La Villa Maledetta

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L'aspetto della casa era davvero magnifico! È molto simile alla villa usata dalle streghe di American Horror Story della terza stagione. Ai lati del cancello c'erano due colonne enormi stile greco con in cima due draghi che sputavano fuoco, e le sulle punte delle sbarre c'era una scritta in ferro in latino ma non riuscivo a leggerla, tanto meno tradurla...

Il cancello percorreva tutto il perimetro della casa e alternativamente c'erano delle telecamere in cima. Continuava dietro la casa, ma non riuscivo a vederlo a causa del giardino pieno di pini e querce enormi.

-"Luke! Avrai tempo di squadrare questa casa dopo. Ora apri, ho una fame!" disse mio padre davvero stressato.

-"Okay", Non me lo feci ripetere due volte. Infilai la gigantesca chiave nella serratura ed ecco che il cancello si aprì. Il vialetto era fatto di pietre e per tutti e due i lati c'erano cespugli di rose bianche e rosse. Corsi per tutto il vialetto. Quando aprii il portone fece un gran cigolio, ma dopo la vista è stata grandiosa. Divani di pelle bianca. Tende dorate, televisori enormi, porte in ogni angolo della casa e corridoi lunghissimi. Presi la scala centrale che poi si divideva in due ma portava sempre nella stessa direzione, e infondo al corridoio c'era una grande porta di ferro e all'interno della stanza c'era un letto davvero enorme. Era matrimoniale, con delle tende tutt'intorno. E poi nient'altro. Ho preso il mio iPod e l'ho lanciato sul letto, come per dire "questo stanza è mia papà. Va via" lo faccio sempre...

Dopo aver posato le mie valigie a terra e lanciato le scarpe, scesi in cucina. O almeno, doveva diventare una cucina perché per ora c'era solo un enorme frigo con 4 ante e un tavolo. Wow.

"Pizza?" Mi chiese mio padre passandomi un cartone.

-"Ma dove l'hai presa?" dissi mentre ne prendevo una fetta.
-"L'ho presa in una strana pizzeria all'aeroporto, non mi hai visto perché eri occupato a guardare le colline" rispose finendo per ridere.

Io non dissi nient'altro, ero concentrato a mangiare.
-"Calma Luke, nessuno ti corre dietro", disse ridendo e mangiando. "Papà sai che io e la pizza abbiamo un rapporto speciale." Ridemmo e finimmo di mangiare.

Di scatto mio padre si alzò e mi disse pulendosi la bocca "ho da fare delle commissioni presso il mio nuovo punto di lavoro, tornerò tra un oretta o due".

-"Di già?" dissi.
-"Qui vogliono tutto e subito. E questa casa non andrà avanti da sola, devo andare all'agenzia immobiliare, e fare mille altre cose...quando tornerò passeremo del tempo insieme non ti preoccupare." mi disse mio padre mentre si dirigeva verso l'uscita.
-"Va bene papà, sappi che ci conto" risposi.
-"Okay" disse infine ridendo, poi si mise la giacca e uscì di casa.

In quell'istante mi ritrovai solo.

Solo in quella casa maledetta, ma mi venne subito un idea. Andai nella salone, l'unico posto arredato, e notai questo stereo gigantesco munito di una decina di casse sparse per la sala. "È un peccato tenere questo gioiellino qui tutto solo e inutilizzato", smontai tutto e nel giro di mezz'ora era installato nella mia camera. Sfortunatamente non avevo CD perché erano tutti negli scatoloni. Così provai ad accendere una TV, ma non c'era segnale.
La noia iniziò a farsi sentire, così decisi di uscire un po'. Mi misi le scarpe e una felpa e mi avviai per il centro.

Il caldo mi stava soffocando come se due enormi mani di lava stringevano il mio collo, così entrai in un bar a prendere qualcosa di fresco da bere. Decisi di entrare in un bar chiamato "Rainbow" ed era molto affollato, c'erano sia giovani che anziani e mi sentivo costantemente guardato. Sarà perché quel giorno ero vestito con colori insoliti? In ogni caso mi sedetti al bancone e ordinai una coca cola. Mentre il barista me la portava, squadrai il locale. Era veramente carino. La musica di sottofondo proveniva da un giradischi, e tutto il posto era arredato di nero. Strano che si chiamasse Rainbow, dentro di arcobaleno non c'era nulla.

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