Un campanello d'allarme

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Il resto del weekend e l'inizio della settimana successiva furono noiosi. Molto noiosi. Charles era dovuto andare in Italia, precisamente a Maranello, dove c'è la sede principale della Ferrari per questioni di lavoro e Claire ormai la vedevo sempre di meno, si era praticamente trasferita a casa di Lando.

Chiamai la mamma un paio di volte, soprattutto nei momenti di solitudine, che stavano diventando sempre di più. Mi ero ripromessa quella sera sullo yacht che sarei stata più presente con lei e a piccoli passi avevo iniziato a farlo.

Senza dare troppo nell'occhio le avevo anche chiesto cosa avrebbe fatto il weekend successivo, giusto per capire quale fosse il momento migliore per farle la sorpresa, e mi aveva detto che sia domenica e sia lunedì non avrebbe lavorato.

I primi giorni Charles mi aveva mandato qualche messaggio e una volta mi aveva anche chiamata, però poi era quasi completamente sparito, ricevevo al massimo un "buongiorno" ed un "come stai?"

Chiamai anche Claire insospettita da questa cosa, per chiederle se anche Lando fosse così con lei quando andava via, e fortunatamente la mia coinquilina, anche se ormai chiamarla così non era propriamente corretto, mi aveva rassicurata e tranquillizzata.

I piloti in pista toccano i 350 km/h e anche la loro vita andava a quella velocità, allenamenti, interviste, prove con i simulatori, test in pista, cambiano paese continuamente e non si fermano nemmeno per un secondo.

Fortunatamente il martedì Carlos, che non era andato a Maranello con Charles, ci aveva invitato tutti a cena a casa sua, quindi, nel pomeriggio, dopo aver studiato un po' mi ero preparata.

Le temperature iniziavano ad abbassarsi a Monaco, fortunatamente il sole continuava a splendere ma alla fine era sempre ottobre. Indossai un paio di jeans neri abbastanza attillati, le mie solite scarpe da ginnastica, una maglietta a mezze maniche bianca e la mia immancabile giacchetta di pelle.

Claire e Lando erano passati a prendermi per le 19, l'atmosfera in macchina sembrava abbastanza serena, ma percepivo fosse successo qualcosa. Claire quel giorno era particolarmente taciturna. Che fine aveva fatto la mia spumeggiante amica? 

All'inizio avevo fatto finta di nulla, ma a casa di Carlos, mentre i ragazzi erano davanti al simulatore per giocare l'avevo presa in disparte cercando di capire cosa fosse successo.

"Niente, va tutto bene" mi aveva risposto, ma sapevo non fosse così, si capiva perfettamente dai suoi occhi che qualcosa non andava.

"Claire, si vede che non va tutto bene, ma non voglio forzarti. Sappi sempre che quando ti andrà di parlarne io sono qui" le dissi stringendola in un abbraccio. 

Appena mi staccai notai che stava piangendo, non avevo mai visto Claire così preoccupata o delusa per qualcosa e le sue lacrime fecero accendere ancora di più un campanello d'allarme dentro di me.

"Hai scoperto qualcosa?" le chiesi riferendomi a Lando, iniziai a pensare di tutto e la prima cosa che mi venne in mente era proprio un comportamento non rispettoso da parte del pilota di Formula 1.

"Si, ma non è quello che credi, Lando non ha fatto nulla" rispose lei "se così possiamo dire.." e nel mentre un'altra lacrima le scendeva dagli occhi.

Vedere la mia migliore amica così mi stava quasi distruggendo, volevo aiutarla, ma non sapevo cosa fare. In quel momento l'abbracciai di nuovo, io ero lì per lei e quando si sarebbe sentita pronta per parlarne l'avrei ascoltata.

Nel mentre vidi Carlos dall'altro della vetrata iniziare a fare gesti buffi per farci capire che la cena era pronta. Per un momento mi venne da ridere, Carlos gesticolava quasi quanto gli italiani e quella era una cosa di casa che mi mancava da morire.

Mi accomodai in una qualsiasi sedia libera e Carlos si posizionò proprio accanto a me "Sta bene chica?" mi chiese a bassa voce notando che Claire aveva pianto mentre nel resto del tavolo c'era una grande confusione.

La voce di Daniel era particolarmente alta e acuta e la risata di Lando era sicuramente in grado di crepare un bicchiere di cristallo.

"Spero di sì, non mi ha detto nulla" riposi allo spagnolo sempre senza dare troppo nell'occhio.

Il resto della cena proseguì abbastanza tranquillamente, lo chef di Carlos aveva preparato una paella di pesce accompagnata da una grande ciotola di sangria, era una perfetta cena in stile spagnolo.

Io non avevo mai assaggiato la sangria e Carlos mi spiegò che è una bevanda tipica della Spagna in cui si mettono dei pezzi di frutta nel vino rosso per poi servirla fredda. Ovviamente non avevo mai bevuto vino rosso prima d'ora, ma i pezzetti di frutta aromatizzavano molto la bevanda e anche se la gradazione alcolica non era così bassa il sapore era davvero dolce.

Provai a convincere Claire a fare un brindisi con tutti gli altri ma non ci riuscii "il vino rosso non mi è mai piaciuto" commentò lei al secondo tentativo e ripensandoci l'avevo sempre vista bere champagne o gin tonic.

Dopo cena ci spostammo in una sala con un biliardo, immediatamente con la mente ritornai al pomeriggio in cui eravamo venuti in piscina qui a casa di Carlos e a quello che era successo in quella stanza.

Quasi di istinto guardai verso Claire e Lando, anche loro erano visibilmente imbarazzati al ricordo di quel giorno e soffocai una risata con la mano.

"Non c'è niente da ridere, chissà tu e Charles quante cosa fate quando siete da soli" mi disse la monegasca dandomi una piccola spallata.

Immediatamente Carlos si voltò verso i me, scrutandomi da cima a piedi con i suoi occhi neri e profondi. Mi stava praticamente facendo una radiografia.

Merda! 

Ero già pronta alla miriade di domande, dal suo sguardo avevo perfettamente capito che Carlos non sapeva niente di quella storia, io non gli avevo mai raccontato nulla ed evidentemente anche il suo compagno di scuderia aveva tenuto tutto per sé.

Probabilmente ai suoi occhi ero un'incoerente, giusto qualche giorno prima gli avevo detto che non ero pronta ad avere una relazione seria, sempre che quella con Charles potesse essere definita come una relazione, perché di questo noi non ne avevamo mai parlato.

Forse lo avevo ferito, anzi, era molto probabile, non gli avevo detto tutta la verità quel giorno che eravamo andati a fare aperitivo e avevo omesso volontariamente di aver baciato Charles.

Carlos era lì che mi stava fissando, quasi a voler elaborare il tutto. Forse nella sua testa ogni cosa stava prendendo senso, non mi sentivo pronta per una relazione seria perché in testa avevo già Charles, dal primo momento in cui l'ho visto quel giorno al bar non avevo fatto altro che pensare a lui. E probabilmente stava anche ricostruendo tutto quello che era successo al Gran Premio di Miami, il nervosismo del monegasco per gli articoli di giornale e il fatto di essere stato buttato fuori pista.

Non disse nulla, mi guardò con disprezzo, quello era ben visibile sul suo volto, poi si girò e continuò la partita a biliardo. 


Il Predestinato || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora