L'angelo in lamé

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1

L'insegna luminosa del Crazy Fox, si rifletteva sull'asfalto bagnato sotto le scarpe di Jade. Faceva freddo quella sera a New York. Il suo respiro condensato formava nuvolette, mentre una leggera pioggerella gelida cercava di intrufolarsi nel colletto del suo giaccone. Si infilò le mani nelle tasche dei jeans e sospirò. Che diavolo le era saltato in mente di uscire quel venerdì sera di fine novembre? Dopo settimane che rimandava accampando ogni genere di scuse, quel pomeriggio all'ennesimo messaggio di Paul che la pregava di raggiungerlo in quel locale perché giurava:

"C'è una cantante fantasmagorica, no tu non hai idea...devi assolutamente sentirla!"

Jade aveva ceduto.

<Ok! basta che poi non mi pianti in un angolo da sola perché trovi uno da rimorchiare>

<Ma che dici? E poi, scusa eh, che c'è di male? Magari è la volta buona che fai l'incontro della tua vita pure tu. Ragazza mia, quanti secoli sono che non esci con qualcuna?> Jade sorrise amaramente. Troppo tempo. Paul aveva ragione. Però ora, lì davanti al locale, non era poi tanto più sicura di volerci entrare. Lei era così, un' eterna indecisa. A trent'anni suonati ancora non aveva preso in mano la sua vita. Spesso si ripeteva che doveva darsi una mossa, scrollarsi di dosso quella specie di apatia verso il mondo che l'avvolgeva come un sudario, impedendole di prendere una qualsiasi decisione. In perenne attesa. Di cosa, o di chi, Jade non sapeva dirlo.

Una risata alle sue spalle e dei passi affrettati la fecero riscuotere. Due ragazze a braccetto la superarono lanciandole un'occhiata. Una delle due, una brunetta con un cappottino rosso, le sorrise. L'altra si voltò a guardare meglio chi avesse rubato l'attenzione della sua amica. Sembrò non giudicarla una minaccia e distolse lo sguardo.

<Ehi, guarda che se non ti sbrighi ti perderai l'inizio del live.> le gridò la brunetta facendole l'occhiolino. Jade annuì. Alzò una mano in segno di saluto e infine si decise a raggiungere l'ingresso, mentre le due sparivano all'interno lasciandosi dietro una stucchevole scia di profumo alla vaniglia.

Individuò Paul seduto ad un tavolino in prima fila sulla sinistra. Si fece largo a fatica tra le persone accalcate in piedi. C'era davvero un mucchio di gente. Finalmente lo raggiunse, e si lasciò cadere sulla sedia, slacciando il giubbotto mezzo fradicio. Lui si voltò e un grande sorriso gli si dipinse sulle labbra. Era un ragazzo dai lineamenti delicati, con un ciuffo di capelli rossicci e mossi che gli sfioravano le spalle. Pensava fosse bello, anche se in realtà non era molto afferrata sui canoni di bellezza maschile. Non gli chiese come si fosse procurato quel posto di privilegio. Paul aveva un sacco di amici, al contrario di lei che li contava sulle dita. Pochi ma buoni, era il suo motto.

<Allora ce l'hai fatta Jade. Sono contento!-> le disse appoggiando una mano calda sulla sua gelida. Lei abbozzò un sorriso.

<Mi devi una birra perlomeno. E se 'sta... com'è che si chiama?>

<Grigio Jo.>

<Grigio Jo fa schifo, avrai il rimorso di avermi fatta uscire con questo tempo da lupi e mi dovrai una cena!> Paul scoppiò a ridere buttando indietro in modo scenografico la testa, attirando parecchi sguardi.

<Ma poi, che razza di nome è Grigio Jo?> mormorò lei con una smorfia. E risero entrambi.

2

Una cosa fu immediatamente certa a Jade: Non avrebbe mai dimenticato il momento in cui lei comparve sul palco. Grigio Jo non era come se l'era immaginata, anche se il vestito color argento che le fasciava il corpo, lasciava ben poco all'immaginazione. I capelli lunghi biondo cenere, le incorniciavano un viso che era perfetto nelle sue imperfezioni. Non la classica bellezza da copertina, ma vera, senza essere eccessiva. E soprattutto quegli occhi. Jade si ritrovò a fissarli. Verdi e profondi come un lago di montagna. Ci entrò, prima cautamente, poi si lasciò sommergere. Notò un piccolo neo sotto quello di destra. La bocca aveva il colore e, immaginò con un fremito, la consistenza delle pesche mature. La cantante sembrò ricambiare il suo sguardo, solo un attimo, poi afferrò il microfono e partì la base musicale. Paul le toccò il braccio, ma lei era talmente incantata che non se ne accorse. Sentiva il cuore battere a ritmo della musica, e quando la voce di lei si alzò nella sala, per Jade non ci fu più altro di importante.

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