Capitolo III

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"T/n T/n! Ti stavo cercando!" Urlò Dustin dall'altra parte della strada.
Guardai la sua figura avvicinarsi alla mia.

"Wow, come sono fortunata" Dissi roteando gli occhi.

"Aspetta aspetta! Ti devo parlare" Disse lui continuando a corrermi dietro.
Mi fermai e guardai Dustin avvicinarsi a me.

"Sentiamo cosa mi devi dire, spera che sia qualcosa di interessante se non vuoi che ti rompi quel bel naso che ti ritrovi" Dissi.

"Ho un bel naso?" Domandò lui.

"Parla" Risposi fulminandolo con lo sguardo.

"Ah si giusto, ci servono nuovi componenti per L'Hellfire Club quindi volevo chiederti se-" Cercò di dire lui.
Cominciai a camminare via da lui, sapendo già cosa volesse chiedermi.

"Hey! Aspetta! Dove stai andando?" Urlò lui con gli occhi puntati sulla mia figura di spalle.

"Il più lontano possibile da te!" Urlai in risposta.

"Ma non mi hai fatto finire la frase!" Disse cominciandomi a seguirmi.

"Non entrerò a far parte dell'Hellfire Club" Dissi senza girarmi verso di lui.

"E se ti dessimo una maglietta come questa?" Domandò lui togliendosi la giacca dalle spalle, per mostrare meglio la maglia.
Mi girai a guardarla, per essere sincera, quella maglia era molto bella, mi sarebbe piaciuta vederla indossata dalla mia figura.
Ma nonostante quella bellissima offerta io non volevo far parte di quel club.

"No grazie" Dissi ricominciando a camminare.
Dustin si arrese e camminò nella direzione opposta alla mia.
Dopo qualche secondo mi resi conto di star camminando verso casa, ma andava bene così.
La conversazione che avevo avuto con Dustin mi aveva calmato un po', strano ma vero.
Tornai a casa.
Quando entrai vidi mia madre, che probabilmente mi aveva aspettata la tutto il tempo.
Lei mi guardò con gli occhi arrossati dalle lacrime.

"T/n io-" Cercò di dire.

"Non ora, ne parliamo domani, va bene? Ora è tardi, vai a riposarti" Dissi camminando verso camera mia per poi chiudermi la porta alle spalle.
Mi buttai sul letto, sprofondai nel morbido materasso cadendo in un sonno profondo.

"È colpa tua" Quelle parole mi rimbombarono nelle orecchie come la campana di un campanile che risuona in tutta la città.
I miei occhi si aprirono di scatto, e mentre tutti si sarebbero immaginati di trovarsi nella propria stanza cullati dal proprio letto, io mi trovai in un bosco, un bosco che avevo attraversato così tante volte da riconoscere ogni albero.
Ero nello stesso bosco che avevo attraversato un migliaio di volte, un bosco che si trovava a Dallas dove vivevo prima, dove tutto era accaduto.
Non ero sola c'era lui con me, mio fratello Michael.
Lui mi guardò fra le ciglia piene di sangue.

"Michael! Cosa è successo?!" Domandai preoccupata avvicinandomi a lui.
Lui spinse via la mia mano prima che riuscissi a toccarlo.

"Non toccarmi mostro!" Sbraitò lui.

"mostro? Michael, sono tua sorella T/n" Dissi con le mani tremanti.

"Mia sorella non è un mostro, mia sorella non mi avrebbe mai ucciso" Disse lui.
Quelle parole uscirono dalle sue labbra come veleno e io ne fui avvelenata.

"Cosa stai dicendo? Non sono stata io ad ucciderti!" Urlai con le lacrime che mi rigavano il volto.

"È sempre stata colpa tua, smettila di negarlo, non negare la verità" Disse lui.
ed altro veleno uscì dalla sua bocca.

"Smettila, ti prego, smettila" Sussurrai poggiando la fronte sul terreno e le mani sopra le orecchie.

"Mostro. Mi hai ucciso. È tutta colpa tua. Non negare la verità. Non sei mia sorella" Quelle furono le ultime parole che sentii.
Poi tutto buio.

I miei occhi si aprirono di scattò e videro un soffitto familiare.
Ero in camera mia.

