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T.n's Pov

Alla pausa pranzo, data la bella giornata, prendo il mio bentō e il libro che in questi giorni ho iniziato, per poi uscire dalla mia classe, in religioso silenzio, e andare all'ultimo piano, aprendo l'uscita per il terrazzo circondato da una rete metallica alta, all'incirca, sui tre o quattro metri.

Poggio la schiena contro il muro, sedendomi a terra, per poi iniziare a mangiare, sfogliando le pagine di "Ho cercato il tuo nome" di Nicholas Sparks, ritrovandomi alcune volte nel personaggio di Ben. 
(N.A.: non faccio altri spoiler, mettiamo caso qualcuno di voi lo stesse leggendo realmente proprio come me ^^).
Nel mentre che finisco un capitolo e mangio, una voce mi distrae, facendomi alzare lo sguardo dalle pagine trovando dinnanzi a me un biondo alato che mi guarda curioso.

«Buongiorno, My Lady! Come mai sola?» afferma, avvicinandosi divertito. «Alla tua età venivo seguito ovunque! Le ragazze non mi lasciavano un attimo, quasi nemmeno al bagno!» esclama tra le risate, ricordandosi dei tempi in cui andava al liceo.

«Beh, si può dire che non sono tanto estroversa come lo sei tu» rispondo, alzando gli occhi al cielo, riportando lo sguardo alle righe sul volume tra le mie mani. «E poi, se ti ricordi, quelli senza alcun Quirk non sono visti di buon occhio, quindi ogni volta me ne risalgo qui o vado in biblioteca...c'è sempre pace» continuo con una scrollata di spalle.

«Da adesso ci sono io qui!» esclama, un po' alla All Might, gonfiando il petto con orgoglio e indicandosi. «Non devi preoccuparti, My Lady, da adesso ti starò accanto e ti terrò compagnia tutti i giorni e tutto il tempo!» urla emozionato, ridendo alla "All Might".

Ridacchio con lui, tenendo il segno con il dito, prima di voltarmi verso di lui. «E sentiamo, mio caro eroe, come farai quando dovrai andare al lavoro? La città non dipendeva da te?» dico, divertita, sporgendomi leggermente verso di lui, cogliendolo alla sprovvista tanto che rimane in silenzio per alcuni attimi, poco prima che la campanella suoni. «Adesso devo proprio andare in classe» mormoro, prima di alzarmi e salutare l'Hero con la mano per poi dirigermi verso la classe, iniziando a prepararmi mentalmente per la verifica di matematica.

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In poco tempo, arriva anche l'ultima ora: prendo in fretta le mie cose per poi correre via alla velocità del fulmine non appena anche l'ultima campanella suona, permettendomi di andare in casa. Una volta giunta davanti al condominio, prendo le chiavi e salgo in fretta le scale, ritrovandomi in pochi minuti davanti alla porta di casa mia. All'interno dell'appartamento, però, si sentono vari suoni che mi mettono subito in allarme, facendomi prendere dallo zaino lo spray al peperoncino, pronta a spruzzarlo negli occhi del mal capitato.

Silenziosamente, apro la porta, armata con lo spray per poi dirigermi verso la stanza da cui provengono i rumori, ovvero la cucina. Sembra che qualcuno stia mettendo mano ai fornelli, facendo casino per prendere delle pentole.

"Chi diavolo cucinerebbe in una casa che ha appena rapinato?" mi chiedo, confusa, poggiando la testa contro il muro. Sospiro prima di entrare di scatto nella stanza, puntando contro la figura il piccolo barattolino.

«Oh, ciao, tesoro! Suvvia, abbassa quello spray» esclama la voce di mia madre, ridendo, seguita da quella di mio padre in salotto intento a guardare la televisione mentre i gattini si fanno accarezzare docilmente sulle sue gambe.

«Mamma? Papà? Che cosa ci fate qui?» chiedo seriamente confusa ma anche felice di rivederli dopo quasi un anno.

Subito mia madre si avvicina e mi tira in un abbraccio dove le scappano qualche lacrima di felicità. «Ci mancavi, tesoro! E abbiamo deciso di farti una sorpresa» risponde baciandomi la guancia, per poi avvicinarsi a papà. «Dovresti esserci più grati, lo sai? Abbiamo fatto tanta strada, e noi non abbiamo più l'età di una volta. Vero, caro?» dice con fare melodrammatico, poggiando una mano sulla spalla del marito e l'altra sul petto.

Ridacchio alla scena per poi sedermi accanto a mio padre. «Vi ringrazio, davvero» sorrido e, solo in quel momento, come un lampo a ciel sereno, mi ricordo dell'Hero biondo che sarebbe venuto a farmi compagnia da lì a poco.

Con una scusa, corro in camera, per poi sfiorare la piuma e sussurrare il suo nome: in poco tempo, dalla finestra, noto la sua figura nel cielo avvicinarsi velocemente mentre si guarda attorno attentamente. Sento la piuma tra le mie dita che freme alla vicinanza con il biondo e, non appena lo vedo abbastanza vicino, mi sporgo dalla finestra facendogli segno di non andare in salotto. Pare capire, dato che si avvicina alla finestra di camera mia, chiedendomi con lo sguardo di lasciarlo entrare.

Mi sposto velocemente e, in poco tempo, mi ritrovo la sua figura in camera, intento a guardarsi attorno. «Che cosa succede, My Lady?» chiede, sentendo le risate dei miei provenienti dal salotto.

«Non credo che potrai venire qui finché i miei non se ne vanno» dico, andando direttamente al nocciolo della questione. «I miei...diciamo che non approverebbero la mia amicizia con un Hero, temono che potresti mettermi nei guai o in pericolo con i Villain» sussurro, sentendomi in imbarazzo a pronunciare quelle parole.

"Non lo conosco da molto, ma sono sicura che non mi metterebbe mai in pericolo..." penso, e il biondo dice la stessa cosa, quasi come se mi avesse letto nella mente.

«Lo so, solo che i miei si preoccupano un po' troppo...» ribatto, chinando la testa e giocando con le dita, sentendomi a disagio dato il suo sguardo penetrante.

«Facciamo così...» dice a un certo punto. «Io vengo lo stesso qui, magari un po' più tardi, e non uscirò da camera tua. Cercherò di fare silenzio e se per caso dovessero dubitare di qualcosa, o si avvicinassero troppo alla camera se qui ci sono io, mi lancio dalla finestra e mi nascondo subito» cerca di ritrattare, agitando le mani.

"Sembra quasi che non voglia rimanere solo..." penso, guardando attentamente il suo sguardo. "Effettivamente sembra come se sia di nuovo un semplice bambino che ha paura anche della sua ombra" sorrido leggermente, abbracciandolo d'impulso.

«Va bene...facciamo come dici tu, ok?» lo sento annuire e sorridere contro la mia spalla, prima che mi circondi anche con le sue ali rosse. Mi diverto a sfiorarle, meravigliandomi della loro morbidezza. «Cavolo, sono davvero morbide!» esclamo, senza staccare le dita da quelle piume.

Poggiando lo sguardo su di lui, mi rendo conto quanto sia rosso in viso e si stia coprendo la bocca e le guance con la mano, mentre cerca di non guardarmi in faccia, totalmente imbarazzato dalla piega della situazione.

Ridacchio poco prima che mia madre bussi alla porta di camera: sobbalzo sul posto per poi allontanarmi dal biondo e fargli segno di andare dalla finestra.

«Tesoro, tutto ok? Sei lì da un po' di tempo» dice lei, senza smettere di bussare.

Nel frattempo mimo con le labbra «Nasconditi da qualche parte. Non andare» al biondo, che subito annuisce e si appiattisce contro il soffitto. «Si, mamma, tutto ok. Mi sto cambiando, solo che mi ero persa a guardare il cielo»

La donna ridacchia. "Fa che se la sia bevuta. Fa che se la sia bevuta..." «Lo facevi anche da piccola. Va bene, ti lascio il tuo tempo tesoro» dice lei aldilà della porta, prima di allontanarsi e andare in salotto da papà.

«Oi, Hawks, devo proprio andare...» sussurro, sorridendogli dispiaciuta, vedendolo scendere dal soffitto per poi atterrare davanti a me. «Ci vediamo domani? Fai attenzione per le vie, ok?»

Lo vedo annuire prima di salutarmi con la mano e volare dalla finestra, diretto verso casa sua.

"Mi sento ancora in colpa..." penso, sedendomi accanto a papà e iniziare a guardare la partita.

Il mio adorabile rompiscatoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora