Una cotta micidiale

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Le ore passavano ma tutto sembrava rimanere uguale, la stanza buia illuminata dalla luce di uno schermo, il caldo afoso che non diminuiva, i raggi dorati del sole al tramonto che entrava dalle fessure lasciate dalle tapparelle, le voci che provenivano dal computer, il suono delle eliche del ventilatore che giravano in vano senza rinfrescare la stanza. Simone e Manuel erano distesi sul letto, erano fermi da ore, la loro pelle era diventata umida, immersi in un bagno di sudore, le lenzuola gli si erano appiccicate addosso, il volto consumato dalla noia e gli occhi pesanti, distrutti dal troppo tempo passato a guardare Rick and Morty. Manuel non era un amante dei cartoni animati, era più tipo da grandi film famosi, li guardava solo perchè Simone lo costringeva a farlo, non gli importava nulla di uno scienziato pazzo che sfrutta il nipote per le sue avventure. Simone era rapito da ogni singolo episodio, seguiva tutto con attenzione, Manuel certe volte perdeva grandi pezzi di trama, si distraeva, in quel momento si voltò e fu attratto dal volto concentrato del suo amico, i suoi occhi attenti e interessati, la fronte perlata accarezzata da qualche riccio umido, il suo orecchino che brillava anche nella penombra.

Simone era cambiato molto nel giro di pochi mesi, era diventato più estroverso, aveva riscoperto se stesso, il suo stile, un tempo era lui il fratello minore che pendeva dalle labbra di Manuel, lo seguiva ovunque andasse, adesso Manuel era quello più timido, faceva sempre tutto quello che diceva Simone e lo ascoltava come se fosse il suo maestro di vita. Manuel ed Anita si erano ritrovati completamente al verde all'inizio dell'estate e Dante si era gentilmente offerto di farli vivere a casa Balestra, ormai tra lui e Anita c'era una storia seria e anche Manuel e Simone lo sapevano, nonostante fossero contrari inizialmente, furono costretti ad accettarlo e furono felici di dividere la stanza e vivere come se fossero fratelli.

Manuel era appoggiato alla spalla di Simone, sentiva il suo corpo caldo e lucido, i muscoli delle braccia, lasciate scoperte dalla canottiera, tesi, vedeva le vene che emergevano nella superficie del suo braccio, le sue dita lunghe e ossute ornate da anelli d'argento. La sua bocca si riempì di saliva, il suo occhio cadde sul computer che era poggiato sulle cosce dell'amico, proprio sul punto che divide l'addome dalle gambe, proprio su un punto che Manuel desiderava tanto vedere, cominciò a percepire più gradi del dovuto, deglutì cercando di darsi un contegno, lui non aveva dimenticato ciò che era successo l'inverno scorso, ma Simone sembrava averla superata, sembrava non provare più alcun sentimento per lui e questo lo innervosiva, lo rendeva triste ma ancor più desideroso, il fatto che Simone non lo guardasse con gli stessi occhi gli faceva venire ancora di più la voglia di lui, di assaporare ogni parte del suo corpo, di unirsi a lui, di toccare la sua pelle calda. Impulsivamente prese il cuscino che aveva dietro la schiena e si coprì le cosce con aria imbarazzata cercando di nascondersi, in quel momento odiò Simone "Perché cavolo giri in casa in mutande, Simo? Ti prego metti un pantalone." Pensava.

Simone si girò guardandolo con uno sguardo confuso, Manuel cercò di fare un sorriso imbarazzato per distrarlo ma fu Anita a salvarlo all'ultimo momento "Ragazzi scendete di sotto che è pronto." La donna si fermò arricciando il naso e facendo una faccia schifata "Qui dentro c'è una puzza terribile di sudore, sembra un pollaio, aprite un po' le finestre!" "È agosto ma', se apriamo le finestre il ventilatore diventa inutile e in più non abbiamo niente da fare che non sia fare la colla sul letto tutto il giorno." "Lo strazio finirà presto, Manu." Disse con aria entusiasta "A proposito avete preparato la valigia?" "Certo ma'! Che domande sono?" Anita lasciò la stanza lasciandoli soli "L'hai preparata tu la valigia, Simo?" "Si certo. Ma tu quando l'hai preparata? Non ti ho visto fare nulla in questi giorni." "Non l'ho preparata infatti!" "Ma sei pazzo? Partiamo domani mattina per un mese e tu ancora non hai fatto la valigia?" "Io non ho la più pallida idea di come si faccia, non sono mai partito prima d'ora." Simone si mise in ginocchio sul materasso, incrociò le braccia e sorrise come se provasse tenerezza nei suoi confronti "Dopo cena ti aiuto io dai." Detto ciò balzò giu dal letto dirigendosi verso la porta "E mettiteli i pantaloni, Simo. Non vorrai andare a mangiare così?" "Embè è casa mia." "Si ma dobbiamo mangiare." "Che c'è? Ti fa effetto vedermi in mutande, Manu?" "Ma va'." Disse lanciandogli un cuscino. Simone lo schivò chiudendosi la porta alle spalle. Manuel rimase da solo nella stanza, si lasciò cadere all'indietro nel materasso, pensò allo sguardo di Simone quando si era offerto di aiutarlo a fare la valigia, alle sue braccia conserte, al modo in cui si era messo in ginocchio. Amava questa nuova versione di lui tanto quanto amava il vecchio e timido Simone, sapeva che in realtà non era mai cambiato, che era rimasto sempre lo stesso, lui lo conosceva bene, più di chiunque altro, anche più di Dante. Aveva provato a negarlo in tutti i modi possibili e immaginabili ma era evidente che fosse cotto incredibilmente di Simone, dalla sera in cui lo aveva tatuato non era riuscito a cancellare il color miele dei suoi occhi dalla sua testa. Sospirò pensando al fatto che avrebbe tenuto questo segreto per sempre dentro, non lo avrebbe detto a Simone nè a nessun altro, Simone era passato avanti e non ci pensava più, avrebbe solamente ricevuto un rifiuto, rovinato l'amicizia più importante della sua vita e cambiato tutto per sempre, non riusciva ad ammettere che potessero piacergli anche i maschi, continuava a ripetersi che era Simone ad essere diverso da tutti, che era Simone a renderlo diverso.

"C'hai messo un'eternità a scendere." Disse Simone che aveva riservato un posto accanto a lui per Manuel. Nonostante fosse apparentemente cambiato, Simone non aveva mai smesso di essere dolce nei confronti di Manuel, anche se lui si era comportato tanto male in passato, la loro giornata era fatta da questi piccoli momenti, da questi piccoli atti di gentilezza. Erano questi attimi che scaldavano il cuore di Manuel, che lo facevano innamorare ogni secondo di più di Simone, il fatto che volesse sempre prendersi cura di lui, che lo coinvolgesse sempre in ogni vicenda della sua vita, erano diventanti parte integrante  delle giornate l'uno dell'altro. Manuel pensava che, ormai, senza Simone non sarebbe stato nulla, solo un essere che si muove  e che respira ma lo fa per inerzia, spinto da nessun motivo. Simone era la ragione per cui si svegliava la mattina, la ragione per cui usciva, per cui faceva amicizia, la ragione per cui rideva, la ragione per cui, a volte, nel silenzio della notte piangeva divorato dal rimorso e dai sensi di colpa per essere stato lui stesso l'artefice del suo allontanamento, nessun altro. In quei mesi nessuno dei due si era avvicinato a qualcuno, Simone raccontava tutto a Manuel e diceva che non c'era nessuno che riuscisse a piacergli, che non aveva ancora trovato nessuno. Manuel aveva le ragazze che gli andavano dietro, lo stereotipo del bello e dannato attirava parecchio, ma lui aveva occhi solo per Simone ormai. Pensava che i suoi sentimenti dovessero solamente trasformarsi in qualcosa di platonico ma il fatto che Simone non si fosse messo ancora con nessuno gli dava speranza, lo trovava un ragazzo meraviglioso ed era impossibile che non lo volesse nessuno, in un certo senso tutto ciò gli dava l'impressione che si stessero aspettando a vicenda, ma si stava sicuramente sbagliando.

Simone aprì il primo cassetto del comò, tirò fuori alcune magliette e alcune camicie, poi prese dei pantaloni dall'altro cassetto "Penso che questi vadano bene. Ti ho preso le magliette a maniche corte per il giorno perchè farà sicuramente caldo, la camicia per uscire la sera ed essere un po' più carino e poi ti ho preso anche una felpa perchè poi, magari, in spiaggia la sera fa freddo e non vorrei che ti venisse un malanno proprio mentre siamo in vacanza." Manuel era imbambolato davanti a Simone che piegava accuratamente i vestiti dentro la valigia aperta "Ma quella felpa è tua." Disse con fare distratto e incredulo "Le tue sono troppo leggere, Manu, meglio questa ha un tessuto più caldo. Trattala bene è la mia preferita." Manuel lo fissava, in lui era partito un gigantesco flusso di coscienza sul fatto che avrebbe indossato una felpa di Simone, una di quelle con addosso il suo profumo, la sua preferita, tra tutte gli stava affidando la sua preferita. Amava vedere come Simone si preoccupasse tanto per lui, probabilmente non voleva passare le vacanze da solo con Manuel a letto con la febbre, ma era comunque un gesto carino "Vuoi stare lì impalato o mi aiuti a fare la tua valigia." Manuel cadde dalle nuvole ritornando alla realtà e si mise a piegare i vestiti insieme a lui.

La stanza era avvolta dal buio pesto, nella casa c'era silenzio, dormivano tutti tranne Manuel, si rigirava più e più volte nel letto mentre una miriade di pensieri lo tenevano sveglio. Girandosi vide il volto addormentato del suo amico, aveva la faccia schiacciata sul cuscino, la bocca aperta e stava sbavando, lo trovava immensamente carino "Simo! Simo!" Disse sussurrando, non era la prima volta che svegliava Simone nel cuore della notte, lo aveva fatto altre volte solo per renderlo edotto di uno dei suoi pensieri filosofici che gli erano venuti improvvisamente e tutte le volte lo aveva pazientemente ascoltato senza battere ciglio "Torna a dormire, ti prego, Manu." Disse mettendosi una mano sull'orecchio con gli occhi ancora chiusi "Non pensi che sia strano? Mia mamma non ha  una lira, tuo padre non è ricco e da quando ci siamo anche noi deve stare  molto attento a come usa i soldi. Non ti sembra strano che stiamo facendo questa mega vacanza?" "Avranno trovato qualche offerta. La Sicilia non costa cara." "Non lo so, Simo. Mi puzza. Sai, è una di quelle cose che non mi fa dormire la notte." "Me ne sono accorto." "Ho un bruttissimo presentimento, lo sai che quando ho un brutto presentimento io succede sempre qualcosa." Simone si accorse che Manuel stava tremando, era sempre terrorizzato dai suoi brutti presagi "Ma dai, avranno messo qualche soldo da parte. Ce li vedi tu i nostri genitori ad andare a rubare? Non credo proprio, papà quello è fissato con la legge morale di qua, la legge morale di là, solite stronzate." Disse con voce assonnata "Dai, tranquillo, Manu." Sentendolo ancora teso mise la sua mano sul suo petto che era rivolto pensieroso verso il soffitto. Manuel si sciolse subito con quel gesto, smise di tremare, si affievolì ogni timore con il solo tocco della mano calda di Simone "Dormi adesso o domani ti devo svegliare io." Manuel si coricò sul fianco e prima di chiudere gli occhi pensò "Non mi sveglierò di proposito allora, sarò ben felice di essere svegliato da te." Un pensiero che avrebbe voluto esprimere ad alta voce ma che si tenne dentro come tutto ciò che provava per la persona che aveva di fianco e che adesso aveva la sua bella mano proprio sul suo petto.

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