Solo tanto affetto

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Manuel non era riuscito ad andare lontano, Simone gli era andato dietro subito senza perdere tempo, si era seduto sull'altalena in giardino. "Manu..." Simone non sapeva bene cosa dire, non c'erano parole giuste per calmare Manuel, non c'era modo di giustificare Anita, non c'era modo di consolarlo, di capire cosa pensasse perché neanche Manuel sapeva bene cosa pensare. "Lo sapevo che c'era qualcosa sotto." Disse Manuel "È così! Quando mi sento una cosa succede sempre, avevo ragione." "Lo so, Manu, avrei dovuto darti retta, scusa." "Io non so che fare. Questo arriva, piomba nella mia vita proprio quando sono felice e completo. Cosa gli dovrei dire adesso? Lui mi ha abbandonato e adesso ritorna qui come se nulla fosse, non è neanche riuscito a riconoscermi...Io sto per fare diciotto anni e in tutto questo tempo non ha mai chiesto una foto, non ha mai chiesto un'informazione, non si è mai fatto vedere e non so nemmeno il motivo. Fino a tre secondi fa non sapevo neanche che esistesse mio padre, da piccolo pensavo che mia madre mi avesse fatto tutto da sola. A quanto pare è anche ricco mentre io e mia mamma facciamo la fame da diciotto anni. Cosa dovrei fare adesso? Dovrei abbracciarlo? Fare cose da padre e figlio insieme a lui? Non capisco perché mamma lo abbia eclissato per tutto questo tempo per poi presentarmelo così di punto in bianco."

Simone prese la mano di Manuel facendolo alzare dall'altalena, si misero a sedere sulla panchina "Tu che cosa pensi di lui, Manu?" "A primo impatto penso che sia un grande stronzo e che vorrei spaccargli la faccia." "Allora tu non gli devi proprio nulla, se non vuoi non devi instaurare un rapporto con questa persona." "Poi, però, pensandoci bene vorrei andare infondo a questa storia. Non so quello che è successo veramente tra lui e mia madre e sento di dover sapere, sento di aver bisogno di risposte ma adesso sono troppo confuso per parlare con lui, per reggere tutta questa situazione." Manuel iniziò ad affannarsi, a fare fatica a parlare, Simone appoggiò le sue mani sulle sue spalle "Ehi, se vuoi chiamo la nonna e ci facciamo venire a prendere, torniamo a casa se vuoi." "No, Simo. Va bene se restiamo qui." "Comunque non devi fare tutto subito, fregatene se vogliono che tu ci parli adesso, non sono loro che decidono per te, prenditi il tuo tempo e affrontala con calma, non c'è fretta. Avrai le risposte che cerchi ma soltanto quando ti sentirai pronto, se sarà necessario ci parlerò io con papà e Anita, so quanto possono essere insistenti." "Non ti preoccupare, Simo, non dire loro nulla, ti rimproverano già abbastanza, non voglio che lo facciano a causa mia." "I loro rimproveri li ignoro e basta, non mi importa di quello che dice papà, tu vali di più di lui per me." Manuel e Simone si guardarono in silenzio, nessuno dei due riusciva a credere a ciò che era appena uscito dalla bocca di Simone, a Manuel era bastato per sentirsi meglio, per spostare i suoi pensieri su qualcosa di più bello, per capire che se aveva Simone al suo fianco era tutto più semplice. Improvvisamente provò un grande senso di gratitudine per avere un enorme appoggio saldo sempre accanto, impulsivamente si gettò tra le sue braccia e lo strinse "Grazie, Simo." Avrebbe voluto continuare, dire "Anche tu conti più di ogni altra cosa per me." Ma si fermò, si era ripromesso di non lasciar trapelare i suoi sentimenti per il bene di entrambi.

Dall'interno della casa si sentiva un vocio che si faceva sempre più vicino, Dante, Anita e Franco si stavano avvicinando verso di loro, Simone vedendoli aveva iniziato ad arrabbiarsi, proprio non riuscivano a capire che Manuel aveva bisogno di tempo per riflettere. Simone si alzò lasciando Manuel seduto, si mise davanti a lui come a fargli da scudo "Non lo vedete che non vuole parlare adesso? Perché siete ancora qui?" Si rivolse a Franco "Insomma! Lei è sparito per diciotto anni e adesso pretende pure che Manuel sia disponibile immediatamente? Non lo vedete che è sconvolto?" Franco, vedendo la situazione, decise di dileguarsi salutando il gruppo "D'accordo, ci rivediamo domani o quando sarai disposto a parlare, Manuel." Anita e Dante aspettarono che Franco si allontanasse in modo da non poterli sentire mentre Simone non si schiodava dal posto che copriva Manuel, sembrava che dalle sue narici potesse uscire del fumo da un momento all'altro. "Ti sembra questo il modo di parlare a un adulto che ci sta gentilmente ospitando qui?" Disse Dante "E a voi sembra normale quello che avete fatto, eh? Non avete avuto neanche la decenza di avvisare. Con tutto il rispetto, Anita, ma non mi sembra il caso di tenere l'identità del padre di Manuel nascosta per anni e di farlo spuntare proprio oggi senza uno straccio di spiegazione. Complimenti! Che tatto, signori!" Disse applaudendo "Neanche la decenza di capire che Manuel aveva bisogno di riprendersi, è sconvolto! Non riuscite a vedere quello che c'è oltre il vostro naso, è questa la verità."

Manuel non aveva la forza di parlare, era ancora troppo sconvolto, guardava impotente Simone da quella panchina, era completamente d'accordo con ciò che stava dicendo, gli faceva molto piacere il fatto che lo stesse difendendo in quel modo ma non voleva che si esponesse tanto per lui. Dalla sera dell'incidente era cambiato anche Dante, non esitava mai un secondo a punire Simone, si era segretamente confidato con Manuel dicendo che lo faceva perché Simone doveva rigare dritto, doveva mantenere il controllo su di lui ed era l'unico modo. "Tu ti stai prendendo troppa libertà nei nostri confronti, Simone. Non hai il diritto di intrometterti in una faccenda del genere, non mi intrometto neanche io." "Invece io posso farlo perché al contrario di voi io a Manuel ci tengo e lo dimostro." "Scusami vorresti dire che io non tengo a mio figlio?" Lo interruppe Anita "Beh a quanto pare no!" Anita si sentì profondamente ferita da ciò che Simone aveva appena detto "Guarda che te ne torni dritto a casa, Simone." "E menomale! Siamo venuti qui perché voi avevate intenzione, a quanto pare, di distruggere Manuel e non abbiamo neanche avuto il tempo di disfare la valigia che già questa vacanza inizia a fare schifo. Menomale! Cazzo domani è pure il compleanno di Manuel e non ci avete nemmeno pensato." "Si che lo abbiamo fatto, abbiamo prenotato una gita in barca per il suo compleanno ma visto il tuo comportamento rimarrai qui tutto il giorno." "Stai scherzando spero." "Non scherzo mai, Simone."

A quel punto Simone non aveva nient'altro da dire, a passo veloce rientrò in casa dando una spallata a suo padre. Manuel era ancora lì, immobile, era incredibile come Simone avesse detto tutto ciò che pensava, tutto ciò che avrebbe voluto dire, era impressionante come lo avesse capito, come si fosse messo nei suoi panni prendendola sul personale. Simone non smetteva mai di sorprenderlo, di fargli battere il cuore. Senza dire nulla lo seguì lasciando lì i due genitori, non aveva niente da dire, nulla che Simone non avesse già detto. Entrò nella loro stanza, Simone era sdraiato sul suo letto cercando di calmarsi "Scusami..." Disse Simone "Mi perderò il tuo compleanno." "No, tranquillo. Resto con te."  "Ma no! Sei impazzito? Quello sarà il tuo primo giro in barca, lo hanno organizzato per te, non puoi mancare. Vai e divertiti." "Non mi importa del giro in barca, è una noia se non ci sei tu." Simone si mise seduto "Tu ci vai perché io voglio che tu vada, chiaro?" Manuel annuì "Però la sera quando torni usciamo noi due, va bene? Ci divertiamo. Andiamo a vedere le stelle cadenti che è San Lorenzo." "Davvero è San Lorenzo? Non ci avevo pensato. Ma allora perché non te chiami Lorenzo te?" "E io che ne so."

Manuel unì il suo letto a quello di Simone, si buttò lì sopra e con la mano scompigliò i capelli del suo amico "Sei proprio un pazzo." gli disse. Simone abbassò lo sguardo, sembrava pensieroso. Ripercorse nella mente quanto era successo in giardino "Si, sono pazzo di te." Pensò. Manuel non aveva fatto caso al fatto che stava tenendo la sua mano sui suoi capelli, che erano vicini e che si stavano guardando, con le dita Manuel giocava con i suoi ricci morbidi, sorrideva, non sapeva nemmeno perché. Simone era stanco dalla giornata pesante che aveva avuto, non aveva dormito la notte precedente, si era sentito male in auto e aveva avuto tante brutte batoste durante il giorno e aveva gli occhi che si chiudevano da soli. Rilassato dal dolce movimento delle dita di Manuel chiuse gli occhi e si addormentò. Manuel non voleva pensare troppo a quanto accaduto, non voleva ragionarci, non voleva dare una spiegazione logica al loro comportamento, era molto più semplice fingere che non ci fosse nulla tra loro, che fossero semplicemente grandi amici, quasi fratelli. Manuel non voleva rivelare a se stesso e al mondo i suoi veri sentimenti per Simone, non si sarebbe mai accettato, nessuno lo avrebbe mai accettato, lui non era come Simone. Provava con tutto se stesso a reprimersi, a evitare che il suo cuore impazzisse solo alla vista di Simone, lo guardava dormire e aveva le farfalle nello stomaco, si girò dandogli le spalle e si costrinse a dormire per spegnere tutte le voci che aveva nella testa. Lui non provava nulla per Simone, non doveva provare nulla, non poteva "Solo amici." Continuava a ripetersi "Nient'altro." Non poteva provare qualcosa per un ragazzo, a lui erano sempre piaciute le ragazze, Simone era diverso, gli faceva un effetto diverso ma di sicuro quello non era amore, solo tanto affetto.

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