Capitolo 7

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Lo spingo via con tutta la forza che possiedo.

"Ma perché mi stai facendo questo?!?!" Urlo, piangendo. Devo sapere perché lo ha fatto.

Devo sapere perché mi ha rapita. Devo sapere perché mi conosce così bene.
Lui mi fissa, ma non risponde. Ringhio per la frustrazione, mentre gesticolo furiosamente con le mani. "Rispondimi! Devo sapere perché mi stai facendo tutto questo.....ti prego..." La mia voce si affievolisce, quando all'improvviso una stanchezza devastante si impossessa di me.

La testa mi gira e barcollo di lato, ma Damon mi afferra prima che io cada. Cerco di respingerlo debolmente. "Lasciami....tu devi...devi rispondermi..." Mormoro.
Damon scuote la testa. "Non hai ancora mangiato niente. Devi nutrirti, Eveline. Vieni." Mi prende per le spalle e mi sospinge verso il cucinino, dove poi mi posiziona sulla sedia.

Mi guardo intorno. Mi sento stanchissima e sembra che tutto in questa stanza stia pian piano perdendo colore. Alzo lo sguardo verso di lui e lo vedo armeggiare con un coltello. Sta affettando qualcosa.
Poi guardo la finestra, intravedendo al di lá del vetro un muro. Sospiro.

"Dove mi trovo, Damon?" Chiedo. Il mio tono è stanco, spento. Perchè so già che non mi darà una vera risposta.
Per un istante si gira verso di me, facendo un mezzo sorriso. "Sicuramente molto lontano da dove abitavi prima."

Molto lontano da dove abitavo prima? Oddio.
"Stai dicendo che non siamo più a Londra?" Non è possibile. Non posso essere così lontana da casa.
Non risponde. Faccio un respiro profondo, prendendomi la testa tra le mani. Ripenso a quello che mi ha fatto nella vasca.

Mi ha legata, imbavagliata e quasi stuprata. Non voglio pensare a cosa accadrà in futuro. Non voglio pensare a quello che mi farà. Stringo i denti, mentre una lacrima mi riga la guancia.

Poi mi alzo di scatto, all'improvviso più furiosa che mai.
"Ma che cazzo di problemi hai, eh? Cosa sei? Uno....psicopatico? Io non...."

Le forze mi abbandonano e cado a terra.
"Cazzo, Eve!" Ringhia. Mi prende da sotto le ascelle e mi fa sedere nuovamente sulla sedia. Poi mi afferra il viso, studiandomi. I suoi occhi scuri mi scrutano attentamente, preoccupati.
Si scosta e mi porta un panino, quello che stava preparando prima.

"Forza, devi mangiare, Eveline. Mangia."
Un ghigno increspa il mio viso. "E se..." Ho la voce rauca, debole. "...e se non lo facessi? E se mi lasciassi morire? Lo hai detto tu stesso: se io morissi, non avresti più niente con cui giocare."
Damon serra la mascella, distogliendo lo sguardo. "Non dire sciocchezze. Mangia, Eveline." Mi avvicina il piatto con il tramezzino.

Socchiudo gli occhi, fissandolo. "Quindi il tuo scopo non è quello di uccidermi. C'è qualcos'altro sotto, non è vero? Qualcosa di grosso." Affermo.
Lui inspira e batte un pugno sul tavolo, spazientito. "Mangia, Eveline!" Ringhia.
La mia affermazione lo ha turbato. E non poco.

Ciò significa che ho ragione.

"Va bene." Mormoro.
Poi afferro il panino e lo divoro, mentre lui sistema la cucina.
Sono riuscita a ottenere un'informazione. Anche se vale poco, è tutto quello che ho. È tutto quello che so, per ora.

Devo solo resistere. I miei amici e la mia famiglia mi staranno già cercando.

Prima o poi commetterà un passo falso. Per forza.

E quando accadrà, io mi libererò di lui.

Senza cuore -L'incubo-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora