JUNGKOOK'S POV:
Se per ripensamento si intende meditare in modo più ponderato sulla bontà di una nostra scelta, nel momento in cui il taxi si fermò davanti al palazzo in cui si sarebbe tenuta la festa di Taehyung, io ne avevo avuti già duecentomila. Dire però che quello era il "duecentomillesimo" ripensamento non suonava troppo bene, ma anche parlare di semplici "ripensamenti" non dava l'idea esatta dei seri dubbi che continuavano a frullarmi in testa riguardo a quella serata.
Volevo andare alla festa. Questo era certo. La parte orgogliosa e cocciuta di me, però, voleva anche dimostrare a Taehyung che non ero uno di quei ragazzi che corrono dietro ai bei uomini.
Ma, cavolo, un invito del genere capita una volta sola nella vita. Da sempre, sempre, avevo sognato di partecipare a una festa in maschera. Credo che mi attirassero le maschere sul viso e i vestiti eleganti. Tutti avrebbero indossato maschere, smoking e abiti meravigliosi. Ci sarebbero stati lustrini e paillette e gioielli luccicanti. Una serata sfavillante e sfarzosa, come le feste in stile hollywoodiano. L'avrei conservata per sempre tra i miei ricordi più belli, come un fascio di luce a squarciare il buio di una notte illuminata appena dal bagliore delle stelle.
Era l'unica occasione in cui avrei potuto far finta che la mia vita fosse come l'avevo sempre sognata: traboccante di promesse, dove ogni più piccola scelta generava qualcosa di incredibile. Alla fine, questa fu la decisione che prevalse. Mi sarei goduto la mia notte magica, grazie tante, e Taehyung sarebbe venuto in seconda battuta. Quella era la mia favola e volevo viverla come l'avevo sognata.
Uscito dal lavoro, comprai lo smoking e le scarpe in un negozio dell'usato, dove però non trovai la maschera. Mi feci coraggio ed entrai in uno di quei negozi specializzati in abiti e accessori per feste eleganti che, inspiegabilmente, sono aperti tutto l'anno, anche se sono sicuro che la gente vi compri qualcosa solo per Halloween.
Quando posai la maschera, la ragazza dietro al bancone mi guardò con una strana espressione: forse aveva visto Eyes Wide Shut e pensava che le maschere andassero acquistate solo per "certe" occasioni, come nel film. Che andasse a fanculo. Io ero stato invitato a una festa molto elegante, a cui, come se niente fosse, avrebbero partecipato stelle del cinema e miliardari. E per quel che ne sapevo io, non c'era alcun convito orgiastico con gente nuda nel seminterrato del palazzo. Ecco il "duecentounmillesimo" ripensamento. Comunque, se avessi avuto sentore di sette orgiastiche, avrei usato le mie scarpe come arma di difesa, e sarei fuggito. Quello almeno era il piano provvisorio, considerato che non avevo armi migliori da impiegare.
Mi aspettavo un corpulento bodyguard all'entrata, e invece l'indirizzo che mi aveva dato corrispondeva a un palazzo nel centro di Seoul. Scesi dal taxi e mi guardai attorno. Erano già le nove passate. A Seoul le strade pullulano sempre di gente, a qualsiasi ora. Anzi, di notte si animano ancora di più.
All'inizio pensai di essere nel posto sbagliato, ma poi vidi fermarsi una limousine dalla quale uscirono, uno dietro l'altro, alcuni uomini e donne in abiti eleganti e maschere sul viso. Gli uomini indossavano maschere semplici, sul genere di quella del Fantasma dell'Opera, che coprivano solo gli occhi e una parte del naso. Quelle delle donne, invece, erano alcune piumate e appariscenti, altre delicate, in pizzo, e nascondevano appena i loro volti.
Mi misi la maschera, costata appena due dollari, che si teneva su con un semplice elastico. Oh, be'. I ricchi pagano un sacco di soldi per sembrare poveri, no? Non era colpa mia se conoscevo un metodo efficace per essere povero: investire tutti i miei soldi in una bakery che mi garantiva a malapena di guadagnare il necessario per pagare le bollette. A volte riuscivo anche a spendere un po' per cose sciocche, come il mangiare e il bere.
Raddrizzai le spalle, mi feci coraggio, e con passo leggiadro, quasi stessi ballando un valzer, mi avviai verso l'entrata, come se avessi trascorso tutta la vita a partecipare a serate simili. Avevo visto parecchi film in cui i protagonisti facevano "il colpaccio", e ormai avevo capito che il trucchetto sta tutto nel far credere agli altri di sentirsi a proprio agio in quel che si fa. Arrivai all'entrata prima dell'allegra comitiva della limousine, tirai la porta ma non si aprì. Lanciai un rapido sguardo alle mie spalle e abbozzai un sorriso del tipo "mi capita tutte le volte, perché ci vengo sempre". Tirai di nuovo. Ancora nulla.
STAI LEGGENDO
𝕍𝕠𝕘𝕝𝕚𝕠 𝕌𝕟 𝔹𝕣𝕒𝕧𝕠 ℝ𝕒𝕘𝕒𝕫𝕫𝕠 {𝕋𝕒𝕖𝕜𝕠𝕠𝕜}
Fanfiction*Dal Capitolo: ???* JUNGKOOK'S POV: Come ho conosciuto Taehyung? È entrato nella mia pasticceria, ha comprato una torta di ciliegie, rubato un vaso di fiori - non avevo idea di cosa diamine dovesse farci - e lasciato il suo biglietto da visita in be...