𝐂𝐀𝐏. 4 - Prima di andare via

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Arrivate in mensa, Mia e Delilah si sedettero accanto a Linda. Come le aveva viste entrare la ragazzina aveva fatto cenno a entrambe di raggiungere il tavolo dov'era seduta. Senza farselo ripetere due volte la corvina si era accomodata decisa a riporre i pensieri inerenti a sua madre per godersi la cena in compagnia, ma fu più difficile del previsto. Linda e Delilah intavolarono qualche conversazione che a Mia sfuggì totalmente a causa della sua mente già occupata. Quando però la corvina udì le ragazze iniziare a parlare dell'incontro con L tenutosi quel pomeriggio, sembrò tornare parzialmente con i piedi per terra, sebbene non fosse chissà quanto interessata.
«Voglio dire, ti aspetteresti mai che il detective migliore di tutto il mondo sia anche così divertente?» pronunciò Linda entusiasta sporgendo in busto in avanti verso Delilah, la quale rise annuendo energicamente.
«Assolutamente! Però è stata una bella scoperta. Dopotutto di lui non sappiamo quasi niente. Il fatto che ci abbia addirittura permesso di fargli domande mi ha fatto pensare che al di fuori del suo status sia una persona affabile».
Infine, a discapito di quello che pensava, Mia si trovò ad ascoltare il tutto, curiosa di carpire informazioni circa quella persona che i suoi compagni sognavano di raggiungere, o addirittura superare. Se non fosse stato che anche sua madre si era probabilmente trovata allo stesso posto di Linda, Delilah, Mello, Near, perfino di Beyond Birthday, tutto ciò che lei avrebbe provato nei confronti di L sarebbe stata una profonda indifferenza; ma in quel momento, sentendo le sue compagne parlarne con così ardore, si permise di sporgersi oltre l'alone di distacco che si interponeva tra lei e il detective.
«Secondo voi ci saranno altre occasioni per "incontrarlo"?» domandò Mia mimando delle virgolette immaginarie con le dita quando pronunciò l'ultima parola.
Come la sentì, Delilah si voltò verso di lei; la corvina poté giurare di scorgere una lucidità commossa negli occhi dell'amica.
«Ma certo! Sono sicura che...»
«Beh sì ma...»
E la conversazione si biforcò tra la convinzione di Linda che L fosse troppo impegnato per avere un altro incontro con loro nell'immediato, mentre Delilah sosteneva che anche al detective avrebbe fatto piacere rivedere i suoi discendenti. A quella parola Mia e Linda risero, al contrario Delilah mise il broncio.
«Non so se sia il termine giusto»
«Il concetto è quello più o meno!»
Sulla scia delle risate, lo sguardo di Mia si spostò distrattamente verso gli altri tavoli e, senza volerlo, non poté fare a meno di notare la figura di Mello seduto da solo dall'altra parte della mensa. Di Matt neanche l'ombra.
Si sforzò comunque di restare seduta al proprio posto e continuare a far parte alla conversazione; tuttavia, quando le ragazze cambiarono argomento iniziando a parlare di arte, materia di cui entrambe erano appassionate, Mia dichiarò forfait.
«Perdonatemi fanciulle» esordì alzandosi in piedi. «Mi rammarica privarvi della mia presenza; tuttavia, c'è chi non ha ancora avuto il piacere di interfacciarsi con la sottoscritta. Il dovere mi chiama...!»
Sentendola parlare con quel vocabolario forbito Linda e Delilah scoppiarono a ridere.
«Va bene, va bene, abbiamo già capito chi andrai a "beare" con la tua presenza» la stuzzicò Linda lanciando uno sguardo a un Mello ignaro. In tutta risposta Mia le rivolse un sorriso enigmatico e con ciò si avviò verso la propria preda. Ma quando fu vicina al tavolo di Mello, sotto gli occhi sorpresi delle amiche, Mia continuò ad avanzare fino a che non fu davanti a un Near intento a completare un puzzle tutto bianco privo di illustrazioni. Sapeva già come sarebbe andata quell'interazione, eppure eccola lì davanti allo studente più brillante della Wammy's House, nonché il più solitario e silenzioso - nonostante fosse spesso chiamato da Linda a giocare fuori o ammirato dagli altri studenti e per questo circondato da loro, specialmente dopo i risultati dei test. Rimase lì in piedi ad osservarlo per un po', consapevole del fatto che lui l'avesse già notata. Su di lei avvertiva gli sguardi di tutti gli altri, ma sapeva che, se si fosse voltata i primi occhi che avrebbe incontrato sarebbero stati quelli assassini di Mello. Quel pensiero non la scalfì minimamente, anzi, le fece nascere un sorriso beffardo sul volto.
«Ciao Near» lo salutò cordialmente.
L'albino, come previsto, rimase impassibile senza nemmeno alzare lo sguardo.
«Ciao Mia»
«Posso sedermi qui?»
«Prego».
Una cosa doveva dirla: complessi a parte, trovava l'odio di Mello nei confronti di Near inutile. L'albino non era cattivo, men che meno arrogante come il biondo. Non lo aveva mai visto rispondere male o con sufficienza. Tutto quel risentimento avrebbe portato Mello alla fine di una strada chiusa. Comunque, neanche Mia aveva chissà quanto interesse a stargli vicino per più di qualche minuto data la loro scarsa interazione, dovuta al fatto che Near non assecondava le sue battute come faceva Mello.
«Allora? Cosa mi racconti?» domandò Mia dopo un po', le braccia conserte sul tavolo e il busto proteso in avanti. Near, dal canto suo, continuò a incastrare meccanicamente i pezzi del puzzle uno dopo l'altro.
«Niente di che»
«Hai assistito all'incontro con L oggi pomeriggio?»
«Sí»
«Come lo hai trovato? Gli hai fatto qualche domanda?»
«No»
«E perché?»
«Non avevo niente da chiedergli»
«Dici davvero? Eppure, non capita spesso di poter parlare con lui»
«Lo credo bene».
Come pensava: classica conversazione con Near. Lei faceva domande e lui rispondeva. Sembrava più un interrogatorio effettivamente. Accasciandosi contro lo schienale della sedia, sospirò con una certa ironia per non fargli credere che stesse trovando il tutto noioso, anche se era effettivamente così e Near lo sapeva già.
«Beh» riprese poi «è un peccato però».
Per la prima volta da quando Mia si era seduta, l'albino le rivolse una fugace occhiata che l'altra non seppe come interpretare.
«Tu dov'eri?»
A sentirlo sbatté le palpebre un paio di volte, sorpresa da quella domanda. O meglio, dal fatto che Near gliel'aveva effettivamente posta.
«In camera mia a dormire» mentì alzando le spalle con un sorriso sbieco. Near sostenne il suo sguardo per un po' prima di tornare a dedicare la propria attenzione al puzzle.
«Ti ho sentito parlare con il professore Kim dopo la lezione di lingue. Passavo di lì».
L'espressione di Mia vacillò.
«Ah sì?»
Era incerta su cosa dire, se buttare in mezzo una scusa o sviare l'argomento. In ogni caso era pressoché inutile: le probabilità che Near sapesse già tutto erano alte. Anzi, era sicuramente così. Anche in quel momento, sebbene paresse assorto in altro, Mia sapeva che l'albino stava studiando il suo linguaggio corporeo, la posizione della schiena, la rigidità e le mani ora nascoste sotto il tavolo. In quel momento, sentendosi alle strette, si maledisse mentalmente per essersi seduta lì. L'ultima cosa che voleva era far finire nei guai il professore Kim. Non ne avevano mai davvero discusso, ma era sicura che non fosse concesso conservare informazioni riguardo gli ex studenti, e tutto ciò per il bene comune. Considerando che Roger si faceva riconsegnare le lettere che suo padre le spediva era chiaro che la politica di riservatezza alla Wammy's House era severa. Né gli insegnanti né gli assistenti, né i ragazzi conoscevano i nomi dei rispettivi compagni. Diamine, forse nemmeno Roger li conosceva. Da quando era arrivata era sempre stata la pecora nera del gregge e l'unico che le avesse allungato una mano, l'unico che l'avesse vista per chi era e non per chi era stata sua madre, era il professore Kim. L'idea che l'uomo potesse incorrere a delle conseguenze per colpa sua dopo tutto quello che aveva fatto per lei le fece salire la nausea.
«Tranquilla, non ho intenzione di fare la spia».
Ancora una volta Near la colse alla sprovvista. Come se un macigno le fosse appena stato tolto dalle spalle, Mia si ammorbidì rilasciando la tensione che aveva trattenuto fino a quel momento sottoforma di un sospiro silenzioso.
«Grazie» fu tutto ciò che riuscì a dire. Restarono in silenzio per alcuni secondi prima che Mia decidesse che era giunto il momento di alzarsi.
«Beh, è stato un piacere Near. Non facciamolo mai più»
«Sono d'accordo».
Soddisfatta, Mia si voltò. Prima che potesse allontanarsi dal tavolo, tuttavia, Near parlò di nuovo attirando la sua attenzione.
«È stato un piacere anche per me, Mia».
Nel sentirlo la corvina di girò ancora una volta verso di lui con l'intenzione di sorridergli, ma Near non la stava guardando. Scosse la testa alzando gli occhi al cielo, aspettandoselo infondo. Quindi riprese a camminare verso l'uscita della mensa ora parzialmente vuota.

𝐑𝐞𝐪𝐮𝐢𝐞𝐦 || 𝑀𝑖𝒉𝑎𝑒𝑙 𝐾𝑒𝑒𝒉𝑙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora