Capitolo V

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Ascoltai ogni sua parola, imprimendole nella mia memoria, lettera per lettera.
Ascoltai come se quello fosse il segreto per la felicità, per la ricchezza, per l'immortalità.
Come se fosse la cosa più importante della mia intera vita, una questione di vita o di morte.

"Sembro pazzo" Disse Eddie passandosi la mano piena di anelli fra le ciocche di capelli.

"Lo sembri anche senza tutta questa situazione" Dissi.

"No, non sei pazzo, ti crediamo" Lo rassicurò Dustin.

"Mi sorprende più il fatto che T/n ci creda, che la storia che ci hai raccontato" Disse Max spostando lo sguardo da Eddie a me.

"Perché me? Non è la prima volta che vedete qualcosa del genere, vero?" Domandai guardando i volti che formavano quel gruppo di amici.
Loro si lanciarono delle occhiate che confermarono la risposta della mia domanda.

"Già, non è la prima volta" Disse Steve.
I miei occhi brillarono, stavo per scoprire qualcosa in più sul sovrannaturale.

"Siediti, per favore" Disse Dustin.
Mi misi seduta a gambe incrociate, di fianco ad Eddie.

"Sono tutta orecchie" Dissi conficcando le unghie nel palmo della mano.
Ascoltai anche questa volta con attenzione.
Ogni parola che usciva dalle loro labbra era oro, che arricchiva le mie conoscenze.
Mostri. Ragazze con i poteri. Il sottosopra. Laboratori.
Qualsiasi persona li avrebbe presi per pazzi, ma non me.
Credevo ad ogni singola parola che usciva da quelle bocche.

"Cazzo" Sussurrò Eddie.

"Già, cazzo" Dissi mordendomi le unghie.

"Ci credi ancora T/n?" Domandó Max appoggiandosi a una parete.

"Si, ovvio che ci credo" Dissi senza esitazione.

"Ci aiuterai?" Domandó Dustin.

"Dustin sei proprio sicuro?" Domandó Steve toccando la spalla del suo amico.

"Non credo che una persona in più vi faccia male, non trovate tutti i giorni una persona che vi crede subito sulla parola. Ma se non mi volete, va bene... Però dovete essere consapevoli che ora che so tutto ciò, indagheró comunque indipendentemente se mi volete o no" Dissi.

"Lo sapevo che non dovevamo dirglielo!" Imprecó sotto voce Steve.

"Non dovete crearvi tutti sti problemi, prendetemi nella vostro gruppo e il vostro segreto sarà al sicuro" Dissi.

"Va bene" Disse Dustin.

"Questa situazione è davvero orribile" Disse Eddie.

"Già, non ti invidio per nulla" Dissi.

"Si è fatto tardi, dobbiamo ritornare indietro" Disse Steve.

"Hai ragione" Disse Dustin.

"Vedi di non farti trovare" Dissi lanciando fra le mani di Eddie il coltellino svizzero, che poco prima aveva quasi trapassato la sua pancia.
Lui lo guardó fra le mani, che tintinnava contro gli anelli.

"Gentile da parte tua" Disse lui ironicamente.

"Non ti ci abituare" Dissi fulminandolo con lo sguardo.

Steve si fermó con la macchina davanti a casa mia.
Scesi dalla macchina.
Cominciai a camminare quando un forte e atroce dolore mi colpi lo stomaco.
Il mio corpo diventó pesante e collassó sul cemento.
Ero in ginocchio con le braccia intorno alla pancia.
I rumori diventarono ovattati.
Sentii solo il rumore del gruppo di amici scendere dalla macchina per assistermi.

"Hey T/n! T/n mi senti?!" Gridò Steve inginocchiandosi di fianco a me.
Con la coda dell'occhio vidi la preoccupazione sul suo volto.
Dustin frugó nella mia borsa cercando le chiavi della porta di casa.

"È colpa tua ammetilo"

"Mostro"

"Perché l'hai fatto?"

"Muori"

Quelle parole rimbombarono nelle mie orecchie.
Sembravano così reali che per un attimo pensai di essere ritornata in quel periodo.

"T/n, riesci a muoverti? " Domandó Steve.
L'unica cosa che mi separava dal credere del tutto di esser tornata in quel posto erano loro.
Le voci. I passi. I respiri. L'agitazione. La preoccupazione.
Che creava quel gruppo di amici.
In quel momento mi domandai se un giorno sarei riuscita a farne parte anche io.

"Steve! Prendila in braccio, io apro la porta!" Urlò Dustin.

Quelle frasi continuarono a ronzare nelle mie orecchie e Cercai di lottare contro di loro il meglio che potevo.
Sentii il mio corpo sollevarsi sorretto dalle braccia di Steve.

"Tieni duro T/n" sussuró Steve
Guardai alle sue spalle notando Robin e Max che ci seguivano con uno sguardo preoccupato.

"Chiamate Noah" Sussurrai con tutte le mie forze.

"Dustin! Chiama suo fratello, Noah!" Urlò Steve portandomi alla porta.
Con quel poco che riuscico a capire vidi il piccolo Noah correre verso di me.

"La scatola... Blu... Nel mio... Comodino" Mi sforzai di dire.
Noah capì subito di cosa stavo parlando.

"Mettetela sul suo letto, un panno freddo sulla fronte e non lasciatela da sola!" Ordinó Noah.
Ormai era la terza volta che mi capitava, e lui sapeva come gestirlo.
Mi ritrovai sul mio letto e dopo qualche minuto le voci sparirono e la stessa cosa con il dolore alla pancia.
Il mio respiró diventó regolare.

"Cazzo" Imprecai con le poche forze che avevo.
Mi misi a sedere molto lentamente sul letto.

"Noah" Dissi quando lo vidi sulla soglia della porta, con un bicchiere d'acqua e due pastiglie nelle mani.
Me le passó e io gli rivolsi un debole sorriso.
Avvicinai il bicchiere alla bocca e quando buttai giù un sorso d'acqua un senso di nausea si diffuse per tutto il mio corpo.
Il bicchiere si frantumó per terra quando cominciai a correre verso il bagno.
Robin mi teneva i capelli indietro mentre vomitavo tutto quello che avevo mangiato la sera prima.

"Cazzo" imprecai di nuovo.

"Già, cazzo" Disse Robin.

Subito dopo buttai giù le pastiglie senza usare l'acqua.

"T/n! Vanno prese con l'acqua!" Mi sgridó Noah.

"Fanculo Noah" Dissi appoggiata al muro del bagno.

"Potete andare, ci penso io a lei" Disse Noah.

"Starà meglio?" Domandó Max

"Si riprenderà, non è la prima volta che succede" Spiegó Noah.

"Grazie mille per tutto, andate ora" Disse Noah.
Li salutai debolmente con la mano.
Il rumore della porta di ingresso chiudersi arrivó debolmente alle mie orecchie.
Noah si mise seduto di fianco a me, ancora in bagno.

"È la terza volta che succede, devi farti vedere da qualcuno... Non puoi andare avanti a pastiglie" Disse Noah fissando il soffitto.

"Dovrei ma... Non lo so..." Dissi.

"Dovresti dirlo anche alla mamma" Continuó Noah.

"A quella povera donna manca solo che sua figlia prenda pastiglie non prescritte da un dottore" Dissi ironicamente.

"Però glielo devi dire..." Disse Noah.

"Scusami... Sono una pessima sorella, hai solo 14 anni, dovresti goderti l'adolescenza e invece ti ritrovi a badare a me" Dissi sbuffando.

"Già... Sei una pessima sorella. E io sono un cretino che sta dietro ad una pessima sorella. Ma sta zitta va... Sei una sorella particolare diciamo" Disse Noah

I rintocchi dell'amore | Eddie Munson × Reader [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora