fuggire

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sentivo battere la pioggia sul vetro della mia finestra.
paragonavo le mie lacrime a quelle gocce, bagnate e con tocco fulmineo.
ogni giorno era la stessa storia, tra urla, schiaffi, rumori e pianti.
per l'ennesima volta ero lì, ad ascoltare i miei genitori litigare. volevo andare via ma il temporale fuori non mi rassicurava affatto.
mi sembrava che tutto intorno a me non fosse reale, come se stessi per chiudermi in me stessa.
mentre pensavo questo qualcosa apri istantaneamente la porta. era mio padre..

<che cazzo stai facendo chiusa qui dentro, una buona volta non puoi darti da fare e pulire questa casa? tua mamma mi fa incazzare già troppo, non ti ci mettere anche tu.>

penso sia stata la goccia che abbia fatto straboccare il vaso. non mi importava se fuori ci fosse un temporale esagerato, ho preso le prime cose che mi capitarono davanti e con le guance bagnate uscii dalla mia camera e corsi via da casa.

più correvo e più ero zuppa dalla pioggia, anche se mi piaceva questa sensazione.
presa dalla fretta mi riparai sotto la stazione dei treni e accesi una sigaretta.
non amavo fumare ma lo usavo come metodo di sfogo, per scacciare i pensieri.

avevo deciso, sarei salita sul primo treno che mi avesse portato il più lontano possibile da tutto e tutti.

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