1 - È così che successe

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Sveglia all'alba, via nel fango, zappa la terra e prenditi cura degli animali, accudisci i tuoi fratelli (che poco differiscono dal bestiame) e svolgi le mansioni giornaliere.

Ripeti per diversi anni della tua vita...

Ma una volta compiuti dodici anni, sentii qualcosa di diverso in me e lo dimostrò la mia abilità di guarigione.

Potevo farmi male, sbucciarmi il ginocchio e, concentrandomi un po', rimarginare la ferita.

Una volta diffusa la voce delle mie abilità (e fidati, le voci girano in fretta in un paesino), sono diventata una specie di mini divinità per i contadini della periferia del regno: venivano a casa nostra per farsi guarire, togliere maledizioni o chissà quale altra loro paura. I miei genitori non confidavano così tanto nelle mie abilità - anche perché molte delle preoccupazioni dei clienti non esistevano concretamente - ma comunque ci ricavarono molti soldi dai miei servizi.

Furono due anni prosperosi per la mia famiglia, finché non arrivò un grosso, enorme, mastodontico cavaliere. No, scherzo, era un ragazzo di taglia media, capelli e occhi scuri e poco più grande di me e diceva di essere stato mandato dalla regina in persona, porgendoci una lettera che non sapevamo leggere.

Quale onore! Quale grande avventura!
Peccato che il cavaliere fosse davvero antipatico, continuava a meravigliarsi di quanto normale fossi o a lamentarsi di non essere all'altezza delle sue fantasie (che gran pervertito, ben ti sta).

La capitale era enorme, circondata da mura massicce fatte di pietra nera, un via vai di persone indaffarate, un vociare perpetuo e allegro e qualche nota in lontananza di un bardo. Era tutto magnifico, ma smise di esserlo quando il cavaliere mi afferrò il braccio per farsi seguire.

Inutile esprimere la mia preoccupazione in merito all'incontrare la regina in persona, ma alla fine accadde, e fu... Strano... Non mi scorderò mai neanche una parola di quell'incontro:

"Benvenuta Nephine."
Disse mentre scendeva le scale, indossava un lungo vestito di velluto nero, con un grosso sole ricamato d'oro sul petto. Era magnifica mentre sfoggiava i suoi capelli ramati e gli occhi accesi di un rosso fuoco. Una volta vicina a me, continuò a parlare guardandomi dritta negli occhi con un'espressione maestosa.

"Il popolo ha parlato molto delle tue abilità negli ultimi due anni. Dicono che sei una ragazza benedetta dagli spiriti di questo regno e che la stessa dea Lyra abbia comunicato con te."

Sembrava un po' scettica di queste dicerie e fece un giro intorno a me. Inutile descrivere il mio imbarazzo: ero sporca di letame e sicuramente puzzavo allo stesso modo mentre la regina in persona mi scrutava.

"Io... Il popolo mi sopravvaluta mia regina. Curo solo lievi ferite e piccoli graffi, niente di più."

"Non è il potere di fare del bene la più grande benedizione che uno possa mai ricevere?"

E io muta. Un pesce avrebbe parlato più di me e un pomodoro sarebbe sembrato pallido a confronto della mia faccia.

"Vieni con me, Nephine."
Disse spezzando un lungo (per me infinito) silenzio e si diresse verso la cattedrale del regno.
La seguivo come un cagnolino mentre tutti i sudditi si meravigliavano della sua presenza, inchinandosi al suo passaggio.
Le sacerdotesse la accolsero con benedizioni e preghiere sottovoce, mentre la regina mi guidava verso la torre della struttura.

"Questa sessione è privata, nessuno salga oltre noi."
I cavalieri non se lo fecero neanche ordinare, si misero alla guardia dell'ingresso che portava alla lunga scalinata della torre.

Percorsi la scalinata più faticosa della mia vita, ma mai avrei mostrato alla regina la mia stanchezza! Celavo il mio fiatone e continuavo a salir le scale.
Una volta in cima, trovammo una cabina di ferro.

