l'armonia del contrario

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NOTE:
io vi dico solo che x il titolo di questo capitolo mi sono ispirata al concetto di yin yang, che amo da impazzire. buona lettura!!

Lunedì, 9.30 AM

Simone si trovava lì dentro ormai da due settimane e già sentiva ogni fibra del suo corpo implorare per la libertà, ché sentiva di non far parte d'un luogo simile, anche perché la motivazione per cui si trovava lì altro non era che un'incomprensione.

Stava in stanza con Manuel, che con lo scorrere dei giorni aveva compreso – sentendolo interpellare da altri – facesse Ferro di cognome. E ogni giorno di più, si sorprendeva di come il ragazzo fosse così gentile nei suoi riguardi, nonostante il passato dei mesi precedenti che si portavano alle spalle, quasi a Simone quella disponibilità fosse stata dovuta. Sapeva di non meritarlo, eppure non l'aveva mai ringraziato, forse perché in realtà negli anni era stato cresciuto senza mai venir avvicinato alla parola grazie.

Non gli aveva detto perché si trovasse lì. Non l'aveva detto con nessuno... o meglio, solo con una persona – un amico che s'era fatto lì – in realtà, anche perché tentava il più possibile di rimanere in disparte in ogni contesto possibile, lontano da quella piramide sociale ch'era il carcere, dove i più forti comandavano e i più deboli erano costretti a sottomettersi o unirsi a un gruppo, se non volevano subire delle conseguenze.

Manuel non faceva parte davvero di nessun gruppo, da quel che aveva potuto notare, eppure vantava d'un rispetto tale lì dentro che per Simone anche solo stargli vicino era un po' come una forma di protezione. Ed era il riccio stesso, spesso, a rimanergli accanto in ogni situazione possibile.
Non ne capiva il motivo.

Come quel mattino, in cui si trovavano insieme agli altri nei bagni comuni per concedersi una doccia rinfrescante e il ragazzo, come al solito, continuava a tenerlo vigilato con lo sguardo. Si sentiva in mezzo a due poli: da una parte Manuel, intento come a proteggerlo, e nel lato opposto Edoardo, uno dei vertici di quella galera, che quando il riccio non era con lui gli si avvicinava per tentare d'incutergli terrore. Non era spaventato, ormai aveva capito che Edoardo non lo sopportasse ma che seguisse i desideri di Manuel, quindi almeno finché ci fosse stato lui non gli avrebbe torto un capello, ma non poteva dire che quella situazione lo mettesse a suo agio.

«Novellino, – ormai era il suo soprannome, lì dentro – te serve la scorta pure dentro la doccia?» Edoardo lo derise, nel notare gli occhi costanti di Manuel su di lui, e Simone che al momento era completamente nudo e con un asciugamano candido a coprirlo dalla vita in giù, portò lo sguardo in quello dell'altro.

«No, grazie.» disse soltanto, con distacco. Tentava sempre di evitare ogni forma di discussione con Edoardo, perché era a conoscenza della sua natura irascibile e, a contrario suo, Simone odiava quel genere di cose.

«Ne sei sicuro? Se vuoi te seguo io... tanto n te dispiace vedermi nudo, no?»

Neppure gli rispose, semplicemente recuperò la sua bottiglia di shampoo – ch'era riuscito a comprare nella spesa settimanale in carcere – e si avviò verso una delle docce libere, venendo però bloccato da un polso un istante dopo e costretto a voltarsi di colpo, ritrovandosi così a un palmo dal viso di Edoardo a puntare gli occhi nei suoi con fermezza.
La voce era perentoria, mentre parlava, e Simone quasi avrebbe desiderato scappare.

«Tu me devi risponne quando te parlo, capì? Comando io, qua dentro, n'hai capito che te conviene non metterti contro di m–»
«Edoardo, lascialo.», la voce di Manuel, ancor più tassativa, – come al solito, ormai – superò la sua e il ragazzo volse il capo verso l'interessato, scambiandosi uno sguardo con lui e mollando un istante dopo il polso di Simone.

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