la forza del destino

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Portò lo sguardo sul ragazzo di fronte a sé, Manuel, un silenzio glaciale a dividere le loro menti mentre tentava d'elaborare nella propria le parole giuste per dargli una motivazione valida al suo gesto. L'aveva derubato per necessità, ché per lui quei soldi erano fondamentali per le bollette e il lavoro che aveva trovato ormai non gli bastava più, non se voleva permettersi anche dei pasti decenti nel corso della giornata. Non pretendeva troppo: un tetto sulla testa, un piatto caldo e un letto in cui dormire... per il resto, s'accontentava. Ma questo Simone – ricordava ancora vividamente il nome del ragazzo davanti a lui – ancora non lo sapeva e forse neppure l'avrebbe mai compreso appieno. Lui, che nella ricchezza doveva esserci nato e cresciuto e che di sicuro non aveva mai dovuto fare particolari sforzi per sopravvivere. Si notava dal suo abbigliamento e dal suo atteggiamento, negli occhi la fierezza di chi con una mazzetta poteva comprare le lodi di chiunque. A volte invidiava quelli come lui, che dalla vita avevano tutto eppure non eran costretti a dar niente indietro.

«T'hanno tagliato la lingua?»

Il ragazzo lo sfidò, probabilmente per spingerlo a parlare. Sembravano due persone completamente opposte, adesso che l'altro aveva preso una posizione più decisa e diretta mentre lui si stava mostrando nel classico silenzio che sfruttava per celare quella timidezza che da sempre si portava appresso. Perché Manuel era timido, non solo riservato, e s'apriva con davvero poche persone. Ma odiava mostrarsi vulnerabile, quindi nella maggior parte dei casi finiva semplicemente per metter su una maschera di silente indifferenza verso chiunque, finché qualcuno non veniva a cercarlo per primo. Anche se con Simone non era servito parlare, in quella notte tra loro, ma semplicemente guardarlo negli occhi e comunicargli con pochi gesti di voler alcuni istanti di solitudine con lui... Il resto, poi, era venuto da sé.

Non gli rispose a quelle parole, semplicemente perché al momento sapeva di trovarsi nel torto e appunto per questo non voleva peggiorare una situazione già critica. Più di una volta era stato dietro le sbarre per esser stato beccato in crimini di basso e insignificante conto, che però nella fedina penale servivano a sporcare e marchiare il suo futuro, quindi evitare ulteriori passi falsi al momento era la sua priorità.

Infilò la mano nella giacca indossata, tirandovi poi fuori un portafoglio che subito dopo porse al ragazzo per lasciarglielo prendere. Simone abbassò lo sguardo dai suoi occhi alla sua mano, lentamente, con diffidenza. Poi però lo riconobbe e lo prese, seppur sempre calcolando i suoi movimenti, quasi all'interno di esso ci fosse potuta essere una mina pronta a scoppiare al solo contatto. Quindi lo aprì per controllarne il contenuto, trovando all'interno tutti i documenti e le carte dei negozi che nel tempo aveva raccolto. Infine contò le banconote nella tasca maggiore e sollevò un sopracciglio, meravigliato, nel notare che tra quelle centinaia di euro ne mancassero poco più d'una cinquantina.

«Dov'è l'inganno?» La domanda sorse spontanea, ma Manuel rispose con un'espressione tra il confuso e l'offeso, lasciando scattare un sopracciglio verso l'alto a sua volta mentre i loro sguardi tornavano a incontrarsi.

«Perché dovrebbe esserci un inganno?»
«Me l'hai restituito senza problemi. E ci sono i soldi dentro.»
«Non li ho usati. Me sentivo in colpa.»
«Ti sentivi in colpa?»
«Me sentivo in colpa.»
«E perché?»
«Marò, quante domande.»

Erano differenti anche nel modo di parlare. Simone toccava quasi la perfezione in quella sua volontaria mancanza di particolari cadenze che lo ricollegassero a un luogo preciso. Manuel, al contrario, parlava senza problema alcuno con un marcato accento romano che alle volte sfiorava persino il dialetto stesso nel suo usare parole del gergo con cui era cresciuto – era fiero delle sue origini e non capiva perché avrebbe dovuto nasconderle.

«Senti, l'altra notte...»

Manuel tentò di spezzare il silenzio, ma ancor prima venne interrotto dalla porta alle spalle di Simone ad aprirsi così da rapidamente da portare entrambi i ragazzi a rivolgervi la loro piena attenzione. Era il suo datore di lavoro, che dopo aver riservato un sorriso di cortesia all'altro ragazzo, cercò da subito gli occhi di Manuel tra serietà e preoccupazione.

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