Capitolo 5

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Eirian

La sala dove venne condotta era enorme, talmente spaziosa da ospitare un tavolo da trenta posti. Dorian sedeva capotavola, il viso illuminato dalle fiamme di una candela, ombre scure e minacciose danzavano sul suo viso e sui dipinti appesi alle pareti.

Eirian si sedette accanto a lui, dove si trovava un piatto pieno di zuppa fumante e dall'odore squisito. Ho così fame che se fossi ancora sulla Cerberus avrei fatto il bis della zuppa di Feliks.

Wayle la seguiva come un'ombra, secondo gli ordini del principe, ma i suoi occhi tradivano la sorpresa che aveva attraversato entrambi quando si erano riconosciuti. Il suo stalliere, il ragazzo che le aveva mostrato la bellezza negli animali, colui che le raccontava storie e che era stato licenziato per averle mostrato bontà e affetto. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che si erano visti... Lei era poco più di una bambina, lui un ragazzino ancora acerbo. Quante cose erano cambiate, e non solo i suoi connotati. Adesso, Wayle aveva il volto da uomo, segnato dalle fatiche del lavoro e da ombre scure a cui Eirian non poté dare un nome. Ma anche lei era cambiata, era diventata una donna, una principessa -una regina.

Cosa ci faceva Wayle agli ordini del Principe di Apristan? Com'era arrivato fin lì e perché Dorian si fidava di qualcuno che era nato e cresciuto ad Askos? Non riusciva a trovare una risposta, la sua mente era un buco nero di parole dove solo due occhi color ghiaccio la guidavano nell'oscurità.

"Erie, mi fa piacere vedere che ti sei data una rinfrescata." il ragazzo le fece cenno di sedersi, ma nel suo sguardo non c'era traccia di gentilezza. Con una mano congedò la guardia e Eirian seguì Wayle con lo sguardo finché non scomparve dietro la porta, lasciandola sola con il principe. "Mangia, sei terribilmente magra e non posso permettere che la mia futura sposa sembri un cadavere ambulante."

Le parole le avrebbero fatto più male se non fosse stato per la stanchezza che le stava disintegrando le ossa. Anche se avesse voluto sfidare il principe rifiutandosi di mangiare, non aveva la forza di opporsi. Utilizzare anche solo un briciolo dei suoi poteri, attingere all'anima del gioiello dell'Olimpo per alimentarsi l'aveva distrutta.

La prima cucchiaiata le fece esplodere le papille gustative e quasi si soffocò con il secondo e terzo boccone prima di rallentare e prendere un bel respiro. La zuppa era bollente e le bruciava la gola e la lingua a ogni cucchiaiata, ma la fame era più forte di qualunque cosa avesse mai provato.

"Dobbiamo discutere del matrimonio, principessa, perché non si organizzerà da solo."

Eirian alzò appena il viso dalla zuppa, scoccando al principe di ghiaccio e crudeltà uno sguardo indifferente, quasi scocciato. Ma dentro di lei ribollivano le fiamme dell'ade, alimentate dalla vendetta.

Per Rhys, avrebbe chinato la testa. Per la sua libertà, sarebbe apparsa debole. Per i suoi amici, per la sua vera famiglia, avrebbe collaborato.

"Cosa devo fare?"

"Oh, niente di che. Ho già contattato lo stilista più rinomato dell'intero paese, sarà qui tra pochi giorni per prendere le misure del tuo vestito mentre io mi occuperò di redigere il contratto matrimoniale che ci legherà a vita e mi consentirà di reclamare il trono di tuo padre come mio e- ah, sì- tu dovrai spedire gli inviti."

Eirian prese un respiro profondo e annuì. Poteva anche occuparsi di qualche foglietto di carta, di apporre qualche firma e stare ferma per ore mentre qualcuno le infilava spilli nelle gambe o nelle braccia, non sarebbe stato poi così difficile. Ma le serviva del tempo per stare sola con Wayle, per assicurarsi che il ragazzo la aiutasse a scappare.

Ma una volta fuori dal castello, dove sarebbe potuta andare?

I suoi unici amici erano dei pirati il cui capitano lei continuava a sognare la notte. Poi c'era sua Sorella, Isobel, ma Eirian non aveva modo di sapere dov'era. 

"Vorrei sapere se mi è possibile fare un giro qui intorno uno di questi giorni" notando lo sguardo contrariato del principe aggiunse, "Seguita dalla guardia e con il suo permesso, Altezza." Eirian era vissuta subendo le angherie di un mostro per anni, sapeva come fare per placare l'ira di un uomo come Dorian Thornton. Non le piaceva -anzi, lo detestava­- ma lo avrebbe fatto se significava riuscire a scappare e ritrovare la sua libertà.

"Certamente, ti verrà concesso di andare nel giardino ma solo per qualche ora. Non vorrai rovinare la tua pelle con tutto quel sole, non è così, cara?"

Eirian storse il naso e appoggiò il cucchiaio nella scodella di metallo, facendola tintinnare. Si alzò in piedi, esausta dalla vista del principe e nauseata dalla sua presenza. "Se mi scusate, andrei a riposare" con un inchino fece per uscire dalla porta ma il ragazzo la afferrò e la fece girare, stringendole dolorosamente il polso.

"Cerca di ricordare, Eirian Lancaster, che sei viva solo perché mi servi. La tua posizione è instabile. Se fossi in te eviterei di farmi perdere le staffe, intesi?"

Eirian annuì, incapace di proferire parola. Due mani la afferrarono per le spalle, conducendola all'esterno della sala.

"Cosa pensi di fare?" una voce roca le sussurrò all'orecchio per non farsi sentire dalle guardie appostate alle pareti. La ragazza si rilassò sotto al tocco forte ma gentile del ragazzo, colui di cui il principe si fidava al punto da affidargli la protezione della principessa. "Non otterrai niente da lui se lo farai arrabbiare."

"Non gli hai detto di ciò che è successo con le cameriere, vero?" rispose la ragazza, il tono così basso che pensò Wayle non l'avesse sentita.

"No, ovviamente no. Se l'avessi fatto ti avrebbe colpita e non voglio accada, non perché sono stato io a fare la spia."

Sotto lo sguardo di tutte quelle persone, Eirian non ebbe il coraggio di voltarsi per osservare l'espressione del ragazzo. Non si fidava di lui, non importava ciò che il suo cuore voleva farle credere o ciò che la sua mente le diceva. Aveva imparato a fare affidamento sui suoi poteri e solo su quello avrebbe riposto tutta la sua fiducia.

"Per questo ti ringrazio"

"Allora, vuoi dirmi che cosa hai fatto a quella donna?"

"Non lo vuoi sapere, non davvero."

Erano arrivati davanti alla sua porta, dove altre due guardie la aspettavano per accertarsi che non sarebbe scappata via nel bel mezzo della notte. 

Wayle le scoccò uno sguardo criptico prima di andarsene, rivolgendole solo un'espressione impassibile e la promessa di una chiacchierata più lunga quando non c'erano orecchie indiscrete che potessero spifferare tutto al principe.

Una volta sola, Eirian si buttò sul letto, il vestito che le avevano fatto indossare pizzicava ma la principessa era troppo stanca per cambiarsi, piangere o respirare. Si abbandonò a Morfeo, preferendo essere tormentata dagli incubi piuttosto che dai suoi stessi pensieri, i quali le ricordavano costantemente quanto sola fosse al mondo. Ma, scivolando nell'oscurità, fu la voce di Dorian a seguila, regalandole un sonno senza riposo.

     

Devi pensare a cosa sia E' lui che assorbe l'oscurità che tuo padre ti ha messo dentro.

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