2 - I primi mesi sono sempre difficili

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I primi mesi da sacerdotessa furono devastanti, dovetti imparare tutta la storia del regno, le sue tradizioni (anche quelle ormai estinte) la sua morfologia.
Sembra facile? Fallo senza sapere né leggere né scrivere!

In più dovevo passare un minimo di 4 ore a chiacchierarmela con gli spiriti sulla torre, cosa per niente facile dato che per entrare nel piano astrale dovevo concentrarmi al limite (e oltre) delle mie capacità.

Quando tornavo sfiancata nella mia stanza nel castello, vicina a quella della regina, le guardie iniziavano a schernirmi e a disprezzarmi: ero una campagnola che "puzza sempre di sterco, come un maiale!" a detta loro (la prima impressione ha fatto molto effetto). Beh io non mi vergognavo affatto di esserlo comunque!

L'unica persona che conoscevo era il giovane cavaliere che era venuto a casa mia: Davios, per cui pensavo fosse una buona idea provare a farmi almeno un amico.

"Hey! Ciao Davios, anche oggi di guardia davanti alla stanza della Regina eh..?"

Lui mi guardò con un'espressione mista tra disgusto e disagio.

"È il mio lavoro"
Rispose infine con un tono da "ovvio no?"

Seguirono giornate dove gli portavo alcune mele da sgranocchiare durante il turno, bevande benedette per farlo sentire meglio dopo tutte quelle ore in piedi, oppure stracci con cui asciugare il sudore ma non c'era stato verso di farlo smuovere.
All'ennesimo tentativo, mi spinse via e a chiara voce mi disse: "Cazzo, lo capisci che non ti voglio attorno?! Stai lontano da me con le buone, altrimenti lo farò con le cattive." E aspettò una mia triste espressione e passi lontani per sbuffare e rimettersi in posa, mentre il suo amico gli diceva "ah dea, era ora. Quando la vedevo qui intorno non provavo che vergogna". E quindi, nascosta nell'angolo cieco di quel triste corridoio, ho smesso di provare.

Le mie giornate non facevano che intensificarsi: prima dell'alba dovevo essere già sulla torre e meditavo tutto il giorno. Dopo pranzo dovevo benedire, curare o assistere i cittadini in chiesa fino a sera inoltrata. In tutto questo, persino le sacerdotesse mi evitavano e io ero finita per stare sola e tenere per me la mia tristezza e solitudine.

Ma scoprì di non essere l'unica.

A volte mi capitava di imbattermi in Artemisia, la principessa del regno. Ovviamente lei mi disprezzava per l'accaduto nella sala del trono e quando mi vedeva non nascondeva occhiatacce o parole cattive. Ho avuto occasione di parlare con lei sotto ordinanza della regina, in occasione di un virus che circolava tra le mura della città e che aveva colpito anche la giovane ragazza.

Artemisia voleva scacciarmi ma le sue forze non glie lo permettevano.

"Mi dispiace" dissi, ero sincera. Non volevo rubarle il posto né tanto meno farla sentire inadeguata.
"Io non so perché sono qui... Forse la regina ha scelto male, forse eri tu quella destinata ad essere Somma Sacerdotessa..." continuai, pensando a tutte le situazioni spiacevoli e momenti di solitudine costanti. Insomma, non avevo neanche fatto un amico ed erano già passati mesi.

Artemisia sbuffò, di sicuro non aveva voglia di consolarmi.
"Lo so. Non è colpa tua se sei qui, gli ordini della regina non si discutono. Anche se tu scappassi da qui, ti riporterebbe indietro." e dopo una breve pausa mi guardò con un'espressione un po' dubbia, come se volesse dirmi qualcosa ma non sapeva se sarebbe stato giusto.

"Lo sai? Mi hanno detto che quando sono nata, la regina non voleva vedermi. Disse alla balia di tenermi nelle sue stanze, lontano dalla sua vista. Non è mai venuta in camera mia da allora, non ha mai festeggiato il mio compleanno e non... Non mi ha mai detto ti voglio bene in vita sua."
E si ammutolì.

Iniziai a curarla, dispiaciuta.
"Perché? Magari c'è un motivo? Forse..."
Erano tutte domande futili che mi venivano in mente, ma non erano le domande giuste da fare in quel momento.

"Anche adesso, per lei potrei morire a causa di questo stupido virus e a lei non cambierebbe niente."
"Non dire così! Se mi ha mandata qui, forse almeno un po' ci tiene a te" azzardai, ma lei mi diede uno sguardo rassegnato e per niente convinto.

"Quando lei morirà, sarò io a regnare" disse Artemisia guardando il soffitto.
"Lei è una regina giusta, con tutti ma non con me, questo la rende ingiusta no? Hm... Comunque, sarò come lei, ma molto diversa." Benché le sue parole sembrassero confuse, il suo sguardo non la tradiva, vedevo le fiamme nei suoi occhi.

Una volta finita la guarigione, uscii dalla stanza e bussai a quella della Regina sotto gli occhi sospettosi di Davios, che però aprì la porta sotto comando della sua signora.

Entrai e mi piazzai davanti a lei in maniera arrogante, sotto i suoi occhi sorpresi, ma non troppo.

"Ah, capisco. So cosa stai per dire, sono una pessima madre vero?" E fece un sorrisino, poggiando una tazzina di the che stava sorseggiando.
"La favola della povera bambina maltrattata di Artemisia conquista sempre tutti. Ma non m'importa della mia fama al riguardo." Mi guardava con quegli occhi di fuoco, simili a quelli della figlia, ma più crudeli, mentre io probabilmente avevo un'espressione perplessa.

"Siediti Nephine." E obbedì.
"Non è una storia vera? Non sembrava stesse mentendo..." Osai dire, ma alla regina non sembrava dispiacere una discussione.
"Sai perché abbiamo cercato una sostituta per il ruolo della Somma Sacerdotessa? Beh.. si da il caso che quella vecchia sia venuta a mancare. Artemisia doveva essere la prossima Sacerdotessa, e lo voleva da sempre. Appena raggiunta l'età giusta per diventarlo però, notò che la Somma Sacerdotessa Visia era ancora giovane e capace: una donna sulla quarantina che aveva esperienza e allo stesso tempo aveva ancora molto da imparare.
Ma poi Visia scomparve."

"...scomparve? Senza dire niente o lasciare traccia?" chiesi incredula. Ammetto che anche io ho fantasticato di scappare da quella routine noiosa e andare a correre nei campi di famiglia, ma non era un po' strano farlo senza che la regina se ne accorgesse?

La regina prese un altro sorso di thè, poggiò la tazzina e poi mi guardò.
"Quando muore una sacerdotessa, un'altra persona è destinata a riceverne i poteri. Abbiamo dovuto trovare alcune delle nostre Sacerdotesse da ogni angolo del mondo in passato. Alcune di noi avevano ereditato i poteri dalla stirpe delle regine... Ma la stirpe delle regine sacerdotesse si è spezzata in modo... alquanto anomalo" e fece un mezzo sorriso guardando la tazzina sul tavolo.
"Tu hai dei poteri strepitosi Nephine, persino al di là delle mie aspettative, e sicuramente anche delle tue."
Seguì un momento di silenzio e la regina si alzò, avvicinandosi alla finestra.

"Di solito non giustifico i miei comportamenti nei confronti di Artemisia, ma tu sei la somma Sacerdotessa e devi capire, per il bene di questo regno."

La somma SacerdotessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora