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Un'altra giornata difficile a scuola, ma tanto lì lo sono sempre.
E spesso non solo lì.
Non ho seguito nulla, non ho fatto che muovermi il più silenziosamente possibile, ma sento ancora tanta energia da sfogare nonostante sia già esausto. E ciò mi porta ancora più stress da rilasciare... un circolo senza fine.
Ora mi aspettano anche gli allenamenti, ma ho paura.
Perché quando sono più nervoso non mi controllo e mi muovo e parlo di più, e già lo faccio fin troppo di solito.
Non mi sopporto, non biasimo gli altri per non riuscire a farlo nemmeno loro.
Mentre sono in palestra mi sforzo di contenermi, ma ho troppa poca concentrazione per controllarmi... ed energia, paradossalmente.
Anche durante la partita non riesco a star fermo, e non solo per giocare, ma anche tra un punto e il servizio successivo.
Continuo a muovere le braccia in attesa della nostra battuta, ma sento qualcosa fermarmi: è la mano di Kageyama.
Mancava il suo intervento anche oggi.
<<Vuoi stare un po' fermo? Ora vomito>>
<<Scusa>> mormoro ritirando il braccio dalla sua presa; di solito controbatto, ma oggi non mi va, e lui sembra accorgersene e rimanere sorpreso.
<<Grazie, posso andare?>>
Ecco anche Tsukishima, che non perde allo stesso modo occasione per sottolineare ogni mio movimento e quanto sia contento ogni volta che Kageyama mi ferma.
Ovviamente è sempre colpa mia.
<<State calmi, Tsukishima batti>>
Meno male che c'è l'allenatore almeno, però mi vergogno così tanto che mi sento arrossire e accaldare, col desiderio di farmi talmente piccolo da scomparire nello stesso istante.
Penso di riuscire a fare attenzione al gioco solo perché altrimenti significherebbe altre prese in giro, ma sono così stanco e in confusione che mi sorprende poter arrivare alla fine.
Una volta terminato, scappo subito nello spogliatoio per prendere le mie cose e uscire dalla palestra il più in fretta possibile, tenendo lo sguardo basso per evitare quello di chiunque altro. Mi viene da piangere, ma non so perché; penso solo che oggi sia andata peggio del solito.
Mi pesa davvero tanto essere così, venire riconosciuto e identificato in qualcuno che sono non per causa mia.
So di non essere la mia distrazione, i miei movimenti quasi involontari, le mie parole... eppure tutti mi smentiscono e considerano solo questo.
Quindi forse hanno ragione loro, non sono altro che un disastro ambulante che non è in grado di fare altro che caos e rumore.
Dovrei davvero smetterla, basta così: da domani devo trattenermi a tutti i costi, anche col rischio di implodere.
Mi sfogo per tutto il percorso verso casa, facendo defluire lo stress rimasto nella rapida pedalata con cui raggiungo casa, mettendomi a letto appena dopo essermi cambiato e aver cenato.
Sono davvero esausto, e sono consapevole che domani sarà ancora peggio... ma va bene così, forse lo merito davvero.

La mattina dopo decido di svegliarmi presto per andare a correre prima di iniziare le lezioni, così posso stancarmi già abbastanza da ridurre il movimento; poi vado a scuola a piedi piuttosto che prendere la bicicletta, così da sfogarmi di più.
Sono già a pezzi, ma non fa niente.
In classe cerco di concentrarmi il più possibile sulla lezione, tenendo la mano libera dalla penna sotto la gamba in modo da non muoverla, anche se i piedi non riesco a fermarli.
Però è già un inizio, mi sto allenando, provo a vederla così.
Il problema subentra in palestra: ho bisogno di tutto il corpo e non posso quindi bloccarlo in alcun modo... e la stanchezza è già insostenibile.
Come i loro commenti appena mi vedono, vergognandomi di apparire visibilmente provato.
<<Se non ti muovessi così tanto non saresti stanco, se non reggi la tua energia stai fermo>>
Vorrei fosse così facile, Kageyama.

Questa è la mia routine per 5 giorni di fila e sono a fine settimana: è tantissimo rispetto a quanto pensassi di reggere.
Ogni giorno sono riuscito a stare più fermo, ma mi sento esausto, e forse è proprio questo il motivo della mia maggiore calma.
Almeno ad allenamento sembrano averlo notato.
<<Finalmente hai smesso di muoverti così tanto, eri insopportabile>>
Già, grazie Kageyama, anche per me.
La giornata adesso sta per finire, ma la mia forza anche, e non so come fare a resistere nemmeno per gli ultimi 10 minuti.
<<Devo andare in bagno>> balbetto verso l'allenatore, che acconsente con un cenno della testa.
<<Strano>> borbotta ironico Tsukishima, e aspetto già il commento aggiunto di Kageyama, ma non arriva; questo sì che è strano.
Ma ho altre priorità ora per pensarci: devo chiudermi lì prima di crollare.
Appena serro la porta del bagno, mi accascio contro la parete e scivolo verso il pavimento. Mi sembra di svenire, non sento più niente, se non il mio cuore martellare nel petto e il respiro mancarmi, il corpo che trema.
Inizio a piangere, ho una paura incredibile: non so cos'abbia e nemmeno se passerà. Ho paura.
Avverto gli altri rientrare, e spero davvero che a nessuno serva il bagno o che chiedano di me.
Ma tanto a chi importa di quello stupido ragazzino che disturba sempre?
Ben venga che si levi dai piedi, no?
Trattengo i singhiozzi con le mani premute sulla bocca finché non mi sembra che tutti siano fuori e ne lascio poi andare alcuni più rumorosi, sentendomi troppo a corto di fiato per tenerli ancora.
Poi percepisco dei passi e mi blocco.
In un attimo in cui non ho nemmeno il tempo di rendermene conto, la porta si apre di scatto ed entra proprio lui. <<Ecco dov'eri>>

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