Capitolo 8~ Il Potere Delle Cose

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Certe volte stare da solo era la cosa migliore per tutti. Sopratutto per te stesso. Certe volte essere solo con i propri sentimenti poteva essere d'aiuto. Poteva farti capire come ti sentivi, quali sono i tuoi sentimenti. Era questo il potere della solitudine.

Molte persone la vedevano come una cosa cattiva. Isolarsi non faceva bene. Ti rendeva asociale. Ma secondo me invece dipendeva da persona a persona. Certo, se stavi da solo per troppo tempo non faceva per niente bene perché ti disabitui a stare in società, a parlare con le persone e quindi devi ricominciare tutto. Come quando qualcuno ha fatto un incodente, mette su il gesso e poi lo toglie, deve far riabituare la parte ferita. Stessa cosa con le emozioni. Però dieci minuti al giorno di solitudine penso che facciano bene a tutti. Un po' come quando vai a messa e preghi, il quel momento sei solo con te stesso.

Uscii di corsa dalla mia cabina e andai in coperta. Le lacrime mi solcavano il viso. Perché sono fatto così? Perché nessuno mi vuole?

Appena fuori presi sigaretta e accendino dalla tasca della divisa e me la accesi. Mi appoggiai al parapetto com'ero solito fare e contemplai il vasto mare cercando di calmarmi.

Era nei momenti più bui della nostra vita che capiamo i nostri sentimenti.

Era sbucato il cielo notturno. Era arrivata la luna. Erano arrivate le stelle. Erano arrivati i miei genitori. Erano qui per salutarmi, per consolarmi, per darmi il coraggio di affrontare un nuovo giorno. Era questo il compito, il potere dei genitori. Loro c'erano sempre per te in qualsiasi momento. Sacrificavano tutto per vederti felice anche quando i soldi scarseggiavano e loro avevano bisogno di qualcosa.

Ripensando a quei momenti mi sentivo in colpa. Però non mi pesava più di tanto perché ero piccolo e divertirsi era, per me come per tutti gli altri bambini, all'ordine del giorno, non importava se mettevi in difficoltà i tuoi genitori. A loro bastava vederti felice e contento. Quello era il regalo più grande che avresti potuto fargli da piccolo.

Della mia infanzia mi ricordo poco e niente. Dai ricordi che ho conservato, e che hanno un posto speciale nel mio cuore, credo che fosse stata felice. Non mi ricordo momenti bui se non una piccola sbucciatura o un giocattolo rotto, cosa che da bambino può essere paragonata alla fine del mondo.

Ogni sera, da quando erano morti i miei genitori, avevo l'abitudine di raccontare quello che mi era successo in giornata a loro. Non facevo codesta cosa da tre giorni ormai. Me ne ero scordato con tutto quello che era successo da quando Alain era arrivato sulla Polaris.

Tra una boccata di sigaretta e l'altra iniziai a raccontare da quel sabato sera di tre giorni fa quando vidi Alain mezzo morto in mare, quando lo ospitai e gli diedi il mio pigiama. Man mano che passa il tempo capivo che eravamo opposti ma simili, come se fosse il doppio di cui avevo bisogno.

Raccontai della vita di Alain, del perché fosse qui; del capitano Murray, di come lo abbia ingannato. Del fatto che da un po' di giorni mi sentivo strano, come se fossi diviso a metà. Certe volte sentivo anche qualcosa in fondo allo stomaco, come un brontolio, quando mi capita di pensierare ad Alain. Non so cosa sia quella sensazione, non l'ho mai provata.

Però mi ricordo che tempo ebbi una conversazione con un signore alquanto ubriaco in un bar che mi disse: "L'amore può essere sia un bene che un male. Certe volte fa schifo. Altre ti capita di pensare che sia l'unica cosa che vorresti al mondo".

Alchè io gli chiesi: "E come si fa a capire quando si è innamorati?"

"Oh, mio piccolo principiante. Lo capisce perché sente le farfalle allo stomaco".

"E come fa a capire quando sono quelle e non, che so, un semplice mal di pancia?"

Mi sentivo come un bambino che stava imparando una lezione importante e interessante a scuola. Pendevo letteralmente dalle sue labbra. Non credo di essere stato mai così attento in vita mia. Però questa era una lezione importante. Era una di quelle che si suol dire, una lezione di vita.

"Certo che non sa proprio niente dell'amore!" esclamò il signore. Io scossi la testa. Era imbarazzante. A quei tempi avevo quasi venticinque anni e zero esperienza in amore. Certi ragazzi a venticinque anni erano già sposati e forse avevano anche dei figli.

"Le farfalle allo stomaco le riconosce perché sente qualcosa in fondo allo stomaco, come una specie di vuoto o brontolio. Ecco quelle sono le farfalle".

"E se non lo sono?" chiesi.

"Corra in bagno che è meglio" e scoppiò a ridere.

Ecco. Credevo di aver capito cosa fosse quel fastidio allo stomaco.

Mi stavo innamorando.

Di un ragazzo.

Alain.


*****
Angolo Autrice
Holaaa

In questo capitolo siamo venuti a conoscenza un po' dei sentimenti del capitano. Vi è piaciuto?

Qual'è per ora la vostra parte preferita? È perché? La mia credo quando il Capitano parla con il signore ubriaco. Perché è così innocente nella sua ignoranza dell'amore che mi da tenerezza.

Libro consigliato: la saga di Pandora di Licia Troisi genere urban-fantasy. Sono quattro libri. Pam la notte di Halloween apre per sbaglio uno scrinio contente i Sei Angeli della Morte. Uno possiede Sam un ragazzo che per sbaglio investe Pam con il suo motorino. Da li inizieranno una serie di avventure e disavventure con l'obbiettivo di intrappolare di nuovo tutti gli Angeli Della Morte nello scrinio. Lo conoscete? L'avete letto?

Alla prossima
Cami❤️🥰

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