l'ombra del ricordo

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Venerdì, 2.30 PM

Entrò nella stanza e neppure si lasciò il tempo di sistemare il borsone che in quei giorni aveva sfruttato come valigia, abbandonandola a terra nella più totale noncuranza e quasi volendo sfogare su di essa tutta la frustrazione accumulata nelle ultime ore.
Nils, vedendolo tornare in carcere, non ci aveva pensato un attimo a seguirlo per raggiungerlo nella sua cella e nel leggere quell'evidente nervoso nei suoi movimenti, intuì che qualcosa non andasse. Aveva imparato a conoscere Simone e, in ogni caso, non serviva certo un genio per capire che qualcuno fosse causa di quell'espressione gelida sul suo viso.

«Bentornato, immagino.», lo pronunciò in tono ironico, per strappargli un sorriso. Ma la risposta non fu ugualmente accogliente da parte sua, non nei suoi occhi a guardarlo nella minaccia di sputargli addosso le peggio parole se avesse insistito con quel suo atteggiamento. «Ti va di dirmi che succede, Simo?»
«Nils, lasciami solo.»

Ricordava la loro prima notte, le labbra di Manuel a cercare le sue anche dopo aver raggiunto l'orgasmo, il palmo della sua mano a posarsi sulla sua guancia mentre una gamba gli avvolgeva il corpo per tenerselo vicino, il suo desiderio di non smettere così coinvolgente che il ragazzo si lasciò convincere. I loro respiri, ancora affaticati eppure mai stanchi di mescolarsi, i corpi accaldati e le dita a correre tra i suoi ricci disordinati mentre Manuel premeva la bocca contro la sua pelle nel raccogliere con la lingua il suo sapore.
Ricordava i gemiti e i sospiri, poi una sola parola a scivolargli via dalla bocca mentre parlando sulla sua pelle tentava di risultare convincente: «Ancora.»
E la risata leggera, genuina, che quella sua richiesta gli aveva causato.
«Sei insaziabile.», l'aveva rimproverato.
«Lo sono.», era stata la risposta. Manuel non conosceva vie di mezzo. Non se ne vergognava neppure. Tutto o niente, e quella notte era come se avesse deciso di non porsi limiti con lui. E Simone l'avrebbe soddisfatto con piacere, ma la stanchezza a gravare sul suo corpo aveva preso la meglio.
«Domattina, ora sono esausto.», l'aveva mormorato nel passare teneramente una mano tra i suoi ricci e lui s'era lasciato convincere dalla delicatezza di quel gesto.

«Simo, sei sicuro di non volerne parlare?», la voce dell'amico lo distrasse da quei pensieri e sollevò lo sguardo gradualmente su di lui, puntandolo poi nel gemello. Si chiese perché non se ne fosse andato ancora, insistendo nel rimanere. Però non aggiunse quel pensiero alle parole pronunciate e semplice scosse il capo, ancora una volta, mentre tornava a lasciarsi distrarre dai ricordi.

Il mattino successivo a quella notte, entrambi svegli e in un silenzio che nessuno dei due era riuscito a spezzare. Fermi in quella posizione per minuti interi, neppure sapendo da quanto di preciso, e le labbra incurvate in sorrisi che a turno si rivolgevano, distratti soltanto dalle carezze dei polpastrelli sulla pelle.
Era come trovarsi in una di quelle commedie romantiche da far alzare gli occhi per l'eccessiva tenerezza, una di quelle pellicole che Simone avrebbe adorato ma Manuel ripudiato. Come se ne stessero creando una insieme, che mescolasse i gusti di entrambi. Dove Simone poteva dirsi libero da qualsiasi pensiero a torturare quotidianamente la sua mente, lontano da quella perfezione che ogni giorno s'organizzava per raggiungere.
«Buongiorno.»
«Buongiorno.»
L'avevano mormorato un istante prima, quasi all'unisono, nelle gote di Simone un imbarazzo consapevole di quel muro abbattuto. Senza paura, però, con il solo desiderio di vivere appieno quel sentimento.
«Posso baciarti?»
Simone ad annuire e Manuel ad accennare a un sorriso: gli occhi dritti nei suoi mentre il palmo andava a posarsi sulla sua guancia e il pollice sfiorava il suo labbro inferiore. Aveva questi suoi modi di convincerlo a far qualunque cosa, Manuel, che a volte si sorprendeva persino di come accettasse avendo a malapena ascoltato la richiesta. Così come quando la bocca era scivolata sulla sua, a baciarlo. Gli aveva permesso di guidarlo in quella danza condotta da lui, di prendere le redini del suo orgoglio e ancora una volta di decidere per entrambi. Poi di schiudere la sua vicino alla propria e allontanarsi di pochi millimetri, per sfidarlo, o ancora di sorridere con leggera soddisfazione quando lo aveva seguito con il viso per chiedere qualcosa di più.
«Sei insaziabile.», le parole di Manuel a provocarlo, riportandolo a quella notte.
«Lo sono.», assecondandolo in quella sua provocazione, aveva parlato vicino alla sua bocca nel tentativo di convincerlo in un altro bacio. E da lì, ogni filtro era stato gettato via.
«Ti voglio.»
«Anch'io. Non sai quanto.»

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