Capitolo 14

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La luna piena, fiera, splendeva nel cielo con tutta la sua delicatezza e bellezza, fatta di luci ed ombre.
E due amici, abbracciati in un letto che non apparteneva a nessuno dei due, si godevano l'oscurità che proteggeva i loro segreti ed i loro demoni.

Luigi, calato nelle vesti di padre o fratello maggiore all'occorrenza, stringeva in un abbraccio fatto di protezione e calore il ragazzo pugliese.
Gli accarezzava i capelli, affondando le dita in quei soffici ricci, "Va meglio?" gli aveva chiesto, piano.
La voce era ridotta ad un sussurro, perché la notte non ci sono vie di mezzo: o si urla a squarciagola, perdendo la voce, o si parla così tanto sottovoce da essere uditi solo da persone a qualche centimetro dal suo viso.

Mattia non aveva parlato. Si era limitato a sospirare ed annuire piano.
Luigi non aveva più detto niente. Perché le parole erano superflue e lui voleva ridurre all'osso tutte quelle sensazioni per poter trovare il più in fretta possibile una soluzione, affinché il suo amico stesse meglio.
Così lo aveva solo stretto con più vigore tra le sue braccia, lasciandogli un bacio sul capo come un padre amorevole avrebbe fatto per dargli la buonanotte.

Il padre di Mattia non lo aveva mai fatto.
Il padre di Luigi lo faceva tutte le notti, quando suo figlio tornava a casa.

Il biondo lo sapeva che l'invidia non era una cosa bella, che corrodeva lo stomaco, l'anima e che deteriorava i rapporti.
Lui a Luigi voleva bene. Voleva un bene dell'anima ed era il suo punto di riferimento, quella persona a cui si affidava senza riserve, perché conosceva di lui luci ed ombre ed aveva imparato a gestirlo e, soprattutto, ad apprezzarlo.
Però l'invidia, alla base della sua pancia, ogni tanto ribolliva.
Mattia non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbero state le cose per lui, se avesse avuto una famiglia come quella del suo amico.
Probabilmente, non se ne sarebbe mai andato via dalla Puglia. Dalla sua casa. O, qualora l'avesse fatto, avrebbe telefonato sua madre e suo padre tutti i giorni, avrebbe invitato i suoi fratelli a dormire a casa sua.

Luigi aveva tutto ciò che Mattia aveva sempre desiderato e, sebbene per niente al mondo avesse voluto che gli venisse sottratto, il minore si chiedeva come sarebbe stato avere anche lui un briciolo di quella felicità.

Le ore trascorsero - interminabili, inesorabili.
E sorse il sole, oscurato dalle nuvole che coprivano la sua maestosità.
Fu mattina.

Fu mattina.
Luigi dormiva, Mattia no.
Con i suoi occhi azzurri spalancati, guardava il suo migliore amico nei minimi dettagli, osservando la carnagione pallida, i pochi nei, i capelli castani scompigliati e gli occhi nocciola nascosti dalle palpebre.
Aveva il respiro leggero, rilassato.
Ed il biondo non riusciva a non pensare a quanto sarebbe stato facile, se lo avesse amato.

Perché Luigi era perfetto. Rappresentava quella serenità che aveva sempre cercato in una relazione, con il suo passato turbolento.
Voleva solo che almeno una parte della sua vita filasse liscia come l'olio, senza eccessivi drammi e sofferenze.

Luigi era perfetto.
Ma non sarebbe mai stato perfetto per lui, sotto quell'aspetto.
Luigi era il suo migliore amico perfetto.

Sospirò e si alzò dal letto, defilandosi con passi felpati dalla camera da letto degli ospiti.

Fece appena in tempo a chiudersi la porta alle spalle, il più silenziosamente possibile, che aveva trovato due occhi verdastri guardarlo attentamente, freddi ed inflessibili, ma con una punta di preoccupazione e pentimento ben nascosta, "Buongiorno" aveva esordito, facendo sobbalzare il biondo.
Quest'ultimo, con il battito del cuore accelerato per lo spavento, ricambiò con un fil di voce.

Christian, notando che l'altro, pallido in volto e con le occhiaie, non fosse esattamente propenso a parlare, lo fece lui, "Vuoi del caffè?"
"No, grazie" declinò l'offerta Mattia, "Non bevo caffè. Posso avere un bicchiere d'acqua, piuttosto?"

Ed il moro, che non aveva alcuna intenzione di alzarsi, seduto a gambe incrociate sul divano dov'era, gli indicò con un gesto sbrigativo la cucina, "Certo" gli disse, "Fai pure."

Mattia si era diretto verso la stanza con passi strascicati. La tuta del proprietario di casa era troppo grande per lui ed i bordi dei pantaloni finivano sotto i piedi scalzi, rischiando di rovinarli.
Rovistò tra gli scaffali, alla ricerca di un bicchiere ed, una volta trovato, lo riempì d'acqua.

Non osava tornare in salotto.
Non osava tornare davanti a quel divano.
Non osava trovarsi faccia a faccia con quegli occhi verdi, che avevano inflitto l'ennesima ferita e gli avevano teso la mano.

Non sapeva come comportarsi.

Sì dondolò un po' sui talloni, in difficoltà, svuotando il bicchiere in tutta fretta, per poi farfugliare un "Vado a svegliare Luigi, grazie per l'ospitalità" in tutta fretta, per poi tornare nella camera degli ospiti in tutta fretta, senza dare all'altro il tempo di ribattere alcunché.

🌽🌽🌽🌽🌽🌽

Ieri ho compiuto ventun anni.
Mi è venuta una certa malinconia.

Rispetto all'anno scorso sono cambiate tantissime cose, in meglio ed in peggio. Ma la verità è che non sono mai stata così serena.

Vi auguro che per voi valga lo stesso

Biscottini a tuttə,
Gaia

Lollypop || Zenzonelli/Matian AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora