𝐂𝐀𝐏. 3 - Quando nessuno guarda

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«Secondo voi quanto ci guadagneremmo a rivendere gli effetti personali di Roger sul Dark Web?»
Le giornate si erano accorciate, era chiaro da come il sole si fosse già trascinato al di là delle colline circostanti la Wammy's House lasciando come ultimo segno del suo passaggio striature colorate nel cielo. Tutt'attorno le risate e le grida dei ragazzi dell'orfanotrofio riecheggiavano nell'aria insieme al cinguettio di qualche rondine tardiva e del videogioco di Matt. Nel brusio generale il pezzo di cioccolato che si staccava dalla barretta di Mello, giunta quasi al termine, risuonò nelle orecchie di Mia.
«Perché proprio gli effetti personali? Non ci guadagneremmo di più con uno dei suoi attestati?»
Lei gli lanciò uno sguardo loquace mentre mordicchiava la stecca di plastica bianca del lecca-lecca ormai consumato.
«Vuoi dire che acconsenti ad essere mio complice?»
«Solo se mi garantisci il cinquanta percento del ricavato».
La corvina ci pensò su agitando nell'aria la gamba accavallata sull'altra, le mani dietro la nuca. L'umidità del prato stava iniziando a procurarle i brividi nonostante il cappotto.
«Matt, tu cosa dici? Ci torneresti utile»
«Perché no?» rispose lui senza staccare gli occhi dalla console. «Però voglio il settanta percento, dopotutto sono più ferrato di voi in materia».
Mia sospirò sonoramente allungando le braccia oltre la testa, facendo intendere che non fosse del tutto convinta da quella proposta.
«Va bene, come vuoi. Vorrà dire che tu ci rimetterai le spese complementari»
«Hey non vale!» protestò il ragazzo alzando la testa di scatto.
«Sì che vale. Viviamo in una società capitalista ti ricordo» proferì Mia solenne. Matt strinse i pugni riducendo gli occhi a due fessure colme di rancore.
«Maledetto capitalismo» sibilò tra i denti.
«Puoi dirlo forte» gli diede man forte la corvina.
«Non ti facevo così attenta durante Sociologia» intervenne Mello ricevendo, in tutta risposta, una linguaccia da parte altrui.
Aveva perso il conto di quante volte Mia gli rivolgesse la smorfia alla quale lui rispondeva rigorosamente con un dito medio. Era una specie di copione a cui si attenevano fin dall'arrivo della corvina nell'istituto, senza però averlo programmato. Gli screzi c'erano stati fin da subito, insomma, anche se con il carattere di Mia era quasi impossibile credere che ci fossero state volte in cui avesse provato fastidio nei confronti del biondo. Ma Mello sapeva bene che non era così e mai avrebbe dimenticato i momenti di ineluttabile gloria in cui era riuscito a far ribollire il sangue alla ragazza.
La giovane chiuse gli occhi e incrociò nuovamente le mani dietro la testa.
«Lo sanno tutti ormai» rispose con un tono di ovvietà.
«E se vogliamo dirla tutta mi piace Sociologia. Trovo che tutto il programma umanistico sia molto interessante».
Non sentendo alcun suono provenire dai ragazzi, Mia aprì gli occhi in cerca di spiegazioni; le trovò sulle loro facce che avevano assunto connotazioni sconvolte, a tratti spaurite e ciò le fece inarcare le sopracciglia perplessa. Si voltò credendo per un attimo di avere qualcuno alle spalle o che dietro di lei stesse avvenendo un'invasione aliena, ma quando sentì uno spostamento d'aria provenire dalla parte opposta si arrese, perché in cuor suo aveva già intuito, al fatto che era lei il soggetto di quelle occhiate sgomente.
«Matt tu prendila dalle braccia»
«Al tuo tre»
«Cos...? Che diamine fate?»
Nello sguardo di Mello vi era una serietà terrificante, così come nella voce, cosa che rese quel piccolo teatrino ancora più divertente agli occhi indiscreti di alcuni coetanei attratti dal chiasso.
«Hai la febbre, ti portiamo dentro»
«Ma finitela imbecilli!»
Vedendo i ragazzi avvicinarsi pericolosamente con l'intento di placcarla Mia iniziò a dimenarsi per evitare che riuscissero nell'intento; Mello schivò prontamente un calcio diretto alla faccia, ma Matt non fu altrettanto fortunato finendo per beccarsi una manata in fronte che lo fece cadere all'indietro con un piccolo tonfo attutito dall'erba.
«Sto bene!» rassicurò alzando un pollice in aria sebbene né Mia né Mello se ne fossero davvero interessati. L'affermazione spiazzante della corvina, infatti, aveva ancora tutta l'attenzione del biondo.
«Hai battuto la testa per caso? Da quando ti interessano le materie umanistiche? Tu le odi» rincarò Mello guardandola di sbieco.
La bocca di Mia si aprì. Prima che potesse rispondere il ragazzo la precedette ancora una volta parandole una mano davanti al viso.
«No aspetta, riformulo: da quando ti interessa studiare
A quel punto, quando i suoi occhi carpirono l'espressione altrui, scettica, che non ammetteva prese in giro, la giovane sorrise enigmatica.
«E se ti dicessi che voglio darmi da fare per concorrere come successore di L?»
Mello la fissò severo.
Stava scherzando, non vi era ombra di dubbio. Uno dei più grandi difetti di Mia era la demotivazione. Per il suo percorso e rendimento era pressoché invalidante, eppure il ragazzo doveva ammettere che era una salvezza per molti studenti della Wammy's House: se Mia avesse voluto sarebbe potuta salire di posizione ad occhi chiusi, doveva riconoscerlo. Non la riteneva una minaccia per se stesso, comunque: il suo rivale rimaneva sempre e solo Near; per un momento però si ritrovò a chiedersi se avesse continuato a pensarla così se la corvina avesse deciso di fare sul serio.
«Sei più falsa del parrucchino del professor Richer» sbuffò infine decidendo di liquidare la questione. A sentirlo Mia assottigliò lo sguardo vagamente seccata.
«Nemmeno ti va di traverso quel cioccolato eh?»
In quel momento la signorina White si affacciò dal patio richiamando a gran voce i ragazzi presenti in cortile, annunciando loro che la cena stava per essere servita. Mello si alzò spolverandosi la terra dai vestiti seguito a ruota da Mia e Matt, il quale si lasciò andare a un sonoro sbadiglio.
«Finalmente, non ne potevo più»
«Già, sia mai che respiri un po' d'aria pulita» osservò la ragazza alludendo al disinteresse dell'altro nei confronti del mondo esterno. Nel frattempo, il trio si era incamminato verso l'ingresso dell'orfanotrofio accompagnato dalle prime stelle che avevano iniziato a spuntare nel cielo con l'ausilio della sera.
Matt alzò le spalle.
«Troppi rumori» rispose.
«E persone» si intromise Mello.
«E odori» continuò Mia lanciandogli uno sguardo complice.
«Gli alberi sono troppo poco 2D»
«Non ci sono mostri da sconfiggere»
«E le nuvole sono così bianche!»
«Ma tu guarda, pensavo che fosse il tuo colore preferito».
Mello si congelò sul posto lasciando che Mia lo superasse. Giurò di sentirla sghignazzare tra sé e sé.
«Mia...» pronunciò minaccioso, ma a nulla servì. La ragazza si assicurò di aver raggiunto una distanza di sicurezza prima di proseguire:
«Bianco candido, bianco panna, bianco candeggina, bianco Near...»
Il gioco terminò presto insieme alla pazienza di Mello, trasformandosi in un inseguimento che si protrasse fino alla mensa. In tutta risposta alle provocazioni precedenti, Matt fece orecchie di campana davanti alle richieste di aiuto dell'amica, richieste rese vane, peraltro, dall' alternarsi a risa incontenibili. Non ne era sicuro, ma quando il biondo gli passò davanti in preda alla foga, per una frazione di secondo giurò di aver visto sul suo volto un sorriso divertito.

𝐑𝐞𝐪𝐮𝐢𝐞𝐦 || 𝑀𝑖𝒉𝑎𝑒𝑙 𝐾𝑒𝑒𝒉𝑙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora