11 - L'alchimista

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Venne il giorno dopo, Davios era di guardia come ogni mercoledì pomeriggio e finiva in piena notte, lasciando il posto al suo collega.
"Qualche novità dal goblin?" Gli chiesi avvicinandomi alla porta della Regina.
"Ormai non ti riguarda più. Meno ho a che fare con te è meglio è" disse sprezzante e non faceva che guardare fisso nel vuoto.
"Ehi, se non fosse per me quel goblin non lo avresti mai preso"
"Già e se ti fossi data una mossa prima forse il mio amico sarebbe ancora vivo"
Questa volta mi guardò eccome, dritto negli occhi con un'espressione furiosa.
"Beh non sono andata io a spassarmela con un'elfa in una locanda"
Sapevo che era una cosa cattiva da dire nei 0,3 secondi in cui pensai a queste parole, ma il suo sguardo accusatorio e arrogante me le fecero uscire subito.
Non si tornava indietro, ormai era fatta.
Mi guardò con un'espressione sbalordita che ci mise poco a trasmutarsi in puro odio.
"Vattene"
Ammetto di essermi sentita in colpa e addirittura pensavo di chiedere scusa, ma il suo sguardo mi diceva solo di andarmene o mi sarei imbattuta in più di semplici parole. Forse avevo esagerato. No, decisamente avevo esagerato. Ma la morte del suo amico non era certo colpa mia.

Pensavo questo mentre andavo verso i sotterranei, ormai la strada la sapevo e se Davios non voleva dirmi niente, allora lo avrei scoperto da sola. Ma dinnanzi all'uscio del laboratorio, immaginai il comportamento brusco (e ben peggiore di quello di Davios) dell'Alchimista, che non avrebbe mai accettato di lasciarmi entrare o anche se lo facessi, mi avrebbe scacciata subito. Cosa vorrebbe un alchimista? Beh forse potrebbe funzionare... Si!

Bussai alla porta. Nessuna risposta. La porta però era aperta e dunque entrai nel laboratorio.
"Scusi l'intrusione, la porta era aperta... C'è nessuno? Cheemioos?"
Nella stanza riecheggiava la mia voce avanti e indietro, rimbalzando sulle provette e sulle gelide mura.
"Wow certo che si gela qui, ma come fai a starci?" Intanto mi avvicinavo a qualche scrivania e guardavo i contenuti di alcune boccette. Le sfiorai un istante e come per magia, l'alchimista spuntò per fermarmi ringhiando, mi scappò un'urletto.
"Ah! Haha... Quindi ci sei"
Lui non mi rispose e mi guardò male come al suo solito.
"Guarda, ti ho portato queste"
Da sotto il mio mantello feci apparire un cesto pieno di piante insolite e semi.
"Di solito queste erbe si usano anche nella guarigione, ho pensato potessero esserti utili dato che non ti piace uscire"
Chemios guardò le piante, poi me e poi afferrò il cesto, andando verso una delle sue scrivanie, quella meno piena e ci poggiò il cesto.
"Cosa vuoi?" Disse mentre rovistava nel cesto e dava uno sguardo alle piantine colte da poco.
"Volevo conoscere i progressi del Goblin, sta andando bene?"
Lui fece uno sbuffo, poi alzò una piantina davanti a una delle fioche luci della stanza e ne studiava le venature.
"No, nessun progresso. Dovevamo immaginarcelo, ovviamente non parla comune, il siero funziona ma è inutile se non capiamo cosa dice."
Ci pensai un attimo e mi ricordai di un incantesimo che avevo imparato qualche anno fa.
"Posso aiutare" risposi sorridendo, lui mi indicò solo il goblin, senza rispondere o fare altro.
Mi recai verso l'angolo buio e freddo della stanza dove giaceva il Goblin infreddolito, affamato e sanguinante. Mi fece un po' pena e quasi lo perdonai per la grave ferita che mi aveva infierito, gli guarì la ferita sulla spalla e dal suo sguardo sembrava riconoscente, ma appena tornò in se, mi guardò con rabbia e iniziò a strattonare le corde e la sedia a cui era legato.
"No, no no! Tranquillo, va tutto bene" non andava niente bene per quel poveretto invece, chissà cosa gli avevano fatto e soprattutto cosa gli faranno in futuro Davios il cavaliere violento e Chemios l'alchimista pazzo. Mi inginocchiai davanti a lui e iniziai a lanciare l'incantesimo per comprendere e parlare la sua lingua. Non diceva molto, si contorceva e lanciava gemiti.
"Chemios, dov'è il siero?"
Lui si avvicinò questa volta e mi diede una boccetta di colore bordeaux. Appena il Goblin la vide iniziò a contorcersi ancora di più:
"No! Basta, fa male!"
Guardai Chemios con aria impietosita, cosa che gli fece venire il nervoso e si riprese la boccetta, facendola ingurgitare al goblin forzatamente.
Il goblin si tranquillizzò, poi iniziò a barcollare lievemente a destra e sinistra con la testa. Un po' di schiuma sembrava colargli dalla bocca ma era cosciente, probabilmente era solo molto confuso, così confuso da non capire più dove fosse. Probabilmente non c'era bisogno del siero, forse era abbastanza ingenuo e spaventato per dire tutto comunque, ma ormai il danno era fatto e iniziai a fargli delle domande.
"L'uomo nella casa, perché l'hai ucciso?"
Il goblin barcollò ancora un attimo prima di rispondere.
"Uomo nella casa... Una casa...? Pericolo. Difesa"
Non ci capivo molto quindi riprovai a chiedere la stessa domanda più volte.
"Io ucciso per difesa. Io morire subito, fragile. Io lontano dalla mia tribù... Tribù...? Ucciso tutti poi rapito tutti."
A questo punto iniziavo a segnare le sue risposte e a ragionarci sopra, forse avevo capito.
"Ti hanno rapito insieme ai tuoi fratelli?"
Chiesi mentre i suoi occhi erano incrociati verso l'alto e il suo sguardo assente.
"Rapito... Rapito tutti... Uccisi tutti..."
"Chi ti ha rapito?"
Il goblin mi guardò all'improvviso, mi fissò per un bel po' e poi iniziò a tremare.
"Non tu. No. Tu ma più grande, grosso. Arma e gabbia per animali"
Questo non tornava però, come era finito nelle mani di Triod? Era stato lui a rapirlo e per vendetta l'aveva ucciso?
Il goblin continuava a parlare ma diceva cose senza senso e sconnesse, poi svenne e lo lasciai riposare, cercando di mettere insieme le poche parole sensate proferite.

La somma SacerdotessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora