Capitolo 5

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«Scortese da parte tua abbandonarmi anzitempo, Alina.» non avevo più il pugnale tra le mani, mi era stato strappato di mano. Avevo ancora gli occhi chiusi, sapevo che quella era solo un'allucinazione. Una minuscola parte di me che voleva rimanere attaccata a una vita che non aveva più senso di essere vissuta.

«Alina. Apri gli occhi, sciocca ragazza.» ordinò la mia allucinazione. Io sbuffai, esasperata. Praticamente ero diventata la rovina di me stessa.

«Non sei qui.» dissi e non avevo intenzione di aprire gli occhi. Che crudeltà il mio inconscio, cercare di mostrarmi l'unica cosa che mi avrebbe strappata alla morte. Io la volevo quella morte, volevo mettere fine a quella sofferenza.

«Per i Santi, Alina.» imprecò e poi lo sentì. La sua mano che stringeva la mia, un antico potere scorrermi dentro, bruciare le vene. Una luce mi richiamava, galoppava dentro di me come un branco di cavalli aitanti. Era così familiare, inoltre sapevo cosa fare. Nonostante la sorpresa, lasciai che si propagasse e si espandesse fuori di me. Illuminando a giorno quella placida notte.
Aprii gli occhi, attorno a me vidi solo bianco, tanto da accecarmi e lo lasciai andare. Richiamai a me quell'antico potere. Finalmente, riuscì a scorgere la sua sagoma scura in tutta quella luce che andava spegnendosi lentamente. Era lui. Non l'Oscuro. Non l'Eretico Nero. Solo Aleksander, un giovane con un potere immenso.
«Sei qui...» bisbigliai tirandomi su. Se quella era un'allucinazione, mi avrebbe decisamente fatto male. Oltretutto, non avevo mai sognato di ritrovare il mio potere. Quindi o era vero o un bruttissimo scherzo della mia mente.

«Sono qui. Vedi?» mi diede un pizzicotto sul braccio, io sussultai di dolore. Dolore vero.
Non era un sogno.

Avrei voluto gettargli le braccia al collo, piangere di gioia, ma lui si ritrasse e mi voltò le spalle.
«Fa male, vero? Sapere che sarai sola per sempre.» disse, il suo tono non era però severo, solo serio.
«Non hai resistito che qualche mese, Alina. Riesci a immaginare cosa voglia dire vivere centinaia di anni con questo peso?»

«Tu... avevi Baghra.» suonò tanto come una giustificazione.

«Pensi che mi bastasse?» si voltò verso di me, trafiggendomi con le sue iridi del colore del quarzo.

«E cosa invece ti sarebbe bastato?» lo incalzai, muovendo un passo verso di lui.

«Alina, una volta ti dissi che non c'è nessuno come noi. Che siamo unici. Questo» mosse un passo verso di me e mi afferrò la mano. Sentì la sua forza aumentare il mio potere. Era ancora un amplificatore.

«Ci lega. Ieri, oggi, domani. Sempre, Alina.»

«Perché adesso?» domandai.

«Adesso cosa?» sembrava confuso, eppure la mia era una domanda molto semplice.

«Perché adesso, perché non prima? Perché non dieci anni fa o venti, o cinquanta. Perché adesso?» lui mi guardò attonito. Poi scoppiò a ridere.

«Mia Alina, mia piccola giovane Alina.» posò i palmi delle mani sulle mie guance, non fosse stato così delicato avrei trovato irritante quella sua risposta. Avevo vissuto quasi per cento anni, ma lui mi definiva comunque giovane. Sapevo però, in confronto a lui, che aveva ragione.

«Ho vissuto tante di quelle vita Alina, posseduto quasi ogni nome, messo in scena così tante morti e rinascite che non sapresti nemmeno immaginare. Tu Alina, appena hai vissuto una volta.»

«E con questo?» era una domanda sciocca. Lo sapevo bene, ma la posi comunque.

«Ho cercato, erroneamente, di costringerti a una consapevolezza che non potevi ancora comprendere.» disse serio.
«Dovevi avere la tua prima vita, capire che non sarebbe mai stata come quella degli altri. Comprendere che anche con il tuo amato Tracciatore, a lungo andare, non saresti stata felice. Non per sempre.» sapevo che aveva ragione. Era, in fondo, stato anche quello uno dei motivi che mi avevano spinta a togliermi la vita: la consapevolezza di essermi privata dell'unico mio eguale. Lui.

«Non amare Mal non sarebbe stato giusto. Io non potevo sapere...» mi interruppe.

«Alina, sto dicendo esattamente questo. Per quanto avrei volentieri lasciato a morire il tuo piccolo Tracciatore nella Faglia ho capito che, per un po', avresti avuto bisogno di lui.»

«E così tutto si riduce a questo? Mal è stato solo una breve parentesi della mia vita?» domandai, il ricordo di me e lui da bambini sdraiati nell'erba, abbracciati, ancora mi faceva male.

«Questo non lo rende meno importante per te» sembrava sincero ed evidentemente ammetterlo gli costava.

«Ma tu sei più importante» la mia sembrò una domanda. In un certo senso, avevo sempre saputo che era così.

«È quello che spero. Probabilmente quello che sarà» io non risposi.

«Anche io ho amato, molto prima di incontrarti.» sospirò, io sollevai lo sguardo su di lui.

«Ma quello che tu volevi... la tua ambizione, il potere che entrambi abbiamo bramato. Era sbagliato» non capivo, eravamo forse destinati a combatterci in eterno? E se sì, perché mi sentivo così legata a lui? Anche se lui, in un modo o nell'altro sarebbe sempre tornato per via di chissà quale potere dei Santi, sapevo che non sarei mai più stata capace di ucciderlo.
«Ancora non vedi il quadro più ampio Alina. Se solo tu fossi arrivata prima...» sembrava turbato, sofferente «ma doveva andare così, non so se mi sarei reso conto di tutto questo se tu non mi avessi fatto aspettare tanto. Se non avessi patito tutto quello che ho passato.»

Ancora mi era impossibile immaginare che vita difficile potesse aver vissuto. Io a confronto ero solo una sciocca ragazzina che non era stata capace di rallegrarsi completamente di quella che era stata una vita, alla fine, perfetta.
«Cosa hai capito allora? Dimmelo, ti prego.» gli strinsi le mani.

«Te l'ho già detto» rise, sembrava volermi esasperare. Non avevo nemmeno la forza di alzare gli occhi al cielo, c'erano ancora tante cose che non riuscivo a capire. Inoltre, avrei dovuto avere paura di lui. Del suo potere. Nondimeno ero felice che fosse lì, con me.

«Spiegami ti prego» lo supplicai, ma di rimando ricevetti solo un altro dei suoi mezzi sorrisi.

«Dopo quasi cento anni, sei ancora la stessa ragazzina impaziente. A suo tempo, Alina. Ho l'eternità per spiegarti qualsiasi cosa tu voglia, e tutta un'altra eternità per imparare insieme a te.» mi posò un bacio sulla fronte.

«Te l'ho sempre detto. Io e te cambieremo il mondo Alina.» 

A suo tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora