Capitolo 5 - Parte prima

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Violet

Non sono mai stata un tipo molto romantico e le storie che ho avuto prima di Frank sono state brevi e prive di significato. Solo ora mi rendo conto che non ho mai conosciuto l'amore. Quello che provavo per Frank, tutto quello che ho provato per lui negli ultimi anni, non è minimamente paragonabile al sentimento che provo per Jason dopo soli pochi giorni. Devo faticare per trattenere la mia mente e impedirle di galoppare verso qualche assurdo lieto fine. "Tu e lui sull'altare, tu vestita di bianco, fiori e cori angelici? Ma non farmi ridere!"

Una parte di me vorrebbe ridimensionare quello che provo, prima che sia troppo tardi. La figlia del capo della polizia con un rapinatore? Sembra assurdo solo pensarlo. Un'altra parte di me mi ripete invece che quando c'è l'amore ogni ostacolo può essere superato. "L'amore... ma sarà vero? Lui prova davvero gli stessi sentimenti?". So quello che provo io, ma non riesco a dimenticare che lui è abituato a mentire, rubare e chissà che altro. Quando sono con lui mi sento certa dei suoi sentimenti, ma non appena si allontana ricado preda dei miei dubbi e ogni suo atteggiamento mi sembra sospetto. "Per esempio, ora dove diavolo è?" Mi ha detto che voleva sgranchirsi le gambe, ma è passata un'ora e non è tornato. Mi manca da morire.

Inizio a passeggiare per la nave, nella speranza di incontrarlo. Ad un certo punto mi sembra di scorgere la sua figura tra le porte di un ascensore che si sta chiudendo. Osservo i numeri sul display: è sceso al ponte 4. Sento subito un brivido di preoccupazione scorrermi dentro, l'unica zona aperta al pubblico di quel ponte è l'infermeria. "Forse si sente male!" Senza pensarci due volte prendo l'ascensore e scendo. Mi trovo nella versione di bordo di un piccolo ospedale, c'è un banco dell'accettazione deserto, delle porte chiuse e nessuna traccia di Jason. Il mio sesto senso comincia a inviarmi dei segnali: qualcosa non va. Mi sembra di sentire un rumore alla mia destra e mi dirigo in quella direzione, procedendo con cautela fino ad una porta socchiusa. Sbircio dentro alla stanza da cui proviene il rumore e subito mi ritraggo, nascondendomi. Jason è lì e sta scassinando un armadietto dei medicinali. Per un attimo resto attonita, poi un pensiero orribile si fa strada dentro di me e il cuore mi cade nel petto.

Jason sta rubando dei medicinali.

L'uomo che amo è un tossicodipendente.

Non mentiva quando ha detto che è molto bravo con le serrature, in un attimo si sente un leggero tac, seguito dal fruscio dell'anta che si apre. Mi nascondo e dopo pochi istanti lo vedo passarmi davanti, silenzioso e rapido, con un carico di siringhe, fiale e compresse che nasconde rapidamente nelle tasche. Ha un'espressione fredda e concentrata, sento i capelli rizzarsi sulla mia testa. Resto ferma per un attimo, indecisa se seguirlo o no. Voglio veramente sapere tutto di lui?

"Sì, voglio sapere tutto di lui.

E poi troverò un modo per farlo smettere.

Non so come, ma lo troverò."

Lo seguo a distanza, mettendo in atto tutti i consigli che mio padre mi ha dato da piccola quando giocavamo ai poliziotti. Non me ne sono mai resa conto, ma mi ha insegnato alla perfezione l'arte del pedinamento. Forse sperava che seguissi le sue orme.

Jason scende le scale, fino a raggiungere la zona destinata agli uffici. Lo seguo e lo osservo a distanza mentre a sua volta tiene d'occhio l'impiegato intento a lavorare al computer con aria annoiata. Accanto a lui una tazza di caffè, vuota. Non posso fare a meno di ammirare la sua abilità, è veramente un'ombra silenziosa mentre si muove evitando di farsi inquadrare dalle telecamere di sicurezza. Istintivamente, anche se non ho niente da nascondere, seguo il suo esempio e mi appiattisco contro il muro in una zona d'ombra. Si avvicina alla macchina per il caffè all'americana e svuota nella caraffa piena a metà una delle capsule che ha rubato. Poi torna a nascondersi e aspettiamo in silenzio. Dopo circa dieci lunghissimi minuti l'impiegato si alza e va a rifornirsi versando il caffè alterato nella propria tazza. Dopo altri dieci minuti dorme della grossa, con la testa appoggiata alla tastiera. Jason è rapidissimo. Lascia il suo nascondiglio, inserisce una pendrive nel computer e copia alcuni file. In pochi minuti ha terminato, sono inorridita e ammirata insieme. Non si tratta di droga, è qualcosa di più grosso. Lo seguo mentre torna verso le scale e si dirige verso l'area destinata al personale.

Mi hai rubato il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora