Sofferenza incontrollabile

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A volte capita.
Non è una cosa che sono in grado di controllare.
Succede e basta.
Quella sensazione di vuoto torna ad incupirmi il petto.
Quella tristezza sconfinata si deposita come una macchia indelebile sul mio cuore.
Lo appesantisce, lo adombra, una potenza schiacciante che provoca alle volte sofferenza;
Alle volte niente.
Indifferenza. Staticità. Apatia.
Perché ormai è consuetudine.
Un'abitudine che si porta dietro il desiderio crudo di fare a pezzi qualcosa;
gettare tutto in aria, distruggere.
Distruggersi.
Prendere a pugni il muro finché le nocche non bruciano e si graffiano.
Pizzicarsi la pelle fino a farla arrossare; colpire le mani ripetutamente, sentirle indolenzite, aspettare che i lividi affiorino in superficie, testimonianza di un male interiore, incurabile.
E infine lasciarsi andare.
Le lacrime sono già lì, pronte a grondare come una pioggia calda e fine. Salate come il mare d'inverno che avviluppa e non lascia respirare.
Poi passa.
Qualche minuto e si torna alla realtà.
Si asciugano gli occhi con la manica del maglione. Si tira su col naso un paio di volte.
Si respira. Un respiro dietro l'altro, una cadenza nuovamente ritmica.
Si respira e si va avanti.

12 gennaio 2022

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