te. Non eri obbligato a farlo>>
<<Bene, adesso però mi sa che vado..>> mi dice con lo guardo fermo davanti alla porta d'ingresso.
Mi avvicino di un paio di passi, e quando finalmente mi trovo di fronte a lui, mi sollevo sulle punte dei piedi e gli poggio le labbra sulla mascella per dargli un bacio <<eri molto sexy quando ballavi>> gli sussurro, premendo il mio petto al suo e osservando il suo pomo d'Adamo muoversi su e giù, mentre deglutisce <<davvero, molto sexy>> gli deposito un altro bacio sulla mascella.
<<Dimmi che non verrai più a lavorare per me, ti prego!>> la sua voce è sul punto di incrinarsi.
<<Non puoi chiedermi questo>> gli sorrido <<sai quanto amo il mio lavoro, sono la migliore e lo sai..>> lo abbraccio e mi stringo ancora di più contro di lui, che ora ha l'uccello all'altezza del mio stomaco.
<<Okay, adesso devo proprio andare>> sembra essere insicuro sul da farsi. Lo lascio andare, osservandolo mentre gira la maniglia della porta <<però pensaci, vorrei davvero tanto che tu dessi le dimissioni>> dice, prima di girarsi per andare.
<<E io invece vorrei tanto che tu passassi sopra a quella stupida regola..>> tengo la porta aperta, con la mano appoggiata allo stipite <<così, potrei farti vedere che non sto indossando la biancheria intima>> lo provoco, gli occhi fissi su di lui mentre si gira di scatto e spalanca la bocca, proprio un attimo prima di chiudere la porta e collassare contro di essa. Jenny scende con il telefono in mano.
<<Spero tu ti sia divertita questa sera tesoro. Su.. raccontami>> mi abbraccia e poi scatta sulla poltrona proprio quando il mio telefono squilla. È Gabriel, mi ha già mandato un messaggio.

Gabriel: "Stavi scherzando spero?!"

Io: "No, affatto! Ero serissima! Perché dovrei scherzare sulla biancheria intima?"

Gabriel: "E se ti licenziassi io?"

Io: "Non ci pensare nemmeno!!"

Non ricevo nessuna risposta, così mi dirigo verso Jennifer <<Puoi dire a Jamie di chiamarmi domani dopo le nove, per discutere sulla sua proposta di lavoro>>
<<Spero che la proposta non riguardi anche il sesso>> scherza.
<<Che medicine hai preso? Ti sei drogata?>>
<<No. Forse. Sì. Sto davvero male. Stavo scherzando comunque>> puntualizza.
<<Tranquilla, non me la sono presa>>
<<Mi ha detto che a prescindere il lavoro è tuo e di chiederti quando vuoi iniziare>>
<<Puoi dirgli anche lunedì stesso?>>
<<Dice che devo fare sesso con lui prima. Si sta prendendo cura di me attraverso la sensualità. Vorrebbe un pompino in cambio>>
<<Con questa infezione che hai? Direi che non sia il massimo. Se la potrebbe prendere!!>>
<<Sul cazzo?>>
<<No, cretina, in gola. Comunque penso di andare a dormire, per qualsiasi cosa svegliami>>
Mi sdraio sul letto e comincio a pensare a come organizzare le cose. Fidarsi ciecamente e cambiare lavoro, così da poter fare sesso. Un sesso davvero davvero fantastico; sesso magnifico, il sesso migliore che abbia mai fatto. Sì, decisione presa. Ora devo solo far passare questa settimana e l'inaugurazione del nuovo dipartimento e saremo in dirittura d'arrivo.

I giorni successivi scorrono più in fretta di quello che avevo pensato. Ho già parlato della questione con Emma, ha detto che le dispiace vedermi andare via, ma è felice che Gabriel sia finalmente di umore migliore. Sembra che le palle blu non gli stiano molto bene. D'altronde, io non ho aiutato affatto, visto che per tutta la settimana mi sono presentata al lavoro indossando vestiti aderenti.
Un giorno a pranzo gli ho lasciato le mie mutandine nel cassetto del suo ufficio. L'ho guardato aprirlo e tirarle fuori mentre mi fissava. Gli ho sorriso e l'ho salutato con la mano. Lui si è alzato in piedi e ha chiuso le tende. Posso solo immaginare cos'abbia fatto, ma non credo che mi ridarà le mutandine. Poi c'è stato un giorno in cui mi si è accidentalmente aperta la camicia, mentre gli portavo delle radiografie. Si è aperta così tanto che ha visto benissimo il reggiseno trasparente bianco che stavo indossando, oltre ai capezzoli che si erano inturgiditi in segno di saluto. Ops, che sbadata!!
A dirla tutta, ha spezzato una matita a metà. Tuttavia, nulla batte il mio ultimo giorno.
Sto indossando un vestito fin troppo aderente che si modella al mio corpo dal punto vita fino a sotto al sedere, dove si apre in un'increspatura, e porto un paio di autoreggenti con un decoro di pizzo in cima. Prima di andarmene, entro nel suo ufficio per fargli domande riguardo la festa alla quale dobbiamo andare domani <<Gab scusami, a che ora dovremmo essere alla festa domani?>> gli chiedo, appoggiandomi al bracciolo della sedia.
<<Ho detto a tutti di arrivare per le sei. Dobbiamo essere fuori dalla struttura per fare quella cosa con il tappeto rosso alle otto, perciò voglio assicurarmi che arrivino tutti in tempo>> si appoggia allo schienale.
<<Va bene. Ci vedremo direttamente lì, allora>> mi giro, in procinto di andarmene e, poi, mi fermo <<oh merda! Credo di essermi smagliata una calza!>> dico, adocchiandolo al di sopra della mia spalla, mentre è intento a guardarmi <<proprio qui, sulla gamba>> la piego, sapendo benissimo che il vestito si solleverà quel tanto che basta per fargli intravedere il bordo di pizzo nero, che si allarga al centro della mia coscia.
Si lascia sfuggire un gemito di tortura e poi una serie di improperi, mentre esco dalla porta <<a domani, Gab>>

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