Capitolo 1

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Capitolo 1

Giusy ha visto tante cose
Per i pochi anni che ha
È una vita che non riesce ad avvicinarsi
Alla realtà.

A volte capita che la vita sfugga di mano, che il desiderio di una partenza renda lontano un ritorno.
Capita che il mondo ti scivoli tra le dita e qualche sogno non diventi mai una stella.
Capita che l'infanzia non sia vissuta, e che l'adolescenza non sia mai affrontata.
Capitano tante cose nella vita, la cosa difficile è accettarle.

Louis Tomlinson ha ventiquattro anni ed è chiuso nell'ospedale psichiatrico St.Jones di Bradford.
La sua vita è stata un susseguirsi di tragedie, che alla fine l'hanno portato a commetterne una maggiore; di uno spessore notevole.
Era tra i pazienti più chiusi ed egocentrici. Le sue continue ricerche di attenzioni lo mettevano nei guai, ma il fatto che lo notassero, che sapessero che esisteva, lo facevano continuare.
I terapeuti che si occupavano di lui lo avevano abbandonato, e Louis cercava di mostrarsi indifferente, ma soffriva. Non sapeva cosa non andasse in lui.
Non sapeva perché non fosse mai abbastanza.
Forse era colpa della sua infanzia, dei suoi genitori. Forse era solamente colpa sua (era la più probabile).
Era praticamente sempre chiuso nella sua stanza, solo, e disegnava sui muri qualcosa che lo facesse sentire più a casa.
Spesso componeva anche della musica, ma nessuno sapeva mai cosa, perché Louis non permetteva agli altri di ascoltarla.
-Penso sia la giusta cura- disse una volta al uso terapeuta, un uomo di cinquant'anni che aveva sicuramente comprato una laurea, perché non sapeva nemmeno coniugare i verbi al tempo giusto.
Quel giorno sarebbe arrivato un altro psico-terapeuta, ma al liscio non interessò tanto. Lo avrebbe abbandonato. Lo facevano tutti.

Stava leggendo un libro proprio quando bussarono alla porta.
-Avanti- disse, ma continuò a leggere.
Fece capolino un ragazzo poco più piccolo di lui, o forse avevano la stessa età? Non lo sapeva.
Aveva i capelli ricci e gli occhi verdi, delle stupide fossette e un odioso sorriso.
-Ciao Louis- chiuse la porta dietro di sé e il liscio chiuse il libro, scendendo dal letto e sistemandosi la tuta grigia.
-Ciao, tu saresti?- alzò un sopracciglio e intrecciò le braccia al petto, ma il ragazzo non si fece intimidire.
-Sono Harry Styles, il tuo nuovo psico-terapeuta- disse -Sai, mi hanno parlato molto di te. Penso potremo creare un buon rapporto-
-Solitamente i terapeuti non entrano nella camera dei pazienti- gli fece notare, ma Harry sorrise, e Louis lo odiò, perché era bellissimo e non sapeva come comportarsi.
-Ho un modo particolare di lavorare, Louis. Dovrai fartelo andare bene-
-Non mi piacciono le novità- Harry schioccò la lingua contro il palato, poi osservò i libri sulla scrivania di Louis e lo guardò.
-Devi abituarti anche a quelle- gli disse, sedendosi sulla sedia e indicandogli il letto.
Louis abbassò la testa e si sedette.
-Questi disegni li hai fatti tu?- disse il riccio, guardandosi intorno e osservando ogni graffito nel particolare. C'era sempre qualcosa di tetro dietro ogni disegno, era lì che si racchiudeva la coscienza di Louis.
-Tutti- disse -Quello fu il primo- indicò una piccola faccina con due "X" al posto degli occhi.
-Beh, sei...un artista- prese una penna e la osservò -Suoni la chitarra?-
-A volte- Harry annuì piano col capo, poi guardò il suo paziente, che distolse lo sguardo.
-Sai, se non mi avessero detto tutte quelle cose, penserei che tu sia un paziente obbediente, Louis- accavallò le gambe e Louis sospirò, continuando a guardare per terra.
-Sono una brava persona- sussurrò il paziente.
-Non ho mai detto il contrario- Harry si sporse, poggiando il gomito sul ginocchio e tenendosi il viso con la mano -Ma sei un po'...egocentrico-
-Mi hanno detto di peggio- disse Louis, guardandolo adesso negli occhi. Harry alzò le sopracciglia.
-Ah sì?- chiese -Dimmi un po'. Sono curioso- ma Louis scrollò le spalle.
-Hai detto che ti hanno parlato di me. Sai cosa sono per gli altri- iniziò a grattarsi la gamba; lo faceva sempre quando era nervoso.
-Vorrei sentirlo dire da te, in realtà. Come ti vedi, Louis?- il liscio assottigliò gli occhi e scosse piano la testa.

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