Capitolo 7: l'alba

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Era la terza mattina che mi svegliavo, convinto di essere a casa mia, con la mia famiglia. Ma poi, guardandomi attorno, scoprivo ogni volta di essere in una stanza diversa da quella in cui ero abituato a svegliarmi ogni mattina, troppo sfarzosa per essere la mia. E per la terza volta al disorientamento iniziale seguì la paura, la nausea, la nostalgia e l'indignazione, che mi colpirono ad uno ad uno con la forza di un pugno, dritti al petto.

Mi sedetti e cercai di calmarmi, dopodiché mi preparai, meccanicamente, per andare a mangiare la colazione. Ma quella mattina avevo lo stomaco chiuso, sapevo che ogni giorno che passava sarei stato sempre più vicino all'arena, sempre più vicino alla morte e sempre più lontano da tutte le persone che avevo amato.

Stavo guardando fuori dalla finestra, immerso nei miei pensieri, senza accorgermi che nella sala era appena entrata Candice. La notai solo quando si spostò accanto alla finestra, entrando nel mio campo visivo.

《Sai》 disse trapassando il mio corpo da parte a parte con il suo sguardo di ghiaccio《trovo sempre gratificante osservare voi giovani, estratti alla mietitura, straziarvi per la separazione dai vostri cari, per la consapevolezza della vostra morte imminente, perché morirai, lo sai vero, Haymitch?》

《Si, so di avere poche speranze》le risposi, continuando a guardare il panorama e cercando di non badare troppo alle parole che aveva appena detto.

《Meglio così. Sai, i giochi servono anche a questo, a purificare i distretti eliminando gli elementi più deboli, inutili ed incapaci di sopravvivere.》sorrise, glaciale.

Stavo per perdere la calma, sentivo che se avesse aggiunto ancora qualcosa avrei rischiato di aggredirla.

《Sai cos'altro penso, caro Haymitch?》ma non fece in tempo a finire la frase che fece il suo ingresso Aloysius. Candice si bloccò. 《Prego》continuò il vecchio《voglio sentire anch'io cos'hai da dire.》

《Nulla d'importante, Aloysius. Penso che andrò a prepararmi, tra meno di due ore arriveremo a Capitol City. Farete meglio ad essere tutti pronti per allora.》ed uscì dalla sala con passo rigido.

《Ragazzo, mi dispiace che tu debba sentire questi discorsi》disse posandomi una mano sulla spalla《ma è la mentalità della maggior parte degli abitanti di Capitol City, di coloro che non rischiano di partecipare ai giochi o che non rischiano di vedervi morire i propri figli. Lei lo prende come un gioco, niente di più che un intrattenimento. Per questo non devi badarle, non sa quel che dice, e non lo saprà mai.》
《Non c'è bisogno che ti scusi per lei o che la giustifichi》gli risposi《so perfettamente che razza di persona sia, ma non ho intenzione di lasciar correre la prossima volta che accadrà una cosa del genere, faresti meglio ad avvisarla. Ed ora, se vuoi scusarmi, vado a prepararmi per il grande arrivo a Capitol.》e mi diressi verso la porta.

《Aspetta Haymitch, tu non...》ma non feci in tempo a sentire la fine della frase.

***

Stavo ammirando il trionfo di colori che lalba portava con se quella mattina, mentre tutti gli altri ancora dormivano. Per la prima volta mi fermai a pensare: sarei davvero riuscita a completare la mia missione? Era una domanda alla quale non riuscivo a rispondere, una domanda che mi tormentava, eppure dovevo riuscirci, per Mitch, perché non avrei sopportato di perderlo. In quel momento un uccello si posò accanto a me, sul tronco di un albero caduto, che avevo usato come cuscino. Non era esattamente bello, non aveva nulla di particolare nel piumaggio, era semplicemente nero, come il carbone, eppure era maestoso, era il re del cielo. Allora, guardandolo meglio, lo riconobbi: era una Ghiandaia Imitatrice, come quella che c'era sulla spilla che avevo lasciato a Katerina. Il suo ricordo mi colpì con forza, seguito da quello di mia madre e di Martha. Non avevo più pensato a loro, negli ultimi giorni c'era stato posto solo per Haymitch. Ma doveva averle distrutte la mia partenza, senza preavviso, senza un addio. E mi feriva pensare a loro, a come le avevo lasciate, al rischio che gli facevo correre se fosse stata scoperta la mia mancanza. La ghiandaia volò via, ed io lasciai andare con lei i pensieri sulla mia famiglia e su Haymitch, tornando a concentrarmi sull'alba e sulla nuova giornata di marcia che stava per cominciare.

***

《Katerina, Martha! Venite in cucina, la torta è pronta!》gridò Helen, rivolta alle sue figlie ed entrambe si precipitarono in cucina, per mangiare una delle buonissime torte di mele che Helen era bravissima a fare.
Martha osservò la madre e notò il volto stanco e tirato e le occhiaie che le marcavano gli occhi.

《C'è qualcosa che ci dovresti dire, mamma?》chiese sospettosa.

《Sì, ecco》 cominciò Helen, incerta《è per vostra sorella, Maysilee. Vi avevo detto che sarebbe stata nel bosco con i suoi amici per un paio di giorni, ma la verità è che ha deciso di partire per Capital City, per arrivare da Snow e obbligarlo ad aiutare Haymitch. Ci ha lasciato questa lettera la mattina che è partita, e anche questa spilla per te, Katerina.》e passò la busta e la spilla con la Ghiandaia Imitatrice alle figlie che la guardavano sbalordite.《Mi dispiace per non avervelo detto prima, ma speravo che May si rendesse conto dell'impossibilità dell'impresa e tornasse a casa. A quanto pare, però, ha preso la sua decisione: non credo tornerà, è partita da tre giorni, con Ben ed Emy.》

《Ma come può averci fatto una cosa del genere?》scattò Martha《Come può averci abbandonate per Haymitch? Noi siamo la sua famigli! Noi, non lui! E comunque non riuscirà mai a salvarlo, non se ne rende conto quella stupida?》

《Ora calmati, Martha》intervenne Helen posandole una mano sulla spalla, che lei allontanò con impazienza《non devi prendertela troppo con tua sorella. È vero, non è stata particolarmente intelligente a fare una cosa del genere, ma si è innamorata e so che non sarebbe mai riuscita a perdonarsi per non aver nemmeno tentato di dare una mano a Mitch, si sarebbe portata dietro il rimorso per sempre, e questo l'avrebbe distrutta. So che ora probabilmente non capisci, ma l'ha fatto per amore, ed è una forza a cui non ci si può sottrarre, un giorno capirai.》

《Si, come no》rispose Martha più irata che mai《io vado in camera mia, non chiamarmi per cena.》ed uscì dalla cucina sbattendo la porta.

《Scusa mamma》intervenne Katerina《vado a cercare di farla ragionare.》

《Certo, tesoro va da lei e restale accanto, ne ha bisogno.》

Le Cronache di Haymitch AbernathyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora