8 - La taverna Mezzanotte

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Dopo l'amabile chiacchierata con Davios che mi fece venire i brividi, raggiunsi finalmente la taverna Mezzanotte. Arnie era già davanti alla porta in mia attesa e stava ammirando il tramonto: la taverna era situata su una collina in periferia della città, quindi godeva di una bella vista, soprattutto in quell'orario.

"Ah! Ciao Nephine, sono contento che tu non mi abbia dato buca" si voltò sentendo i miei passi e vidi meglio il suo volto senza l'elmo di ferro della divisa: aveva i capelli ricci e castani, occhi scuri, pelle leggermente abbronzata e il suo viso allungato e sottile, costellato da una serie di lentiggini, non si intuiva che fosse una guardia se non fosse per il suo fisico allenato.
Si avvicinò e appoggiò le dita sulle mie spalle, le fece scorrere sulle braccia e con leggerezza mi prese le mani mentre io rimasi ferma come incantata.
"Sei molto carina anche oggi, andiamo a bere qualcosa?"
Inclinò la testa e si abbassò un po' col busto per incontrare il mio sguardo, che tenevo basso per non mostrare il mio imbarazzo.
"Si! Si, andiamo" risposi in tutta fretta. Tutto fuorché quel contatto così ravvicinato rispetto ai miei standard.

Probabilmente era dovuto al prezzo scoraggiante di cibi e bevande, ma c'era poca gente all'interno del locale.
"Ah, ciao Arnie" disse il locandiere, sembrava quasi che si fosse interrotto dopo avermi vista e mi scrutò con occhio rapido.
"Come posso servirvi questa sera?" Aveva improvvisamente cambiato tono ed era più elegante.
"Joseph, questa è Nephine, la Somma Sacerdotessa del Regno. Ha accettato il mio umile invito e questa sera nulla può rendermi più felice! Dalle qualcosa di leggero ma gustoso"
Il tale Joseph si voltò facendo un espressione sorpresa e iniziava a maneggiare i suoi strumenti da dietro il bancone.
"Ah... Non esageriamo, dopotutto non sono così importante. Insomma, tutto quello che faccio è meditare e aiutare un po' i feriti" dissi lusingata.
"E credi sia poco? Ho lavorato per tanti anni come comandante di un piccolo gruppo di esplorazione, una volta ce la siamo visti davvero brutta e uno dei nostri è rimasto ferito dalla spalla al fianco, pensavamo che non avrebbe mai più rivisto sua madre, poveretto. Ma per fortuna abbiamo fatto in tempo a portarlo nella chiesa e non avevo mai visto qualcuno fare miracoli come ne fai tu." Mi raccontava mentre prendevamo posto sugli alti sgabelli di legno. "Ah si, mi ricordo di lui. In effetti non so neanche io come ho fatto a salvarlo, ma l'importante è che ora stia bene. Non l'ho più rivisto ma posso contare sul fatto che stia bene?"
"Ci puoi scommettere, dopo quell'avventura se l'è data a gambe, è tornato da sua madre e ha iniziato ad aiutarla nei campi!"
Nel mentre, Joseph aveva finito di preparare le due bevande e ce le porse sul bancone.
"A voi, godetevi questa delizia" ci augurò l'omone.
La bevanda sembrava frizzare e aveva un colorito bianco, tendente all'azzurrino. Arnie aveva già cominciato a sorseggiare la sua bibita e dopo un "Aah" soddisfatto, mi invitò a bere insieme a lui.
Presi un primo sorso, la bevanda aveva un gusto molto intenso, quasi stordente e sentivo frizzare la bibita sulla lingua.
"Va tutto bene?" Mi chiese Arnie
"Forse non sei abituata a bere? Cavolo forse dovevi preparare qualcosa di meno forte Joseph"
La sua voce si faceva sempre più lontana mentre gli altri sensi si stavano leggermente affievolendo.
"Cazzo Arnie, dovevi proprio farlo con la Sacerdotessa?"
Mi sembrava di aver sentito qualcosa del genere, ma lo sentii solo perché Joseph aveva alzato la voce. Arnie si stava scolando tutta la bibita, poggiò con forza il bicchiere sul tavolo e mi sorrise mentre Joseph perdeva le staffe.
Sentivo formicolii ovunque e avevo poggiato la testa sul bancone. Volevo tentare di ricordare qualche incantesimo per togliere questa brutta sensazione, stavo farfugliando qualcosa e avevo portato la mano davanti agli occhi per completare la formula, ma Arnie non era d'accordo e con gentilezza mi premette la mano contro il bancone. Probabilmente dopo svenni, perché non ricordo molto di quella faccenda, ricordo solo una gran confusione attorno a me, disordine nel locale e una grossa donna. Forse la grossa donna me l'ero sognata.

Mi svegliai di soprassalto nella mia stanza.
"No. No devo saperlo, non può finire così, cos'è successo?"
Balzai dal letto come se scottasse e aprii di scatto la porta, facendo rovesciare un vassoio di zuppa e acqua addosso a... Una grande donna? Decisamente non l'avevo solo sognata.
Era alta qualcosa come un metro e ottanta, molto muscolosa. I suoi capelli erano neri e li teneva stretti in una coda alta. Probabilmente era una delle tante guardie cittadine a giudicare dalla sua tunica e armatura. Mi diede uno sguardo tra il dispiacere e la rabbia.
"Scusa! Oh..." Dissi in fretta portandomi le mani davanti alla bocca, scoprendo che il mio rapido gesto dettato dall'euforia non era esattamente il massimo per il mio stomaco.
"Ah Lyra... Almeno stai bene, più o meno"
Poggiò il vassoio su una cassapanca e mi prese in braccio come fossi fatta di piume.
"Quello stronzo... non capirò mai come fa a trarre in inganno sempre una ragazza diversa" e mi poggiò sul letto.
"Giusto! Arnie... Cos'è successo ieri? ...ugh" trattenni un conato di vomito. La donna sospirò e si sedette sulla sedia a fianco al letto.
"Non ti ha fatto niente. Era tanto tempo che non portava qualcuno alla taverna di Mezzanotte, quell'idiota" si sentiva tanta rabbia nella sua voce quando si riferiva a lui.
"Per fortuna ogni tanto lo tengo d'occhio e sono intervenuta in tempo, il tuo abito di pura seta bianca tradisce il tuo mimetismo" e mi sorrise, probabilmente le piaceva quell'abito.
"Quindi lo fa spesso? E perché?" A queste domande lei mi diede un'espressione stranita.
"Wow davvero non sai niente sacerdotessa, è colpa della chiesa o perché ti proteggono troppo?" la donna si alzò, avvicinandosi alla finestra e scrutando il giardino sottostante.
"Quel tipo di solito prende ragazze facili: contadine arrapate, serve maltrattate o ragazze senza speranza. Al perché pensavo fosse ovvio, non ha intenzione di chiedere il consenso a nessuno, e meno c'è e più gli piace"
Le parole di Davios iniziavano ad avere un senso ora, ma questo forse lo sapevo già, preferivo solo non capirlo.
"Per questo mi sono sorpresa quando ho visto te, non avevi l'aria di una facile!"
Mi stava quasi sbeffeggiando ma aveva ragione, quindi non controbattei.
"Umh... credo di rientrare nella categoria ragazze senza speranza. Come mai lo tieni d'occhio? Ti sono arrivate tante segnalazioni al riguardo?" chiesi per fare una stima di quante prima di me erano cascate nello stesso tranello.
"... Nessuna in realtà. Le donne che droga spesso non si ricordano niente oppure sono troppo imbarazzate per farsi aiutare o hanno paura, dopotutto lui è una guardia del regno e loro semplici suddite" stava diventando un po' più nervosa, probabilmente conoscendo la mia prossima domanda:
"Quindi come lo sai?"
Lei annuì sorridendo e sospirando, si avvicinò e si sedette nuovamente vicino a me, abbassando il busto e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
"Indovina?"
Distolsi subito lo sguardo sentendomi in colpa per quella domanda.
"Oh. Scusa!"
"Non devi scusarti. All'epoca ero una novellina, bassa e asciutta, un po' come te." E mi toccò il naso con un dito, poggiando poi la schiena sulla sedia.
"Ci siamo conosciuti durante un'addestramento e dopo qualche settimana di compagnia, iniziò a corteggiarmi. So bene quanto il suo bel visino possa indurre a fidarsi di lui, neanche il suo lessico lo tradisce. Poi venne il momento della taverna Mezzanotte, bel posto; tramonto, chiacchierata e poi bibita. Con Joseph sono sempre stati in combutta: Arnie portava qualche ragazza e poi ne approfittavano entrambi. Ma la droga non funzionò bene su di me, forse non conoscevano bene i dosaggi all'epoca, perché ricordo ogni dettaglio. All'inizio ero distrutta, fu una pessima prima volta e mi avevano usata come si usa un'oggetto, ma non si può tornare indietro nel tempo, cercavo di denunciare il fatto alle altre guardie nonostante la paura, ma rimanevano tutti silenziosi e facevano finta di non ascoltare. A quel punto avevo deciso che se nessuno voleva aiutarmi, mi sarei fatta giustizia da sola. Ho sacrificato il mio bel corpicino da fanciulla per ottenerne uno che potesse competere con il fisico di quello stronzo e ogni volta che lo becco in loschi tentativi, gli saboto l'appuntamento. La sua espressione amareggiata è un degno pagamento per me!"
Non potevo che pensare "wow questa donna si che è cazzuta" con un'espressione sorpresa sul viso.
"Mi dispiace per le brutte esperienze, ma sei diventata un'eroina per tutte noi! Uh come hai detto che ti chiami?"
La donna sorrise e mi scombussolò i capelli "sono Divaresh, puoi chiamarmi Diva."

Mi raccontò poi della sua vita, ovviamente l'infelicità di Arnie non era il solo obiettivo della sua vita, era entrata nell'esercito per le sue sorelline minori che pativano la fame e il freddo e ha costruito con le sue mani una casa dove potessero stare al caldo d'inverno e riempirsi la pancia quando avevano fame. La sua sorellina Sara aveva preso ispirazione da lei e voleva spalleggiare sua sorella nei turni di guardia quando sarebbe diventata abbastanza grande.
Conoscerla mi fece stare molto meglio, adesso che sapevo della sua esistenza nel corpo di guardia mi sentivo molto più protetta.

Quando la regina tornò, le raccontai la pericolosità di Arnie e cosa stava facendo alle ragazze del regno e dopo poco, Arsia lo condannò ai lavori forzati e supervisionati da Diva all'interno delle stalle, mentre la taverna Mezzanotte chiuse per "misteriosi" motivi, probabilmente Joseph se l'era già data a gambe subito dopo quella faccenda.

La somma SacerdotessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora