3) Il mio prossimo lavoro

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La notte in cui ho incontrato Richard, non è stata in alcun modo una notte come le altre. Ma non sapevo che da quel momento in poi nessuna lo sarebbe stata più.

Quando ci hanno cacciate dal Purple mi sono sentita terribilmente in colpa. L'avrebbero licenziata lo stesso ma avrei preferito starmene in silenzio senza peggiorare la situazione.

Così siamo salite qui nel mio appartamento, abbiamo rubato due t-shirt oversize di Christopher mentre dormiva, e adesso sono ore che stiamo parlando sulle scale antincendio fuori dalla finestra.

Il sole ormai sta sorgendo dietro i palazzi mentre noi spegniamo l'ennesima sigaretta della serata e ne accendiamo un'altra.

-Che stronzo, non ti ha dato nemmeno la possibilità di difenderti. Mi sento davvero in colpa...-

-Non è colpa tua, mi volevi solo aiutare.- mi rassicura per poi fare un tiro. Il suo lucida labbra ormai è schiarito e il mascara le è colato sotto gli occhi, come sono sicura abbia fatto il mio. -Ander Martinez è un ricco figlio di papà che ha deciso di comprare un nightclub di cui essere il capo a soli diciotto anni perché, parole sue, il suo eliporto lo annoiava. E dopo due anni in cui ho lavorato per lui, confermo la tua versione, spesso fa lo stronzo.-

Scuoto la testa contrariata, guardando in basso, verso le mie cosce scoperte con la pelle d'oca per il fresco mattutino. -Come mai non hai cercato un altro posto?-

-Semplicemente perché ci sarà sempre uno stronzo come capo. È la legge.- soffia via il fumo che ha aspirato e guarda il locale in lontananza. -E, comunque, è anche il migliore capo che potessi desiderare.-

Sbarro gli occhi, lanciandole uno sguardo interrogatorio. -Aspetta, cosa?-

-Sai, potrà anche sembrare un presuntuoso, autoritario e megalomane, ma è anche molto altruista. In un lavoro del genere non è scontato trovare un capo che non si approfitti mai della sua posizione con noi ragazze. Lui, invece, si assicura sempre che stiamo bene e, se non è così, trova il modo di aiutarci.- Sospira, lasciandosi scappare un sorriso. -Mi ha tirato fuori da situazioni da cui non vedevo vie d'uscita. Quando avevo perso l'appartamento mi ha ospitato nella sua dépendance con ogni agio, finché non ne avessi trovato uno nuovo. Al momento si sta occupando di pagarmi uno psicologo per, ecco, risolvere una vecchia faccenda. Sono come un cane randagio da accudire per lui.- Confessa, facendo un altro tiro.

-Oh-

-E non sono l'unica per cui ha fatto queste cose, si preoccupa di ognuna di noi. La scorsa settimana ha spesato completamente il funerale del padre di una ballerina che non si poteva permettere di organizzarlo.-

Potrei averlo giudicato un po' troppo in fretta. Sono abituata a tipi diversi di ricchi snob. Questo non vuol dire che mi stia bene il modo in cui mi guardava e parlava con la puzza sotto il naso.

-Diciamoci la verità Nailea, non è colpa tua il mio licenziamento. Sono io che non seguo mai una regola... ma non ti preoccupare, parlerò con Michael e mi farò riassumere.-

-Michael?- chiedo curiosa.

-Il manager di Ander, nonché suo migliore amico. Praticamente vivono in simbiosi, e Michael ha una specie di debole per me, non lascerà che venga licenziata così facilmente.-

-Il suo manager è il suo migliore amico? Questo è un livello di ricchezza che ancora non conoscevo.-

Richard ride e io la seguo. Poi continuiamo a parlare di altri svariati argomenti: di com'è finita a lavorare come stripper, della sua famiglia che l'ha cacciata di casa senza un apparente motivo, dei lavori che faceva prima e dei miei lavori che cambio ogni volta che mi va.

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