Capitolo I

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Una dolce e calma melodia rimbombava nelle mie orecchie, imprimendosi nota per nota nella mia memoria per l'ennesima volta.
I miei polpastrelli scorrevano sulla carta che componeva la pagina del libro che stavo leggendo.
Ogni tanto un cucchiaio, pieno di cibo, sostenuto dalla mia mano mi arrivava alle labbra.
Ero nella disgustosa mensa della scuola, ma ero così immersa nel mio libro che non mi sembrava nemmeno di essere li.
Così presa dalle parole impresse su quella carta che non notai una persona sedersi dalla parte opposta del tavolo a cui ero seduta.
Lo notai solo quando lui picchiettó sul mio libro con il dito, alzai lo sguardo verso la sua figura, fulminandola con lo sguardo.
Mi trovai davanti a Mark Walter, era conosciuto nella scuola come il capo dei bulletti, anche se dal mio punto di vista sembravano più dei cretini che dei bulli.
Le mie mani spostarono le mie cuffie, dalle orecchie ad appesse al collo.
Le mie orecchie furono invase da voci e rumori.
Le mie labbra si aprirono facendo uscire un suono.
Mentre tutti si sarebbero aspettati che da quelle labbra sarebbe uscita una melodia al contrario uscì del veleno.

"Che vuoi?" questo fu il veleno che uscì dalla mia bocca, con tono irritato e annoiato allo stesso tempo.
Il volto di Mark assunse un'espressione sorpresa per qualche secondo.
Era come se la confezione più bella del latte, ne contenesse di andato a male.
Bella fuori ma marcia dentro.

"Sono Mark, è un piacere conoscerti" Disse lui porgendomi la mano aspettando che io la prendessi, cosa che non successe.

"Mi piacerebbe dire 'piacere mio', ma non amo mentire" Risposi spostando il mio sguardo dalla sua figura al mio libro.

"Wow, che donna forte, non ti fai mettere i piedi in testa, impressionante" Disse lui applaudendo con le mani.

"Cosa ti impressiona di più? Il fatto che io sia una donna forte o solo il fatto che io sia forte?" Domandai accennando un ghigno sulle mie labbra.
Lo vidi sbiancare per un momento, non sapendo come rispondermi.

"Ovviamente nessuna delle due, tu sei impressionante come persona in generale" Rispose lui rivolgendomi uno dei suoi sorrisi migliori.
Sapevo che lui non era li semplicemente per fare conoscenza, c'era qualcosa sotto.
Ero curiosa, volevo sapere cosa avesse portato il 'grande' Mark da me.
Decisi di assecondarlo.

"Wow, anche tu sei un uomo in gamba, impressionante" Risposi facendogli l'occhiolino.

"Cosa ti impressiona di più? Il fatto che io sia un uomo in gamba o solo il fatto che sia in gamba?" Domandó lui alzandosi dalla sedia e mettendosi in quella di fianco a me.
Le nostre gambe si toccarono e la sua mano vagó sulla mia schiena fino ad afferrarmi un fianco.
L'altra mano mi prese il mento e lo rivolse verso di lui.

" Mi impressiona il fatto che tu sia un uomo in gamba, non se ne vedono mica tutti i giorni" Risposi posizionando una mano sul suo petto che si alzava e abbassava in maniera regolare.
Mentre Mark mi girava il mento notai i suoi amici bulletti, non tanto lontani da noi con una macchina fotografica in mano, puntata verso di noi.
In quel momento realizzai.
Una scommessa.
Avevano fatto una scommessa che veniva vinta se Mark mi baciava.
Una scommessa disgustosa, orribile e rivoltante usare una ragazza come giocattolino.

Le nostre labbra si trovavano a meno di qualche millimetro, potevo sentire il suo respiro.
Le labbra che si sarebbero dovute poggiare sulle sue si contorsero in un ghigno.
La mia testa andò all'indietro e poi in avanti, facendo scontrare la mia fronte con il suo naso.
Giurai di aver quasi sentito il suo naso rompersi seguito dal suo urlo.
Si portò la mano al naso, che man mano si tingeva di un rosso scuro.

"Sei pazza?! Mi hai quasi rotto il naso!" Sbraitò lui cercando un fazzoletto nelle tasche.

"Se vuoi ti do un bacino sul naso" Risposi con tutti gli occhi puntati sulla mia figura sorridente e orgogliosa.

"Ora ti ammazzo" Disse lui digrignando i denti e stringendo i pugni.

"Si mette male" Dissi a bassa voce raccogliendo le mie cose dal tavolo e correndo via.
Non volevo finire in una rissa, anche se non avrei avuto paura di finirci, semplicemente non volevi crearmi troppi problemi.
Al mio passaggio un ragazzo si spostò indietro facendomi un leggero inchino.
Lo guardai velocemente con la coda dell'occhio, così velocemente che riuscii a vedere solo i suoi lunghi capelli ricci.
Correvo via con tutta l'attenzione addosso, come se ci fosse un riflettore puntato sulla mia testa che mi seguiva ad ogni movimento.
All'improvviso dal mio collo caddero le mie cuffie.
Non feci in tempo a riprenderle perché Mark aveva già iniziato a rincorrermi.

"che peccato, erano bellissime" Pensai correndo fra i corridoio quasi vuoti della scuola.
I miei passi rimbombavano al tocco delle mie suole contro le sporche piastrelle del pavimento.
Corsi facendo perdere le mie tracce a Mark e mi rifugiai nel ufficio della psicologa della scuola.

"T/n! Cosa ci fai qui?" Domandó Ms. Kelly.

"Buongiorno! Mi scusi per il disturbo, avevo bisogno di un posto in cui nascondermi" Dissi.

"Nasconderti? Da cosa? Non saranno mica bulli?" Domandó lei alzandosi dalla sedia con fare preoccupato.
Spiegai la situazione a Ms. Kelly.

"Non è stata una cosa saggia da fare" Disse Ms. Kelly scuotendo la testa con disappunto.

"Lei dice? Secondo me ho fatto bene" Dissi mostrandogli un sorriso.

"Quando mai, non c'è una volta in cui dai ragione a qualcun'altro" Rispose Ms. Kelly.
Io le rivolsi un sorriso e lei lo ricambiò.

"T/n, non porti più le cuffie? Hai deciso finalmente di ascoltare un po il mondo esterno?" Domandó Ms. Kelly.

"Ma le pare? Mi sono cadute mentre correvo, dopo vado a vedere se le trovo" Dissi.
Il rumore ovattato della campanella arrivò dalla parte opposta della porta.

"Mi sa che devi andare" Disse Ms. Kelly.

"aspetto qualche minuto, così sono sicura di non incontrare quel cretino di Mark" Dissi.
Come avevo detto aspettai qualche minuto, ma al posto di andare subito in classe andai verso la mensa, in cerca delle mie cuffie.
Ormai la mensa era quasi vuota, e di Mark non c'era traccia.
Andai vicino ai tavol in cui mi ricordavo mi fossero cadute le cuffie, ma non le trovai.

"Cerchi queste?" Sentii queste parole provenire da poco più avanti di me.
Alzai la testa e vidi quei capelli familiari, quei capelli castani, lunghi e ricci.
Gli stessi che avevo visto prima.
Nella sua mano piena di anelli teneva le mie cuffie.

"Già" Risposi prendendo in modo cauto le cuffie dalle sue mani, per poi metterle intorno al collo.
Tornai a guardare il viso del ragazzo.

"Grazie Eddie Munson" Dissi superandolo e andando verso la porta.

I rintocchi dell'amore | Eddie Munson × Reader [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora