Capitolo VIII

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La stessa sera entrammo nella scuola, quando il buio ormai regnava nelle strade di Hawkins.
A noi si erano aggiunte Robin e Nancy.

"In quel cassetto ci sono le varie cartelle dei pazienti di Ms. Kelly." Dissi indicando un cassetto della cattedra in legno presente al centro della stanza.
Cominciammo a frugarci dentro, scartando le cartelle inutili.

"Chrissy!" Dissi tenendo fra le mie mani la carta inchiostrata di informazioni.
Cominciai a leggere, allontanandomi leggermente dagli altri.

"Allucinazioni, incubi e mal di testa." Dissi a bassa voce.
Il mio cuore saltò un battito quando mi accorsi della somiglianza fra i problemi di salute che aveva lei e quelli che avevo io.

"Max! Max svegliati! Max!" Arrivò dal centro della stanza.
Spostai lo sguardo dalle lettere incise sulla carta alla cattedra al centro della stanza.
C'era Max, seduta in una specie di stato di trance.
Mi affrettai ad affiancarla.

"Cosa è successo?" Dissi cercando di mantenere la mente il più lucida possibile.

"Non lo so! Stavamo leggendo la cartella di Fred ed ha cominciato a far così!" Si agitò Dustin.

"Mi senti? Max! Mi senti?!" Urlai poggiando le mie mani sulle sue guance.
Dopo qualche tentativo fallito Max riaprì gli occhi e visibilmente scossa si aggrappò a me.

"Va tutto bene, non sei da sola.", La rassicurai con tono basso mentre le sue mani tremanti stringevano il retro della mia maglia.
Guardai le persone intorno a me, cercando di capire cosa le fosse appena successo.
Lentamente e balbettante Max ci raccontò cosa avesse visto ed io ascolta attentamente.
Quando parlò dello stesso orologio a pendolo che avevo visto io qualcosa dentro di me si mosse.
Avevo paura?
Non dissi nulla, avevamo già abbastanza problemi, ci mancava solo un'altra vittima di Vecna.

"Sento qualcosa." Dissi risvegliandomi dal mio flusso di pensieri.
Guardai intorno a me in cerca di  qualcosa per difendermi, in caso ci fossero dei nemici.
Presi una forbice da ufficio poggiata sul liscio legno della cattedra.

"Prendi qualcosa di più grande, non è sicura la forbice." Mi consigliò Steve.

"Riesco a muovermi più velocemente con queste. "Dissi avviandomi verso la porta.
Steve mi affiancò impugnando una lampada.

"Oh si, quella ci salverà di sicuro. "Ironizzai a bassa voce.
Lui mi guardò male per poi avanzare.
C'erano dei passi, veloci e confusionari.
Quando una figura in penombra si catapultò davanti a noi per poco non riuscii a fermare Steve dal colpirla.
Afferrai la lampada con la mano libera.

"Lui non è il tipo della squadra di basket?" Domandai vagando nella mia memoria.

"Lucas." Disse Dustin.

"Abbiamo grossi problemi, Dustin, Jason pensa che tu sappia dove si trova Eddie e ti sta cercando!" Si agitò Lucas.

"Jason quel bastardo." Dissi stringendo la presa sulla forbice.

"Lucas abbiamo problemi maggiori in questo momento." Disse Dustin guardando Max.

"Jason non sarà un problema, ci penserò io a lui, voi pensate a un modo per far sopravvivere Max." Dissi.

"Come dovresti 'occuparti di Jason'?" Domandò Robin.

"Non lo so ancora, ma troverò un modo per non fargli prendere Eddie." Dissi.
Rimasi qualche secondo in silenzio, come se quello potesse alimentare le mie idee.

"Domani mattina, c'è il funerale di Chrissy, di sicuro ci sarà pure Jason posso cercare di fermarlo in qualche modo." Continuai poggiando la schiena al muro, passando lo sguardo su tutte le persone presenti in quel corridoio.

"Mi fido." Disse Dustin.

"Grazie." Dissi accennando un sorriso, felice di avere almeno Dustin dalla mia parte.

"T/n ti riportiamo a casa tua o vieni comunque con noi? Andiamo a casa di Nancy." Domandò Steve.

"Per quanto io ami stare a casa mia, mi sento in bisogno di farvi compagnia." Scherzai.
Mi ritrovai ad osservare attentamente la casa di Nancy, era molto accogliente.
Max scrisse e consegnò delle lettere ai suoi amici la stessa sera, ovviamente me esclusa.
Ad essere sincera non so cosa mi aspettassi, ma  quando non trovai altro che aria sulle mie mani, sentii un  pizzico di tristezza nel mio animo e mi ritrovai a pensare di nuovo se un giorno sarei riuscita a far parte di quel gruppo.

"Ti è venuto in mente qualcosa?" Domandò Steve guardandomi persa nei miei pensieri.

"No, nulla." Risposi sinceramente portando la testa all'indietro come se poco prima non riuscissi a muovere il collo per la concentrazione.

"Siamo in perfette mani direi." Commentò lui.

"Già tanto se mi sto offrendo di aiutarvi, vi conosco a malapena." Risposi con l'irritazione creata da quel suo commento.

"Ti ricordo che sei qui non perché ci piaci, ma perché ci hai minacciati che avresti indagato da sola." Disse Steve.

"La prossima volta allora vedete di assicurarvi che vi stia simpatica prima di dirmi tutta la vostra storiella." Continuai fissando Steve negli occhi, incitandolo a dire di più.
Lui cercò di rispondere ma Dustin ci fermò.

"Smettetela, ora siete i più grandi nella stanza e vi state comportando come dei bambini." Puntualizzò Dustin.
Aveva ragione, ma non lo avrei mai ammesso, quindi rimasi in silenzio.
La mattina seguente Nancy mi prestò dei suoi vestiti per andare al funerale di Chrissy.
Arrivai leggermente in ritardo ma la cerimonia non era ancora iniziata.
Guardai fra le persone presenti, cercando Jason in particolare, i posti vicino a lui erano tutti occupati, ovviamente dai suoi amici.
Quando la gente cominciò a notarmi un leggero brusio si alzò, cosa ovvia visto che la gente mi ricordava come 'La ragazza che ha quasi rotto il naso a quel cretino'.
Mi sedetti davanti a Jason, vicino a delle altre persone.

"Cosa ci fa qui lei?" Sussurrò un suo amico a Jason.

"Non lo so, Chrissy non la conosceva." Rispose lui.

"Non mi conosceva? Si invece, ci siamo parlate molto poco ma se trovo chi l'ha ammazzata gli faccio rimpiangere di averla toccata." Dissi sorprendendo tutta la fila di amici.
Avevo appena trovato il mio piano, fingermi una sua amica che vuole rivendicarla, proprio come Jason.

"Sei seria?" Domandò incredulo Jason.

"Mai stata così seria." Risposi con un'espressione che riconfermava le mie parole.

"Dopo incontraci fuori." Disse Jason.
Avevo ottenuto la sua fiducia, cosa più semplice del previsto.
Ora mi bastava fermarli in qualche modo.

"Va bene." Risposi.
Mentre il mio volto non mostrava altro che serietà il mio battito aumentava notevolmente  ogni volta che mi ricordavo di star portando a buon fine il mio compito.
Con la felicità di poter urlare addosso a Steve il fatto di esser riuscita a fermare Jason.
Alla fine del funerale, prima di uscire, mi avvicinai alla sua bara chiusa.

"Non ci siamo mai parlate prima, ma ti prometto che riusciremo a fermare 'quella cosa' che ti ha fatto soffrire, così che tu possa riposare in pace." Sussurrai facendo strisciare le dita sul legno in cui era rinchiuso il suo corpo.
Non le avevo mai parlato da viva, ma mi sentivo collegata a lei in qualche modo, forse perché sapevo cosa avesse passato o forse perché ogni tanto sapevo pure provare compassione per gli altri.
Ma non importava.

"Ci sono." Dissi guardando Jason circondato dai suoi amici.

I rintocchi dell'amore | Eddie Munson × Reader [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora