Capitolo 11

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Devika

Il matrimonio si sarebbe tenuto il giorno dopo nella capitale e la cerimonia avrebbe preso luogo poco prima del tramonto, così da graziare gli invitati con un po' di brezza. I pirati avevano pensato a tutto, nessun dettaglio era stato lasciato al caso. L'unica cosa che rimaneva da fare era aspettare che la notte passasse.

Aislyn e Shiba avevano allestito un tavolo sul ponte, così che tutto l'equipaggio potesse mangiare all'aria aperta, bere, fumare, e giocare a carte. L'unico che non stava partecipando era Lacroix ma a nessuno sembrava importare. Alastar e Isobel le avevano consegnato il denaro poche ore prima e lei si era occupata di smaltirlo nel modo più accurato. Parte era servita per assicurare la fuga di Eirian e parte era stata spesa in cibo e nuove armi.

Dev si sedette tra Isobel -che con il broncio osservava Aislyn ridere e bere come una spugna- e un ragazzo che lavorava per lei e di cui non si ricordava il nome. Shiba la osservava di sottecchi contribuendo solo ad aumentare il suo odio per il guerriero.

Se aveva qualcosa da dirle poteva farlo, Devika gli avrebbe almeno concesso di ascoltarlo prima di voltargli le spalle e tornare a ignorarlo.

"Se ti comporti bene ti darò un biscotto, va bene?" Aislyn rise posando sul tavolo una mano vincente. Shiba sbuffò e le porse un sacchetto pieno di quelli che profumavano come biscotti al burro.

"Tigre rossa è avara"

"Oh, per gli dèi! Non prendertela, Shiba, lo sai che sono più brava di te."

Il brieg non rispose e mischiò le carte di nuovo, pronto per la rivincita. Aislyn si sollevò reggendosi con le mani sul tavolo per mettersi in piedi e sbandò, andando a finire di nuovo sulla sedia. Devika scattò in avanti e prese la bottiglia di rum che la piratessa stava cercando di afferrare. Aveva avuto abbastanza da bere e se avesse continuato così nessuno l'avrebbe potuta svegliare l'indomani mattina.

"Ti prego, Dev" sporse in avanti un labbro carnoso e puntò gli occhi scuri su di lei. "Un ultimo bicchiere."

"Il tuo ultimo bicchiere l'hai già avuto. Se vuoi qualcosa per dissetarti ti consiglio dell'ottima acqua."

Aislyn corrucciò la fronte e si sporse in avanti per prenderle la bottiglia dalle mani ma fallì, finendo a faccia in giù sul tavolo. Isobel si alzò, strusciando la sedia sul pavimento. Titubante, toccò il braccio della piratessa e fece per alzarla. Silenzio infestava ogni centimetro del veliero. Era come se l'intero equipaggio avesse percepito il leggero cambiamento di energia nell'aria.

"Non mi toccare." ringhiò Aislyn, sottraendosi al tocco della Madre.

Se Isobel rimase finita dal tono della piratessa non lo lasciò vedere. Il suo volto una maschera di indifferenza. Ma il modo in cui serrava e schiudeva il pugno lungo il fianco era una risposta più che esaustiva. "Ti serve una mano?" domandò, il tono così basso che quasi venne soffocato dallo scrosciare delle onde sul molo.

"Ti sembra che mi serva il tuo aiuto?"

Isobel alzò un sopracciglio. "Onestamente mi sembra ti serva più di una mano. Un centro di riabilitazione sarebbe più che sufficiente"

L'insinuazione ci mise qualche secondo a sedimentarsi nella mente di Aislyn. Il suo viso si deformò in una smorfia di dolore misto a odio che fecero scattare all'erta tutti i sensi della Vecchia. Non le servivano i suoi poteri a dirle che qualcosa si stava lacerando nei fili del destino. Doveva intervenire prima che fosse troppo tardi.

"Voi due" ordinò con un ringhio. "Seguitemi. Ora!" marciò fino alla cabina con passo spedito. Si fermò solo per aspettare le due ragazze e sbattersi dietro la porta con rabbia. Voleva la loro completa attenzione prima di iniziare a parlare. "Ora che ci siete entrambe possiamo discutere di ciò che vi prende in questi giorni."

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