Capitolo 6 - Parte seconda

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Jason

Il locale comincia a riempirsi, i primi passeggeri stanno rientrando dall'escursione e si fermano al bar per un caffè e un sigaro. Più tempo passa e più il rischio che qualcuno scopra il furto e dia l'allarme aumenta. Devo sbrigarmi. Mi avvicino a Peter, cercando di sembrare più tranquillo possibile. Lui è seduto in una poltroncina, con un cubano tra le mani, avvolto in una nuvola di fumo acre e denso. I capelli biondi a spazzola e gli occhi chiarissimi gli danno un'aria ancora più minacciosa. Mi siedo sulla poltroncina di fronte alla sua, siamo distanti solo lo spazio di un tavolino e questo non mi piace. Tom, l'ufficiale che mi ha fatto da palo, ci osserva dal bancone del bar.

<<Per te>> dico, poggiando la borsa a terra, vicino ai piedi di Peter. Lui la prende e se la poggia in grembo, la apre leggermente e fa un mezzo sorriso vedendo il contenuto.

Aspira una boccata di sigaro e mi guarda senza pronunciare parola. Sento un brivido freddo scivolarmi lungo la schiena. Non oserà uccidermi qui in pubblico, ma il mio istinto mi dice che per lui non è finita qui.

<<Bene, se non c'è altro io andrei>> ancora silenzio, il suo sguardo di ghiaccio mi sta congelando le viscere <<Ti conviene sbarcare in fretta, tra poco qui sarà il putiferio>> aggiungo, in tono amichevole <<Ci vediamo a San Francisco tra qualche mese>>

Faccio per alzarmi, ma lui mette la mano in tasca, estrae il cellulare e lo poggia sul tavolino. Mi sorride e il sangue si ghiaccia nelle mie vene. Conosco quel sorriso, e non significa niente di buono.

<<Prima vorrei mostrarti una cosa>> sibila, affabile come il gatto che mostra le sue fauci al topo.

Prendo il cellulare e faccio partire il video.

<<Jason, non preoccuparti per me!>> grida la voce di Violet, ma viene subito zittita da un poderoso ceffone di Alison che la fa sbilanciare e cadere a terra insieme alla sedia alla quale è legata.

<<Stai zitta, puttana!>> le intima poi, facendo seguire il monito da un calcio nello stomaco. Il grido di Violet mi penetra la mente come un chiodo arroventato, mi sale il sangue al cervello e giuro dentro di me che Alison la pagherà molto, molto, molto cara per questo.

<<Ciao tesoruccio>> continua lei, in tono fintamente affettuoso <<la tua ragazza starà con me per un po'. Come vedi siamo già buone amiche>>

<<Non osare toccarla>> dico senza riuscire a trattenermi, ben sapendo che si tratta di una registrazione e che non può sentirmi. L'obiettivo si sposta su Violet, a terra, il viso rigato di lacrime, la guancia tumefatta, poi la mano di Alison entra in campo, facendomi ciao ciao con la Desert Eagle e la registrazione si interrompe.

<<Che cosa vuoi?>> chiedo diretto a Peter, il mio tono di voce freme di rabbia, non ho mai desiderato così tanto fare del male a qualcuno.

<<Questa volta mi assicurerò la tua collaborazione fino alla fine>> mi dice, senza scomporsi <<Lei sarà la migliore garanzia>> a dispetto del tono annoiato so che sta festeggiando dentro di sé il fatto di avermi messo al tappeto.

<<Non sto cercando di fregarti, Peter, cazzo!>> esclamo, facendo un disperato tentativo <<Prendi la borsa, lascia la nave e vattene. Non sarai seguito, hai la mia parola!>>

Per tutta risposta lui si china sul tavolino, fino a trovarsi a pochi centimetri da me. Il suo fiato di vodka e sigaro mi disgusta, ma i suoi occhi d'acciaio sono velati di rabbia repressa e follia. Rimango immobile sostenendo il suo sguardo.

<<La tua parola... quella di ladro o di poliziotto?>>

Il sangue mi si ghiaccia nelle vene a queste parole. Mi ha scoperto. Sa tutto. Con orrore mi rendo conto che il pericolo che minaccia me e Violet è reale e vicinissimo. Peter è crudele e vendicativo, non sono i soldi che cerca. Vuole farmi del male e ha scoperto che lei è il mio punto debole. Purtroppo, ha dannatamente ragione, in questo momento non mi importa niente di quello che mi succederà, ma sarei pronto ad uccidere perché a lei non sia torto un capello.

Mi hai rubato il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora