14.

347 36 6
                                    

"Pronto?" rispondo pensando che sia Jas che mi chiede di venirgli a aprire la porta.

"Ciao Katie, vieni da me appena puoi, ti devo far conoscere il mio nuovo coinquilino." le voce di Ed. Era da troppo che non la sentivo... quella voce calda, dolce e morbida che potrebbe davvero spopolare in tutto il mondo.

Se solo anche io ne avessi una così, una di quelle voci che ti fanno smettere di piangere appena infili le cuffiette nelle orecchie o una di quelle che ti fanno spuntare il sorriso, passare la rabbia. Se io l'avessi non esiterei a tirarla fuori alle lezioni di musica.

"Scusa Ed, sta arrivando proprio ora Jason a casa mia." dico, ma subito dopo un dubbio mi si fa spazio in testa. "Ma non abitavi con un certo Luke, il festaiolo?"

"Questo te lo spiegherò quando verrai a casa mia." dice con voce debole.

"Va bene, ma ora devo andare, è arrivato." Termino la chiamata senza aspettare un suo saluto, Jason ha suonato alla porta appena ho risposto a Ed, quindi sta già aspettando fuori da troppo tempo.

Scendo velocemente le scale per poi fiondarmi sulla maniglia della porta d'ingresso, ritrovandomi davanti un Watson tutto tirato, con tanto di mani dietro la schiena. "Katie." dice facendomi un cenno con la testa. "Jason." gli dico di rimando, con tono cantilenante e lui mi risponde con una smorfia scherzosa.

"Immagino tu ricorda che prima mi hai interrotta, ora devo finire il compito per la scuola di musica." Lo informo mentre salgo le scale, ma lui sta armeggiando con le tasche della sua giacca e non sembra ascoltarmi.

"Non guardarmi, mi sono caduti i pantaloni!" urlo. Subito dopo alza la testa con sguardo curioso che si tramuta solamente in qualche millesimo di secondo in una faccia offesa.

"Non si fanno questi scherzi, ragazza mia."

Spero di aver sentito bene. È troppo divertente e carino allo stesso tempo, dovrei preoccuparmi.

"Mangiato qualcosa di avariato prima di venire qui, Watson?" Gli chiedo mentre ci incamminiamo verso la mia camera con passo lento per colpa del suo continuo cercare nelle tasche della giacca.

Non sembra avermi sentito perché sta ancora con le mani nella giacca, spero non ci sia della colla. Quando finalmente riesce a staccarsi da quel dannato giubbino tiene tra le mani una piccola scatolina nera, ma io faccio finta di non aver visto niente e continuo a camminare verso la camera.

Le mie mani si muovono velocemente sulle corde della mia chitarra mentre, involontariamente, mi lascio sfuggire dalle labbra dei piccoli accenni di canzoni. Il silenzio della camera è interrotto solo dal suono dello strumento e dalle cicale in giardino, che suonano imperterrite.

L'estate è oramai sulla soglia della porta, pronta a liberarsi nelle vite di tutti gli adolescenti fra solo pochi giorni, mentre io dovrò aspettare ancora qualche settimana prima di godermi la mia ultima estate da liceale.

L'estate è sempre stata il mio periodo dell'anno preferito, e so che se qualcuno mi sentisse dire così mi sputerebbe in faccia che è solo perchè non vado a scuola, supponendo che questo qualcuno sia un adulto. Ma no, io amo l'estate perchè è quell'arco di tempo dove puoi liberarti e essere te stesso senza essere criticato da persone che sei costretto a incontrare ogni santo giorno. E forse qui la scuola ha fatto una piccola irruzione.

Ma l'estate è anche l'esatto contrario dell'inverno, quindi sole. Il sole ti scava fino dentro al cuore facendoti liberare tutto quello che hai tenuto dentro durante l'inverno. Lui illumina anche la giornata peggiore, incurante del fatto che sulla terra ci sono milioni di persone che stanno soffrendo per questo o quel motivo. E magari riesce anche a far smettere di piangere quel bambino, che quando vede il sole farsi spazio tra le nuvole tira la manica della giacca della mamma e le indica la grossa palla di fuoco che ha ricominciato a illuminarli, dimenticandosi tutto a un tratto del gelato caduto a terra. E quindi sì, sono impaziente di finire i miei esami.

Lui ha cambiato tutto (suspended)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora