1) Lady Cinnamon

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Non sono sempre stata una persona orribile.
Una volta ero diversa, spensierata, ribelle, ingenua.
I miei genitori, loro sì, direbbero che ero proprio una bambina tremenda.
Ma non lo ero davvero.
Ero solo innamorata.
Ed era estenuante provare così tanto amore in un corpo così piccolo.
E così, dopo che quell'immenso universo è finalmente imploso dentro di me, veemente, ero troppo fragile per poterlo contenere ancora... e mi ha spezzato tutte le ossa.
Alla tenera età di tredici anni, mi sono trasformata in un mostro.

• • •

"Devi farcela" penso tra me e me, stringendo le labbra per prepararmi al dolore.

Forza. L'ho già fatto decine di volte, eppure è sempre la stessa storia.

Temporeggio guardandomi intorno. C'è il solito disordine in questa camera da letto, i vestiti sono per terra, le lenzuola disfatte, e in più si aggiungono le cartacce degli stencil sparse in giro, insieme al resto degli attrezzi.

Controllo ancora che il disegno sia posizionato in maniera corretta, anche se me ne ero assicurata giusto otto secondi fa. Lo è. Sempre lì, sotto il ginocchio.

Tiro su il guanto in lattice, intingo l'ago nell'inchiostro e premo il pulsante per avviare la pistola che inizia ad agitarsi tra le mie mani.

Finalmente la appoggio sulla mia gamba cercando di stare più ferma possibile mentre ricalco il contorno del tatuaggio che ho immaginato.

Per fortuna il dolore è sopportabile, quando ti tatui da sola la cosa positiva è che non puoi concentrarti troppo sulla sensazione.

Distendo la pelle il più possibile con una mano mentre con l'altra passo sopra l'inchiostro nero per levarne l'eccesso e controllare che la linea sia dritta, ripetendo il tutto ogni pochi centimetri di disegno.

Mi pento subito di non aver scelto un tatuaggio un po' più piccolo ma ormai è troppo tardi.

Circa un'ora dopo mi sto dedicando ai dettagli finali, mentre ormai il sole autunnale di New York sta calando dietro ai grattaceli e illumina il mio appartamento con i suoi soliti raggi arancioni.

In sottofondo, oltre ai rumori del traffico, sento il giradischi riprodurre della musica jazz a cui tengo il ritmo con la testa. Probabilmente è un nuovo vinile che Chris ha comprato al mercatino dell'usato.

Mentre la mia gamba è diventata insensibile al dolore, che percepisco solo come un formicolio, sento dei passi familiari salire le scale del condominio, fino a fermarsi davanti alla porta d'ingresso.

-Nailea- sento bussare e chiamarmi allo stesso tempo.

-Christopher- rispondo con lo stesso tono.

-Mi apri?- domanda la voce ovattata. -Lo sai che non ho le chiavi-

Sbuffo mentre cerco di non distrarmi dall'eseguire il mio tatuaggio. -Sto facendo una cosa ora, fatti ospitare dalla signora Dawson, ti apro dopo!-

-Ma che cosa... no che non mi faccio ospitare dalla signora Dawson, sei letteralmente a due passi dalla porta, scansafatiche.- 

-Allora avresti dovuto ricordarti le chiavi- lo riprendo.

-Lo avrei fatto... se non me le avessi rubate nel bel mezzo della notte per costruire un acchiappa sogni che ti proteggesse dall'incubo che stavi facendo. E che, a proposito, riguardava dei fagiolini, il cibo più innocuo al mondo-

-Jack non la penserebbe allo stesso modo dopo essersi arrampicato su quella pianta enorme ed aver incontrato un gigante che voleva mangiarselo- ribatto.

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