"Un altro incubo" Sussurrai sprofondando il viso nel cuscino, rimasi così per un paio di minuti.
Poi mi alzai e camminai verso il bagno.
Mi guardai allo specchio, contemplando la mia figura sudata e spettinata.
Mi sciacquai la faccia con dell'acqua fredda, facendo dissolvere dentro essa i brutti ricordi della notte prima e facendoli cadere nel lavandino.
Mi asciugai le mani e il volto e andai in cucina.
Era sabato, niente scuola.
Mia madre era a lavoro e Noah era in salotto a guardare la televisione.
Io presi una tazzina di caffè e mi accomodai al tavolo, non feci in tempo a prenderne un sorso che Noah mi chiamò dal salotto.

"T/n vieni qua!" Urlò dall'altra stanza.

"Arrivo" Dissi alzandomi dal tavolo.
Arrivai sulla soglia della porta e Noah mi fece segno di avvicinarmi.

"Guarda cosa è successo ieri" Disse lui facendomi spazio sul divano.
Il mio cuore saltò un battito quando una foto apparse sullo schermo.

"Eddie Munson" Sussurrai incredula.

"Lo conosci?" Domandò Noah.

"Solo di vista, ma non è quello il punto" Dissi.

"E allora cosa c'è che non va?" Domandò.

"Non si può uccidere una persona così, un essere umano non può uccidere così... Ne sono certa" Dissi alzandomi dal divano.

"Noah, mentre non ci sono fa attenzione, non aprire a nessuno, sai tutte quelle robe" Dissi andando a passo veloce verso camera mia.

"T/n dove vuoi andare?" Domandò Noah seguendomi.

"Vado a cercare Eddie, voglio saperne di più" Dissi frugando nel mio armadio.

"Sei stupida?! Lui ha ucciso quella ragazza!" Disse Noah.

"Non l'ha uccisa, credo... Ma se lui non fosse il colpevole ci potrebbe essere qualcosa di sovrannaturale, paranormale... Ho bisogno di sapere" Dissi.

"Paranormale, sovrannaturale? Sei fusa o cosa?" Domandò.

"Forse. Noah, tornerò prima di pranzo, se qualcuno ti chiede qualcosa io sono uscita a fare un giro" Dissi.

"Fa attenzione!" Disse.

"Se non torno, sai che Eddie non è a posto con la testa, avvisa la polizia e loro faranno il resto" Dissi girando la chiave nella serratura.

"A dopo" Disse lui.

"A dopo" Risposi.
Dovevo trovare Eddie ma non avevo la minima idea di dove si trovasse.
Dovevo chiedere a dei suoi conoscenti.
Andai prima dove si esercitava la sua band, e trovai tutti i suoi componenti eccetto Eddie li.

"Hey! Voi suonate anche con Eddie, giusto?" Dissi avvicinandomi a loro.
Loro mi guardarono e un di loro annuì.

"Sapete dove si trova?" Domandai.

"No, non lo sappiamo" Disse uno di loro.
Rimasi in silenzio per qualche secondo.

"Dustin, lo conoscete?" Domandai.

"Si" Rispose uno.

"Mi puoi dare il suo numero, per favore?" Domandai con il tono più dolce che conoscevo.

"Oh, va bene" Rispose sempre lo stesso.
Recuperai il numero di Dustin e lo chiamai nella prima cabina telefonica che trovai.

"Pronto?" Arrivò dal telefono.

"Dustin, dove sei?" Domandai.

"T/n? Sei tu?" Domandò lui.

"Proprio io, dove sei?" dissi di nuovo.

"Perché? Hai bisogno?" chiese lui.

"Stai cercando Eddie, vero?" Domandai sapendo già la risposta.
Sapevo che Dustin avrebbe cercato Eddie, erano amici, e Dustin non era così stupido da credere che Eddie avesse ucciso in modo così atroce quella ragazza.
Lui non rispose alla mia domanda, ma lo sentii sussurrare ad altre persone.

"Dustin, lo sto cercando anche io, so che non è stato lui ad uccidere quella ragazza" Dissi.

"Perché lo stai cercando?" Domandò lui.

"Niente di umano può uccidere una persona così, voglio saperne di più" Dissi.

Dustin mi disse di trovarsi ad un negozio, in cui oltre a lui c'erano altre persone che lo cercavano




I rintocchi dell'amore | Eddie Munson × Reader [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora