4 - Zanne e fauci

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Alle parole della Regina rabbrividii, sembrava una storia così esagerata e tragica da sembrare artefatta, ma il dolore della regina Arsia era autentico.

Uscii dalla stanza scossa e Davios mi guardò curioso.
"Perché così tanto tempo?" Mi chiese, ma non avrei mai rivelato neanche una parola.
Si avvicinò minaccioso, facendomi indietreggiare fino a toccare il muro con le spalle e poi mi guardò, dritto negli occhi con un'espressione minacciosa a pochi centimetri dal mio volto. Non cedetti e ricambiai lo sguardo, anche se il suo sguardo funzionò molto più del mio, perché le mie ginocchia stavano già tremando nonostante tentassi disperatamente di non farlo notare.

Il mio nervosismo non era frutto della paura (anche perché il suo compito era proteggermi, la regina non gli avrebbe mai perdonato un'azione violenta) ma bensì perché negli ultimi mesi mi ero abituata a non avere nessuno nel raggio di un metro di distanza. La sua estrema vicinanza e la sua stazza quindi mi resero nervosa.

Il silenzio, durato forse un secondo, per me durò un'eternità, abbastanza lunga da farmi arrossire per l'imbarazzo della vicinanza a una persona estranea e per la rabbia. Lui non fece altro che inarcare un sopracciglio, sembrava persino più composto del solito anche in quella situazione (come se fosse abituato a ben altro) e poi fece un sorriso beffardo.

"Mi basta toglierti i vestiti e il tuo ruolo di Somma Sacerdotessa se ne va insieme alla tua testa."

Non aveva la minima intenzione eseguire le sue parole, voleva solo farmi davvero innervosire e farmi sentire inferiore. No signore.

"Con la mia cadrebbe anche la tua, la regina non ti perdonerebbe mai."

A queste parole la sua compostezza sembrava essersi spezzata per un attimo, perché fece uno sguardo un po' sconvolto al sentir nominare la regina e poi subito dopo tornò a guardarmi in modo truce, stavolta sembrava ancora più arrabbiato, come se dovesse farmi pagare quel momento di debolezza.

Dal nulla si sentì la voce di Arsia.
"Smettetela. Davios?" e lo invitò nella sua stanza con un gesto della mano.

Davios scattò in posizione e dopo un mezzo inchino solenne, entrò nella stanza.

In quel momento sospettai che Davios e Arsia potessero essere più legati di quanto immaginassi.
Di questo ne avrei avuto certezza dopo, ma dentro quella stanza la regina stava già pensando al futuro, un futuro dove lei probabilmente non sarebbe stata presente.

La somma SacerdotessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora