Capitolo 11

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JUNGKOOK'S POV:

Hoseok stava stendendo l’impasto nel retrobottega mentre io pulivo il locale. All’ora di pranzo eravamo stati invasi da una folla di clienti. Davvero emozionante. Era la prima volta che avevamo avuto così tanto da fare, a parte l’exploit del giorno prima quando avevamo incassato circa mille dollari puliti. Per quella giornata, anche senza un’affluenza così straordinaria, nutrivo buone speranze che saremmo arrivati a settecento. Di questo passo, nel giro di qualche mese, sarei riuscito a pagare tutti gli affitti arretrati che dovevo sia per il locale che per l’appartamento.

Così quando vidi il locatore aprire la porta d’ingresso, non fui colto dal panico come invece capitava di solito. Avevo un piano. Avevo buone notizie.

Feci un bel respiro e sorrisi. «Signor Choi, non mi aspettavo di…».

«Ti ho lasciato quattro messaggi in segreteria», disse con un tono di voce freddo. Era sulla quarantina, con un ventre prominente e due gambette che sembravano le zampe di un pollo. Le sopracciglia parevano animate di vita propria: due bruchi che da un momento all’altro avrebbero cominciato a sgranocchiare qualche fogliolina verde per poi trasformarsi in due splendide farfalle.

«Sì. Sì, è vero. Sono un po’ in arretrato coi messaggi in segreteria, ma avevo intenzione di ascoltarli molto presto».

Scosse la testa. «Stanno comprando l’intero isolato, Jungkook. Mi hanno offerto due milioni di dollari solo per questa proprietà, quindi la vendo. E indovina un po’, mi sento generoso, date le circostanze, non ti trascinerò in tribunale per farmi dare tutti i soldi che ancora mi devi per l’affitto. Buon Natale».

Provai una stretta alla bocca dello stomaco. «Non può farlo sul serio, vero?»

«Cosa? Vendere una mia proprietà? Certo che posso. A te la affitto di mese in mese, loro mi danno il malloppo tutto in una volta. Ne sono molto contento e rinuncio volentieri ai tuoi quattromila dollari mensili, che tra l’altro non sei mai riuscito a pagarmi».

«Ma molto presto sarò in grado di saldare ogni debito. Ho un accordo straordinario con la Galleon che si occupa di fare pubblicità al locale, e ieri abbiamo guadagnato un mucchio di soldi. Le posso documentare tutto». Vidi l’espressione del suo viso e mi sentii morire. Non era mai stato cattivo nei miei confronti, ma era un uomo d’affari. Ce l’aveva scritto in faccia. E nessun uomo d’affari, bravo nel suo mestiere e sano di mente, avrebbe rinunciato all’offerta che gli era stata fatta, e lo sapevo. «La prego?», tentai.

«Sono spiacente, Jungkook. Ma ormai è deciso. Hai una settimana».

Rimasi immobile, senza poter fare altro che seguirlo con lo sguardo mentre se ne andava. Il mio sogno svaniva così, semplicemente, come sabbia che scivola tra le dita, e all’orizzonte nessuna soluzione. Senza il locale, avrei perso l’appartamento. Senza l’appartamento, avrei dovuto lasciare Seoul, e senza questa città, mi chiedevo come avrei fatto a restare con Taehyung.

Hoseok mi trovò con la testa tra le mani. «Hanno cancellato Brooklin 99 un’altra volta?»

«No. Hanno cancellato The Bubbly Baker».

«Eh?»

«Qualcuno vuole acquistare la proprietà e il nostro locatore ha deciso di vendere. Siamo fottuti, a meno che non ti venga in mente un modo per racimolare due milioni di dollari per convincerlo a non farlo».

Inclinò la testa di lato. «Gesù. Mi chiedo dove potremmo trovare un uomo tanto ricco. E dovresti pure piacergli, il che rende l’impresa ancora più ardua. Ma, mmm, avrei un nome sulla punta della lingua».

𝕍𝕠𝕘𝕝𝕚𝕠 𝕌𝕟 𝔹𝕣𝕒𝕧𝕠 ℝ𝕒𝕘𝕒𝕫𝕫𝕠 {𝕋𝕒𝕖𝕜𝕠𝕠𝕜}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora