= capitolo quattro: 𝐕𝐌𝐎𝐍

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Yoongi non si trovava da nessuna parte quando Namjoon entrò nel loro appartamento, quindi  occupò il divano. 

Appoggiando i fogli sul tavolino, andò in cucina a prepararsi un caffè. 

Il giorno dopo sarebbe stata l'ultima sessione del suo progetto per questa settimana, quindi oggi avrebbe dovuto leggere tutti quei testi. 

Dopo due ore di lettura e commenti, la porta si aprì ed entrò Yoongi dalle guance rosse e sorridente. 

Namjoon guardò il suo coinquilino incredulo. 

Il vampiro aveva spostato il culo fuori dal castello? 

Alla luce del giorno? 

Ma si svegliò dal suo congelato stato di fissazione quando sentì un debole abbaio. 

A un corto guinzaglio rosso che pendeva dal polso di Yoongi era appeso un cagnolino che sembrava un orsacchiotto.

"Che cazzo, Yoongi!", sbottò e si avvicinò alla strana coppia.

Guardando il cane, si grattò il collo.

"Mi hai sempre detto di trovare qualcuno di cui occuparmi.", disse il nero e sorrise felice. "Quindi, ho comprato un cucciolo."

"Lo vedo.", rispose Namjoon, incerto su cosa pensare.

"L'ho già portato a fare una passeggiata due volte, e ho comprato delle verdure.", blaterò il suo coinquilino.

Namjoon annuì e si accucciò davanti al cagnolino. 

"Se tutto va bene, non ti farà morire di fame come lui muore di fame mentre lavora.", parlò al cucciolo mentre gli accarezzava la testa.

"Il suo nome è Holly.", annunciò Yoongi con orgoglio e scatenò la nuova coinquilina.

"Non pulirò, non gli darò da mangiare, non lo porterò a fare la passeggiata.", chiarì Namjoon. "È  completamente e totalmente sotto la tua responsabilità."

Yoongi alzò gli occhi al cielo ma borbottò un "capito" prima di seguire il suo cane in soggiorno.

"No Holly, basta!", sentì il suo coinquilino e corse dietro ai due, finendo quasi sul pavimento di legno levigato.

Il cucciolo stava mangiando il suo progetto. 

Diavolo, no! 

Dopo aver salvato le sue carte dal cane, aveva ripreso a leggere e stava per raggiungere il fondo della pila. 

Altri due commenti dopo, raccolse il foglio stropicciato del suo studente speciale e iniziò a leggere:

Le pagine del libro che stava leggendo frusciavano dolcemente quando passò alla successiva. 

Le sue mani forti con le dita lunghe e sottili, che normalmente rompevano il gesso tenendolo troppo stretto, accarezzavano la carta come se toccasse le ali di una farfalla. 

L'unica mano che non era occupata a tenere il libro, però, si sdraiò sul tavolo e gioco con la sua gomma. 

Quelle dita che non riposavano mai erano la parte che tradiva la sua irrequietezza eterna, che normalmente si manifestava nella sua abitudine di toccarsi le labbra mentre pensava e gesticolava selvaggiamente mentre parlava. 

L'abitudine di toccarsi la bocca, infatti, era ciò che aveva costretto più e più volte la mia attenzione sulle sue labbra. 

La loro forma rotonda quasi perfetta era il sogno di ogni ragazza di possedere e il sogno di ogni ragazzo di baciare. 

𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐫𝐭 𝐎𝐟 𝐖𝐫𝐢𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐒𝐦𝐮𝐭 || vmonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora