Capitolo 4
I been tryin' to do it right
I been livin' a lonely life
I been sleepin' here instead
I been sleepin' in my bed10 anni prima
Quando si raggiunge una certa età, si ha in totale cambiamento di se stessi.
Ora ho 14 anni, sono ancora all'orfanotrofio, e provo ancora a parlare con quel ragazzino, ma lui non sembra molto convinto.
È da sei mesi che sono qui, ma lui è ancora così convinto a non parlarmi.
Mi chiedo perché. Eppure sembrava disposto l'ultima volta, quando ci siamo seduti insieme fuori in giardino.
Forse anche lui si sente come me?
Non lo so, ma vorrei proprio saperlo.
A volte mi sembra che mi osservi, ma quando mi giro ha sempre lo sguardo altrove.
Chissà a cosa pensa?
A me piace. Cavolo se mi piace. Vorrei stare con lui sempre, anche quando voglio stare da solo.
Voglio stare da solo con lui. Perché in due ci si sente meno soli, un po' meno sbagliati, anche se siamo entrambi un disastro.
Tutti i bambini che sono qui sono un disastro.Ieri, quando l'ho visto, sembrava zoppicasse, ma non l'ho fermato perché mi aveva guardato in modo triste. Forse non voleva lo vedessi.
-Ehi- ho provato a chiamarlo, ma lui non mi ha risposto.
Magari oggi mi darà la possibilità di parlargli. Sto portando la mia chitarra, così gli suono qualcosa. Voglio davvero che stia bene.
Busso alla porta e sento che lascia un grugnito più che dire qualcosa.
-Sono Louis- e poi non ho sentito più nella, è come se si fosse smaterializzato.
-Ehi- lo chiamo di nuovo, ma lui non mi ascolta -Va bene, sto entrando- e quando sto per aprire la porta, lui è lì. Mi guarda dall'uscio e i suoi occhi sono puntati dritti ai miei. Abbiamo la stessa altezza, sebbene io ho un anno in più di lui.
-Voglio stare solo- mi ha detto, e la sua voce era più bassa.
-Mi sembrava avessi bisogno di un amico- ho sussurrato, ma lui ha deviato il mio sguardo.
-Senti, Louis, se ti vedessero qui...-
-Non mi vedranno se mi fai entrare- sembra rifletterci, ma poi scuote delicatamente la testa. Poggia due dita sotto il mio mento e sento il fiato spezzarsi. Quando i suoi occhi incontrano i miei, non vedo più il verde, ma il riflesso della sua anima che si incontra con la mia.
-Non posso. Non so quando arrivano- ho allungato una mano, afferrandolo per i passanti dei jeans.
-Vieni con me. Andiamo da qualche parte, ma vieni con me- ho provato a tirarlo verso di me, ma lo vidi ansimare quando il jeans gli ha toccato la pelle.
-Lasciami Lou- ha detto, per poi allontanarsi.
Ho capito subito cosa non andasse. Lui era una della tante vittime.
-Te l'hanno fatto loro?- ha stretto così tanto la mandibola che ho quasi pensato fosse arrabbiato con me. Poi ho guardato i suoi pugni, e ho capito che era arrabbiato con se stesso -Perché non mi hai chiesto aiuto?-
-Siamo dei bambini, Louis. Meglio io che tu- prova a chiudere la porta, ma l'ho fermato.
-No, meglio nessuno- ho detto -Che senso ha fare questo per qualcuno che non sa nemmeno il tuo nome?- poi ha fatto ancora più forza, lasciando un piccolo spiraglio dal quale potemmo guardarci qualche altro secondo.
-Preferisco essere un estraneo per te. Stare con me sarebbe un pericolo- mi sono allontanato quando la porta si è messa in mezzo tra i nostri corpi. Potevo sentire i suoi piedi strisciare mentre tornava verso il letto.-Se avessi voglia di parlare- ho detto -O anche di stare in silenzio. Sono nella camera 28- ma non mi ha mai risposto. Sono tornato in camera con la testa bassa e il passo pesante.
Sarebbe successo qualcosa se non lo avessi aiutato. Allora ho iniziato a pensare ad un piano per farlo scappare, anche se quello significava lasciarci la pelle.Oggi
Anche se Harry non sapeva nulla di ciò che Louis disse la sera prima, il liscio sentiva ugualmente una sorta di imbarazzo quando lo guardava. Era come se avesse l'impressione che, da un momento all'altro, lui potesse riportare a galla il discorso. Ma Louis non era pronto, non ancora.
-Hai dormito bene ieri?- e nel mentre cercava nella borsa un taccuino.
-Abbastanza- sussurrò, per poi diventare rosso. Era appena l'ora di pranzo ed Harry avrebbe pranzato con lui nella sua camera.
-Ho portato le lasagne. Le ho fatte io- Louis sorrise e si sedette sul piccolo tavolo di legno che aveva. Harry gli porse il suo piatto e si sedette.
-Sei silenzioso. È successo qualcosa?- ma Louis scosse la testa.
-Mi chiedevo se...- iniziò, ma si morse la lingua. Non sapeva cosa dire.
-Cosa?- aveva la bocca piena, ma si fermò dal masticare quando Louis non parlava -Non ti piace?- stava per prendere il piatto dell'altro, ma Louis lo fermò.
-No, Harry, è buonissimo- disse. Poi, al limite delle sue risorse, disse -Vuoi sentirmi suonare più tardi?- e si diede un pugno mentalmente. Come gli era venuto in mente?
Perché glielo aveva proposto?
Harry non glielo aveva chiesto più!
Non era interessato.
-Speravo me lo dicessi- e Louis lo guardò con gli occhi sbarrati. Lo voleva davvero? O lo diceva per essere dolce?
-Bene- disse il liscio, per poi mangiare la lasagna. Harry gli sorrise ancora un po', continuando ad ammirarlo. Poi ricominciò a mangiare.
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Solo se ti rende felice.
Fanfiction"L'amore non può curare un disturbo mentale". "Il sesso è per le persone adulte. Oppure per i bambini che non riescono a scappare dagli adulti." TW: abusi su minori, violenza, autolesionismo, depressione, traumi.