"Entra dentro Nephine"
E accompagnò questa frase con un candido gesto della mano, indicandomi la via.

Non esitai davanti al comando ed entrai.

"Resterai lì dentro per due giorni, senza pane né acqua. Medita Nephine e dimostrami che sei tu quella giusta."
Non attese nemmeno risposta, i suoi tacchi echeggiavano già sulle scale man mano che si allontanava.

Il primo giorno è stato facile (sete e fame a parte), ma disorientante. Dentro la cabina c'erano tanti simboli incisi sulle mura di ferro, come delle firme. Non sapevo cosa fare, quindi pensai alla mia situazione e del suo motivo, continuando a chiedermi cosa intendesse la regina con quelle parole.

La notte feci un sogno bizzarro. Al momento non ricordo bene i dettagli, ma sognai tante donne, e ognuna mi fece un dono. Appena sveglia meditai e trovai delle risposte.

Nelle prime ore di meditazione entrai in contatto con lo spirito di una certa "Diara", una sacerdotessa che aveva meditato per decenni, costantemente. Lei era la discendente di un nobile regno ormai distrutto. Quando penso a lei immagino una forte luce bianca.

Nelle seguenti ore invece conobbi altre sacerdotesse, una di loro, Adhora, mi aveva spiegato che nella cabina c'erano le firme di tutte le sacerdotesse che avevano meditato lì dentro e che ognuna di loro proveniva da razze o paesi diversi.

Mi venne spiegato che ogni sacerdotessa aveva un potere elementale innato e questo mi portò dei dubbi: non ho mai avuto affinità con nessuno degli elementi naturali, ma chissà, forse in futuro.

La regina si presentò il secondo giorno e mi guardò senza dire niente, aspettando le mie parole.

"Ci sono degli spiriti in quella cabina. Le sacerdotesse..."
La guardai, non sapendo come continuare.
"Io non so cosa ci faccio qui, mia signora... Le servono delle risposte o magari una formula magica persa nel tempo? Forse alcune di loro conoscono gli antichi insegnamenti" e continuavo a farfugliare altre parole pensando a quale sacerdotessa sarebbe stata la più adatta per quell'ipotetico compito.

Lei sorrise, come se le avessi raccontato una barzelletta, cosa che mi mise più a disagio.

"Seguimi Nephine"

L'ampia sala del castello era piena di gente curiosa, ma la folla si zittì subito quando la regina entrò. Lei si sedette sul suo trono e poi a gran voce disse:

"Popolo di Luvyrak, la potente stella Koirmene splende più che mai oggi e ci affida questa ragazza. Il suo nome è Nephine, e io, la Regina Rossa di Sivion della nobile stirpe del Giardino delle Rose, La nomino Somma Sacerdotessa. Che lo splendore possa sempre acco..."

"NO."

Una singola voce osò spezzare il discorso della regina, ma quest'ultima non donò neanche uno sguardo all'interlocutore, anzi il suo sguardo si affilò, come se sapesse da chi provenisse quell'affronto.

Al suo fianco, quella che era la principessa era balzata in piedi ed era furiosa.

"Non puoi farmi questo! Non puoi."
Disse con voce tremante, quelle parole le costarono visibilmente molto coraggio.

A questo punto ricevette uno sguardo glaciale dalla regina, che fece effetto su tutta la sala, intimorendo persino le guardie.
Una donna spuntò dalle spalle della principessa e la portò via, mentre quella cercava di ribellarsi e non tratteneva le parole e le lacrime.

La regina scese le scale e si avvicinò a me, come se nulla fosse successo.
"Accogliete la nuova Somma Sacerdotessa: Nephine. Ogni torto che le verrà fatto, sarà come fare un torto direttamente a me. Ogni parola dovrà essere pesata, ogni gesto cauto."

Posò una spilla dorata sui miei abiti sporchi e la folla iniziò ad applaudire e cantare per la nuova sacerdotessa, mentre io ero sicuramente molto onorata, ma anche perplessa.

La somma SacerdotessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora