Justice parte 2

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Allora, piccola premessa, quando sta mattina ho cominciato il mio turno di lavoro, di certo non mi aspettavo che la prima cosa da fare sarebbe stata: riscattare un favore con una vecchia amica e accompagnare un adolescente a scuola. E dopo l'ho dovuta accompagnare ai laboratori della Campbell Company, per fare delle ricerche o altre cose lavoro, qualunque questo sia, non lo so. Quando provo a chiederle che tipo di lavoro fa o svicola o vagheggia: un giorno dice di fare ricerche o interviste per articoli di giornale e l'altro di lavorare dagli interni come ispettrice sanitaria di varie compagnie. In conclusione, io non so che lavoro faccia lei, invece certe volte pare che sappia come fare il mio lavoro meglio di me, ma credo sia una mia impressione.

<<Grazie per il passaggio, non sai l'enorme favore che mi hai fatto Justin.>>
<<Figurati, è sempre un piacere aiutarti Callie. Anche se non posso fare a meno chiedermi "dove" effettivamente ti accompagno ogni volta.>>
Lei stava per aprire la portiera e uscire, ma a sentire quella considerazione si ferma un attimo e mi fa... quello stesso sorriso perplesso di quando non ride alle mie battute, forse era meglio stare zitto.
<<Spiegati meglio?>>
<<Ecco... forse non è così importante, ma quando ti accompagno in qualche un posto, non capisco mai il nesso tra i luoghi in cui ti accompagno e i tuoi impegni di lavoro o il tuo tempo libero.>>
<<Eh..?>>
Forse sono domande scomode da fare a una donna, chiederle dove va durante il lavoro o il tempo libero. Non posso; però, non accorgermi di quanto alcuni dei posti dove l'accompagno siano... strani e inusuali. Comunque.. forse è tutta una cazzata mentale che mi sto facendo e adesso sto facendo l'ennesima figura di merda.
<<Ah ecco... vedi Justin, io lavoro per conto di molte e persone e questo mi porta ad essere sempre in giro, da qualche parte per New York, e mi fa piacere avere un amico fidato che mi dà un passaggio o due quando serve.>>
L'ennesima risposta "mai definitiva" alla mia domanda, ma gliela faccio passare.
<<Se lo dici tu.>>
<<Bene allora; di nuovo, grazie per il passaggio, la prossima volta ti offro delle ciambelle, e forse... anche un caffè.>>
<<Cosa!?>>
Avevo sentito bene o sono diventato cretino? Mi ha davvero proposto di uscire per prendere un caffè? La guardo uscire dalla macchina e lei mi rivolge un ultimo sorriso.
<<Mi hai sentito, ciao!>>
E si chiude la portiera alle spalle e si allontana dalla macchina, per paura che stessi facendo qualche faccia strana mi sono guardato nello specchietto. Forse la mia reazione è stata più sorpresa del previsto e forse ho fatto una faccia tipo "cagnolino quando torna a casa il padrone". Guardandomi bene in faccia, non ho notato niente di strano ai miei occhi, ma una cosa è certa, ero visibilmente felice al pensiero di rivederla ancora e lei se n'è accorta. Che figuraccia!

So di non essere tra le sue migliori amicizie di Callie, non sono nemmeno il primo tra gli uomini della sua lista da vedova, ma se mi chiede di aiutarla così spesso o di farle qualche favore, tanto male non posso essere. È una brava persona, ma in quanto a uomini, se non possono essergli d'aiuto o sostegno, non ci pensa nemmeno a uscire insieme per un caffè. Anche se, chiedere troppi favori a un poliziotto come me, in cambio di ciambelle, per giunta, a un certo punto può diventare corruzione... E soprattutto non mi fa bene alla linea. Però Callie è l'unica ad aver scoperto il mio tremendo e più oscuro segreto, sono
Justin Brown e sono il più tosto poliziotto del dipartimento di New York, ma non so resistenza alla dolce tentazione di una ciambella. Al solo pensiero di quella rotonda dolcezza glassata... mi viene in mente che non ho ancora fatto colazione, meglio porre rimedio allora. Parcheggio in un vicolo isolato e dal cruscotto esco un sacchetto con dentro una calda, deliziosa, fresca di giornata ciambella, il crimine perfetto per colazione. Stavo per gustare la mia colazione quando qualcosa salta sopra il tetto della mia macchina, non so cosa sia, ma riesco a vedere la sua ombra sul muro. Con super eroi è super cattivi a New York non è difficile aspettarsi che cose come "mostri che attaccano macchine della polizia" possano accadere. Prendo la pistole dalla fodera e salto fuori dalla macchina, cercando di sparare alla cosa, ma una sua frustata mi disarma e mi lega i poli per sbattermi al muro. Ora che la vedo meglio, capisco ancone come sia fatta, una specie di donna lucertola grigia con le corna, e quella non era una frusta, ma una catena. Con questa mi prende alle caviglie e cogliendo i di sorpresa mi appende a testa in giù, come se potesse controllare la catena con la mente. La creatura sembrava parlarmi, ma non capivo una sola parola che usciva da quella bocca a con denti affilati e la lunga lingua che scivolava fuori e che cercava di tenere dentro la bocca. Dopo aver capito anche lei che non riuscivo a capirla, mi mostra una foto, era la ragazza che ho accompagnato a scuola, e si mette a parlare la mia lingua.

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