Capitolo 5

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JUNGKOOK'S POV:

Avevo due locatori. Uno dell’appartamento e uno del locale. Era tutto il giorno che cercavano entrambi di contattarmi. Avrei potuto ascoltare i messaggi lasciati in segreteria, rischiando così di rovinarmi l’umore per la serata, oppure avrei potuto comportarmi da irresponsabile, ignorandoli. Decisi di ignorarli, anche perché, comunque, non avevo i soldi per pagare gli affitti. Ascoltare i loro messaggi mi avrebbe solo demoralizzato. Avrei quindi continuato a sfornare dolci e a dormire nel mio letto finché non mi avessero buttato fuori a calci, e se o quando questo fosse accaduto, avrei pensato al da farsi.

Mi meravigliai di quanto fosse facile scacciare dalla mente l’assillo di certe preoccupazioni finanziarie. In più Taehyung mi aveva promesso una campagna pubblicitaria di prima categoria, e avevo tutte le ragioni per credere che il suo intervento avrebbe effettivamente aiutato la mia pasticceria a guadagnare qualcosa.

Sentii bussare alla porta, e il mio primo pensiero fu che Taehyung avesse deciso di venire a trovarmi a casa – anche se era impossibile che sapesse dove abitavo. Nonostante questo, mentre andavo ad aprire, il mio stupido cuoricino cominciò a martellarmi in petto, senza una ragione logica.

Era Jimin. Aveva un mazzo di fiori in mano ed era vestito per far colpo, con una giacca sportiva e la cravatta. Scossi la testa. «Jimin. Devi smetterla. Sul serio».

«Cosa? È per colpa di quello stronzo della festa?»

«No, è perché ti ho già detto che è finita. Quindi ti prego, lasciami perdere. Questo non è un film nel quale il ragazzo passivo alla fine si intenerisce e cede al ragazzo attivo perché lui non si è arreso. Nella vita vera, il tuo comportamento è inquietante. Mi dispiace, ma è così».

Contrasse la mascella. Mi porse i fiori. «Almeno prendi questi».

Sospirai. «Jimin, mi dispiace».

Gli chiusi la porta in faccia e feci un lungo respiro. Detestavo che mi avesse costretto a comportarmi in modo tanto sgarbato, ma sapevo che se avessi preso i fiori avrebbe pensato che volevo lanciargli un messaggio in codice, una specie di incoraggiamento. E invece volevo solo che la smettesse, soprattutto perché ero certo che insistesse motivato da una convinzione assurda: che lui, cioè, meritasse di prendersi la mia verginità visto che eravamo usciti insieme per tanto tempo. Non me l’ero inventato io. Me l’aveva detto lui, più o meno in questi termini, quando ci stavamo lasciando.

Aspettai qualche minuto, pensando che sarebbe tornato a bussare alla porta per chiedermi di farlo entrare, invece poco dopo sentii che si allontanava.

Fortunatamente avevo la cena da preparare a casa di Taehyung, così non avrei rimuginato su Jimin per tutta la sera. Niente paranoie: niente tende tirate né porta barricata. Dovevo pensare a prepararmi per rispettare l’impegno preso stipulando quel folle accordo con Taehyung.

Per quanto fossi tentato, non sprecai neppure un’ora del mio tempo a pettinarmi e scegliere l’abito giusto per la serata. Volevo provare a me stesso che non ero semplicemente uno delle tante conquiste di Taehyung – sempre supponendo che Jennie mi avesse detto la verità, cosa che, dovevo ammetterlo, era del tutto discutibile.

Il nostro non era un appuntamento. Dovevo andare a cucinare per lui. Era un lavoro, e non ci si mette in ghingheri per andare al lavoro, a meno che non si voglia far colpo su qualcuno. Casomai, io volevo fare proprio il contrario, passare del tutto inosservato, anche perché avevo il presentimento che Taehyung non avesse bisogno di alcun incoraggiamento per saltarmi addosso. Quel pensiero mi fece venire i brividi, ma tenni duro. Mi lasciai gli abiti sporchi di farina, mi spruzzai il deodorante, solo per essere pulito e profumato, e mi lavai i denti. Non mi preoccupai neppure di sistemarmi la capigliatura. Bravo.

𝕍𝕠𝕘𝕝𝕚𝕠 𝕌𝕟 𝔹𝕣𝕒𝕧𝕠 ℝ𝕒𝕘𝕒𝕫𝕫𝕠 {𝕋𝕒𝕖𝕜𝕠𝕠𝕜}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora